Le donne italiane che hanno fatto grande Innsbruck

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Le donne italiane che hanno fatto grande Innsbruck

Duchi, arciduchi, principi, imperatori… La storia di Innsbruck è indissolubilmente legata a figure iconiche dell’impero austroungarico celebrate dal mito e dalla letteratura, ricordate oggi da statue, affreschi e arazzi che decorano chiese e palazzi. Ma pochi sanno che, a reggere “l’impalcatura” della casa reale d’Austria furono generazioni di donne, spesso italiane, ancora oggi acclamate e ricordate con affetto dalla popolazione austriaca. Una tradizione che, dal 1400, si è mutuata fino ai giorni nostri… con una “principessa” nei panni di direttore creativo. Tracce che è possibile seguire approfittando dei bei ponti primaverili, celebrando le donne in occasione della Festa della Mamma.
fonte clavis comunicazione
Photo credits: fonte clavis comunicazione

Le donne italiane che hanno fatto grande Innsbruck

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Duchi, arciduchi, principi, imperatori… La storia di Innsbruck è indissolubilmente legata a figure iconiche dell’impero austroungarico celebrate dal mito e dalla letteratura, ricordate oggi da statue, affreschi e arazzi che decorano chiese e palazzi. Ma pochi sanno che, a reggere “l’impalcatura” della casa reale d’Austria furono generazioni di donne, spesso italiane, ancora oggi acclamate e ricordate con affetto dalla popolazione austriaca. Una tradizione che, dal 1400, si è mutuata fino ai giorni nostri… con una “principessa” nei panni di direttore creativo. Tracce che è possibile seguire approfittando dei bei ponti primaverili, celebrando le donne in occasione della Festa della Mamma.

Bianca Maria Sforza, regina dei Romani e imperatrice

Figlia del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza e di Bona di Savoia, Bianca Maria Sforza nasce a Milano nel 1472 e muore a Innsbruck, seconda moglie dell’imperatore Massimiliano I, nel 1510. A 22 anni fu data in sposa dallo zio Ludovico il Moro al vedovo imperatore d’Austria e divenne imperatrice consorte del Sacro Romano Impero Germanico. Un matrimonio infelice dettato da interessi dinastici. La sposa partì per il Tirolo accompagnata da un corteo di dame e cavalieri tra cui il suo pittore Ambrogio de’ Predis e, pare, Leonardo da Vinci. A Innsbruck per tre mesi non vide il marito, che non la amò mai e dal quale non ebbe figli. È per ricordare il loro matrimonio, però, che Massimiliano I fece ornare la Neuer Hof con il “Goldenes Dachl”, il Tettuccio d’oro: la loggia il cui tetto è coperto da 2.657 tegole di rame dorato. In uno dei rilievi presenti sul tettuccio d’oro, Massimiliano si è fatto rappresentare assieme alle due mogli, Maria di Borgogna e Bianca Maria; in un altro rilievo compare lo stemma di casa Sforza. Trascurata e rinchiusa nei castelli imperiali, l’imperatrice triste morì a Innsbruck il 31 dicembre 1510 a soli 38 anni piegata da un male debilitante; tisi secondo alcuni, per altri storici anoressia nervosa. Oggi è sepolta nella cripta della splendida abbazia cistercense di Stams, nell’alta valle dell’Inn, mentre nella chiesa di corte di Innsbruck si può ammirare la sua statua in bronzo.

Anna Caterina Gonzaga, arciduchessa del Tirolo e dell’Austria anteriore

Nata a Mantova nel 1566 e morta a Innsbruck nel 1621, Anna Caterina Gonzaga fu arciduchessa d’Austria e contessa del Tirolo. Un futuro già scritto: era infatti figlia di Eleonora d’Austria, a sua volta figlia di Ferdinando d’Asburgo. Anna Caterina fu quindi nipote dell’imperatore Ferdinando I e moglie dell’arciduca Ferdinando II. Sposò a Innsbruck, a sedici anni, lo zio materno Ferdinando II d’Austria, vedovo e di trentasei anni più vecchio, a cui diede tre figlie e a cui fu legata da devozione e zelo per la realizzazione in Tirolo degli obiettivi della Controriforma tridentina. Fu sua l’iniziativa di costruire a Innsbruck una chiesa del Santo Sepolcro ispirata a Gerusalemme, il convento e la chiesa dei cappuccini e il piccolo santuario mariano di Maria di Loreto sulla strada che porta ad Hall in Tirolo. Animata da vivace interesse per la musica e appassionata d’arte, incrementò la ricca pinacoteca del marito nel castello di Ambras. Rimasta vedova, abbracciò la vita religiosa nell’ordine dei Servi di Maria come suor Anna Giuliana, fondò una comunità di terziarie a Innsbruck e nel 1612 vi si ritirò come priora fino alla sua morte. Fondò anche il convento maschile dei Servi di Maria, che ancora oggi si trova in via Maria-Theresien-Straße; proprio qui, nel chiostro del convento, in due imponenti sarcofagi riposano i corpi di Anna Caterina e di sua figlia Maria del Tirolo. Dopo la sua morte crebbe la devozione nei suoi confronti e fu considerata santa. Nel 1693 il vescovo di Bressanone aprì il processo di canonizzazione, mai concluso.

Claudia de’ Medici, moglie dell’arciduca Leopoldo

Prima duchessa di Urbino come moglie del duca Federico Ubaldo Della Rovere – di cui restò vedova giovanissima – e poi arciduchessa d’Austria e contessa del Tirolo in quanto moglie dell’arciduca Leopoldo V d’Austria, fratello dell’imperatore Ferdinando II, Claudia de’ Medici nacque a Firenze nel 1604 e morì a Innsbruck nel 1648. Donna di straordinaria tempra e intelletto, gusto e cultura, alla morte del marito assunse la reggenza del Tirolo per quattordici anni facendo le veci del figlio minorenne: estese i possedimenti dell’Austria ai territori del Württemberg e si spese in favore della Controriforma per la reintroduzione della religione cattolica. Musici, architetti, letterati e pittori furono una presenza costante a corte e il suo nome è oggi legato al suo mecenatismo: fece costruire teatri barocchi, Castel Ehrenberg a Reutte e la fortezza di Scharnitz, stimolò l’artigianato tirolese e fondò il magistrato mercantile e la fiera di Bolzano. Incline al lusso, a lei è dovuta l’eleganza dei restauri di tante dimore nobiliari: Palais Claudiana è il nome dell’antico palazzo della regione del Tirolo e deve il suo nome a Claudia, che lo arricchì di una sala con un pregiato soffitto a cassettoni finemente decorato in stile rinascimentale. Claudia morì il giorno di Natale del 1648: i suoi resti riposano nella cripta della chiesa dei Gesuiti. Oggi sia Innsbruck sia Bolzano omaggiano l’arciduchessa con delle vie a lei dedicate mentre Porta Claudia è la fortificazione di Scharnitz, al confine con la Baviera, voluta da Claudia per proteggere il Tirolo durante la “guerra dei trent’anni”.

Anna de’ Medici, granduchessa d’Austria

Settima figlia di Cosimo II de’ Medici, granduca di Toscana, e Maria Maddalena d’Austria, sorella dell’imperatore Ferdinando II, la moglie trentenne del diciottenne arciduca Ferdinando Carlo – di cui era cugina – aveva sangue asburgico nelle nobili vene. Fiorentina di nascita, vide la luce a Palazzo Pitti nel 1616, morirà a Vienna nel 1676. Gioviale, colta, grande amante delle arti, dopo il fallimento di due progetti nuziali si trasferì a Innsbruck alla “veneranda” età di trent’anni per volere della suocera, sua zia Claudia de’ Medici. A lei venne dedicata una raccolta di monodie del compositore barocco Pietro Antonio Giramo e un componimento della celebre cantante Barbara Strozzi. Anna morì a Vienna, dove si era trasferita in seguito al matrimonio della figlia Claudia Felicitas con l’imperatore Leopoldo. Fu sepolta accanto alla figlia, che morì alcuni anni prima di lei, nella chiesa dei domenicani di Vienna. Dell’arciduchessa d’Austria e contessa del Tirolo rimangono un dipinto di Sustermans, che la ritrae ancora giovane, composta e seria, e uno di Giovanni Maria Morandi, in là con gli anni e chiusa negli abiti vedovili.

Giovanna Battaglia Engelbert, global creative director di Swarovski

Facciamo un balzo di quattro secoli e arriviamo ai giorni nostri. Abbandonate crinoline e titoli nobiliari, anche oggi le donne italiane non hanno smesso di “brillare” nella capitale del Tirolo: lo dimostra la storia della ex modella, “it girl” e stylist milanese Giovanna Battaglia Engelbert, classe 1979 e studi all’Accademia di Belle Arti di Brera, ora al vertice della multinazionale dei cristalli con sede a Wattens e con un grande e moderno store a Innsbruck. Madre di due figlie, la prima direttrice creativa globale di Swarovski Group fonde talento ed esperienza nel campo della moda dando la sua impronta artistica a collezioni ammalianti e promuovendole con le testimonial più acclamate al mondo, da Kim Kardashian a Irina Shayk. Stakanovista di grande umiltà, ammette di aver seguito le orme di due grandi mentori a Vogue: Anna Dello Russo e Franca Sozzani. Donne e italiane. Nello Swarovski Crystal Worlds, nel comune di Wattens situato a venti minuti da Innsbruck, le diciotto “camere delle meraviglie” tematiche mettono in mostra l’interpretazione del cristallo di artisti, designer e architetti – da Yayoi Kusama a Keith Haring, da Andy Warhol a Salvador Dalì – che hanno trasformato in concetti spaziali ed esperienziali questa materia scintillante.

Informazioni sulla pubblicazione

Testo inviato da Mariella Belloni
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ID: 397174
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Diana Millan

Magistero in Scienze Religiose conseguito presso l'ISSR "Beato Niccolò Stenone" di Pisa, lavoro per comunicati-stampa.net e sono responsabile editoriale di LiquidArte.it. Appassionata di cinema e libri.