Moveo ha fatto il punto sullo stato dell’arte della micromobilità in Italia con un ricercatore dell’università Federico II di Napoli. Per scoprire come i mezzi di trasporto dedicati all’ultimo miglio urbano sono sempre più diffusi, in particolare nelle città del Nord Italia: Milano è la terza città in Europa per uso dei veicoli di mobilità sostenibile

Bici, monopattini elettrici, microcar o mezzi monoruota di vario tipo: le città italiane hanno accolto negli ultimi dieci anni moltissimi nuovi mezzi di trasporto adatti per centrare la logica dell’ “ultimo miglio“.  Oggi questi mezzi guidano la rivoluzione sostenibile della mobilità urbana. L’espressione “ultimo miglio” corrisponde al tratto di strada finale che si percorre per raggiungere la propria destinazione e che solitamente non è ben coperto da collegamenti. Si tratta del posto di lavoro per gli adulti, delle scuole per i minori. Per questo i mezzi che coprono l’ultimo miglio urbano sono il passaporto per chiudere il cerchio della mobilità sostenibile urbana. «La trasformazione delle nostre metropoli in città policentriche, conosciute anche come “15-min cities”, in cui tutti gli spostamenti per soddisfare le nostre necessità si concludono in viaggi brevi, vede senz’altro i sistemi di micromobilità come protagonisti assoluti. In seguito alla pandemia da COVID-19 e prendendo Parigi come esempio principale, molte città europee stanno adottando o stanno per adottare questo modello, tra cui Roma, Dublino e Utrecht», spiega in quest’intervista a Moveo Marcello Montanino, ricercatore in Ingegneria dei Trasporti presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Infatti il trasporto pubblico locale non raggiunge tutti i punti della città e molto spesso le maggiori lacune dei trasporti pubblici sono concentrate nelle zone periferiche, dove la presenza di fabbriche, laboratori, magazzini e centri commerciali costringe migliaia di lavoratori a prendere l’auto per recarsi al lavoro congestionando il traffico nelle arterie urbane ed extraurbane. «Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Nazionale, l’utilizzo dei servizi di micromobilità è aumentato del 50% nel 2022 rispetto all’anno precedente. Nonostante questo, la disponibilità di infrastrutture dedicate è uno dei principali ostacoli alla definitiva trasformazione di questi sistemi di mobilità da valide alternative a soluzioni principali per i nostri spostamenti».

Quanto è sviluppata la cultura della micromobilità in Italia?

Gli italiani si sono appassionati all’uso dei micromezzi urbani: specialmente i più giovani e specialmente nelle grandi città del Settentrione, come spiega il ricercatore dell’università partenopea.

«La crescente sensibilizzazione culturale sui temi della sostenibilità ha prodotto un significativo aumento nella quota di domanda catturata da soluzioni di mobilità alternative all’auto privata. Fra queste, spiccano i sistemi di micromobilità, come la bici e il monopattini elettrici, che nel 2022 hanno intercettato quasi il 90% della domanda di mobilità condivisa. Queste opzioni di trasporto a volte sono persino percepite in competizione con il trasporto pubblico, sebbene quest’ultimo rappresenti la soluzione più sostenibile in assoluto»

Montanino spiega che secondo i dati più recenti dell’Osservatorio Nazionale della sharing mobility, l’utilizzo dei servizi di micromobilità è aumentato del 50% nel 2022 rispetto all’anno precedente.

«Nonostante questo, la disponibilità di infrastrutture dedicate è uno dei principali ostacoli alla definitiva trasformazione di questi sistemi di mobilità da valide alternative, a soluzioni principali per i nostri spostamenti. Siamo ancora lontani da paesi virtuosi come l’Olanda o la Danimarca, dove l’uso della bicicletta come mezzo principale di trasporto urbano è radicato culturalmente – indipendentemente dalla presenza di operatori – ed è supportato da un’infrastruttura adeguata»

Critiche ai monopattini: è una questione culturale?

Più hanno cominciato a girare per le nostre strade e più sono diventati oggetto di critiche, soprattutto per il modo in cui spesso sono guidati. I monopattini scontano un’avversità maggiore rispetto ad altri mezzi secondo il sentire comune dei cittadini, ma questo nasce anche per una carenza regolatoria che adesso è stata affrontata.

«La regolamentazione di questi servizi è necessaria per garantire la sicurezza stradale e influisce notevolmente sulla loro diffusione. Nei prossimi mesi, vedremo come gli operatori risponderanno a regole più restrittive sull’uso dei monopattini. Queste sfide non riguardano solo l’Italia: in altre città europee, come Parigi e Madrid, sono state adottate misure simili, come il divieto di monopattini in condivisione o la limitazione del numero di mezzi circolanti. Affrontare queste sfide richiede un approccio integrato che includa lo sviluppo di infrastrutture adeguate, una regolamentazione efficace e un cambiamento culturale»

Quali città italiane hanno un ecosistema di micro mobilità virtuoso?

Si sa che al Nord questi micromezzi sono sempre più diffusi, e a Milano anche in proporzione rispetto alle grandi città del Vecchio continente.

«I dati dell’Osservatorio evidenziano sostanziali disparità nella diffusione dei servizi di mobilità condivisa tra il Nord e il resto del paese, con un’attenzione particolare alla micromobilità. Milano si conferma come la città con la più ampia offerta di servizi di mobilità condivisa, seguita da Torino, Bologna, Firenze e Roma. Nel 2023, Milano ha registrato un aumento del 20% nei noleggi rispetto al 2022, posizionandosi al terzo posto in Europa dopo Berlino e Barcellona»

Serve aggiungere altri mezzi simili nelle nostre città?

Secondo Montanino, più che l’introduzione di nuovi servizi serve oggi una gestione centralizzata dell’offerta esistente, che assicuri un’integrazione efficace con il trasporto pubblico.

«I sistemi di micromobilità sono perfetti per aumentare il bacino di influenza del trasporto pubblico e se operati attraverso una gestione centralizzata, possono abilitare una mobilità urbana door-to-door, senza soluzione di continuità: servizi di micromobilità e sistemi di trasporto pubblico demand-responsive, in perfetta coordinazione»

Proprio a proposito di queste finalità, Montanino e il prof. Vincenzo Punzo dell’Università di Napoli Federico II coordinano il progetto di ricerca internazionale ACUMEN, finanziato dal programma quadro Horizon Europe dell’Unione Europea, che mira ad aumentare l’efficienza della rete di trasporto, anche migliorando l’integrazione dei sistemi di mobilità condivisa nella rete di trasporto pubblico.

Chi sta scegliendo in particolare la micromobilità?

Le nuove generazioni sono protagoniste di questo cambiamento culturale, come conferma il ricercatore dell’Università Federico II. Le ragioni sono diverse e legate anche ad un atteggiamento culturale più aperto rispetto a questi mezzi.

«I Millennials e la Generazione Z mostrano spesso una maggiore propensione all’utilizzo di sistemi di micromobilità, come biciclette e monopattini elettrici, rispetto alle generazioni più anziane. Questa tendenza è da attribuire ad una maggiore sensibilità ambientale, alla ricerca di soluzioni di trasporto più convenienti, alla predisposizione all’adozione di tecnologie più innovative, e, non ultimo, all’accettazione di un livello di comfort del viaggio diverso da quello offerto dall’auto privata»