Vuoto a rendere: cos’è e come funziona?
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Vuoto a rendere: cos’è e come funziona?

19 Aprile 2018 | Autore:
Vuoto a rendere: cos’è e come funziona?

Torna il vuoto a rendere: così i consumatori potranno restituire le bottiglie vuote ai bar e ristoranti e ricevere un piccolo compenso economico

Partita da pochi mesi, la sperimentazione su base volontaria del sistema del vuoto a rendere riguarda gli imballaggi contenenti birra o acqua serviti al pubblico da ristoranti, bar, alberghi e altri punti di consumo.

Per alcuni l’espressione vuoto a rendere può rievocare dolci ricordi di gioventù, mentre per le nuove generazioni risulta quasi del tutto sconosciuta. Eppure il vuoto a rendere è tornato ad essere realtà, quantomeno per i produttori di bevande che hanno aderito alla sperimentazione comunicando al Ministero il marchio, la linea di birra o acqua minerale e le caratteristiche del relativo imballaggio (materiale, volume, peso e numero di turnazioni) oggetto della sperimentazione.

Anche gli esercenti aderenti, a loro volta, hanno compilato un apposito modulo consegnato poi al distributore e/o produttore degli imballaggi che aderisce alla filiera del vuoto a rendere.

Il vantaggio dell’operazione ecologica diventa anche un vantaggio economico. Infatti, con la raccolta delle bottiglie vuote di plastica e di vetro, bar e ristoranti possono ora risparmiare: l’antica pratica del vuoto a rendere è, infatti, un virtuosismo che consente da un lato agli esercizi commerciali di risparmiare e dall’altro di ridurre l’inquinamento. Il meccanismo, già utilizzato negli anni 80 per il vetro, permette di ottenere la restituzione della piccola cauzione pagata al commerciante al momento dell’acquisto una volta che gli viene restituito il contenitore vuoto.

Il sistema del vuoto a rendere è molto diffuso all’estero, soprattutto nei paesi del nord Europa come Germania, Danimarca, Norvegia. Il Italia il vuoto a rendere lo ha previsto un regolamento del Ministero dell’ambiente pubblicato lo scorso 25 settembre [1]. Gli esercizi commerciali aderenti a questa fase sperimentale – bar, chioschi, ristoranti, alberghi ecc – espongono al loro interno un simbolo grafico dell’iniziativa. L’obiettivo che si pone il regolamento sul vuoto a rendere è sensibilizzare i consumatori sull’importanza del riciclo, oltre a diminuire la produzione stessa dei rifiuti. Infatti i contenitori di vetro, plastica o altri materiali resistenti potranno essere utilizzati altre 10 volte prima di essere buttati. Ovviamente questo consente di ridurre di almeno 10 volte l’inquinamento legato a quello specifico contenitore. Il decreto prevede poi un sistema di monitoraggio, per la valutazione della fattibilità del sistema del vuoto a rendere, che sarà decisiva per l’eventuale conferma dell’iniziativa e la sua estensione ad altri tipi di prodotto al termine del periodo di sperimentazione.

Ma come funziona in concreto il vuoto a rendere?

Il consumatore viene incentivato al riciclo e al riutilizzo attraverso la restituzione di una piccola cauzione versata al  momento dell’acquisto. La sperimentazione di un anno riguarda i contenitori di volume compreso tra gli 0,20 e gli 1,5 litri, in particolare bottiglie di birra e acqua minerale. Inoltre il valore della cauzione sarà proporzionale a quello del recipiente vuoto per cui l’importo potrà variare da 5 centesimi per i contenitori da 200 ml, fino a 30 centesimi per le bottiglie da un litro e mezzo.

Vuoto a rendere: cosa ne sarà dei contenitori restituiti?

Il decreto sul vuoto a rendere prevede che i contenitori restituiti siano sottoposti ad un particolare processo di sterilizzazione, così da poter essere riutilizzati per altre 9 volte. Un vantaggio per l’ambiente poiché come annunciato dal Ministro dell’Ambiente questo processo richiede il 60% di energia in meno rispetto a quella necessaria per la produzione di un nuovo contenitore.

Il vuoto a rendere in Germania

Come detto, nei  Paesi del nord Europa il sistema del vuoto a rendere è oramai una buona abitudine consolidata da almeno un decennio. In Germania, ad esempio, all’acquisto di una bottiglia d’acqua minerale o di birra, nel costo del prodotto viene indicato anche il cosiddetto “pfand“, ossia un deposito il cui importo varia a seconda delle dimensioni e del materiale di cui è composto il contenitore. Una volta bevuto il contenuto, il consumatore può restituire al barista la bottiglia vuota, ottenendo in cambio la restituzione del deposito.

note

[1] D.m. n. 142 del 03.07.2017 n. 142, pubblicato in G.U. n. 224 del 25.09.2017.

Autore immagine: Pixabay.com

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