Savoldi: "Il Napoli deve ricominciare da capo ma l'addio di Spalletti ha pesato molto"

Savoldi: "Il Napoli deve ricominciare da capo ma l'addio di Spalletti ha pesato molto"

Le Interviste  
Savoldi: Il Napoli deve ricominciare da capo ma l'addio di Spalletti ha pesato molto

Savoldi sul Napoli

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Beppe Savoldi, ex calciatore di Napoli e Bologna. Di seguito, un estratto dell’intervista:

Savoldi sul Napoli

Perché crede che il Napoli abbia steccato in questa stagione?

“Tutto è nato quando è andato via l’allenatore. Spalletti ha guidato il Napoli verso un grande traguardo e tutta la squadra, dopo il suo addio, non ha trovato le motivazioni. Non c’era il condottiero e tutti i calciatori hanno perso le motivazioni. Non è stata data fiducia al tecnico che è arrivato, ne sono giunti altri due”

Dunque, ci sono responsabilità anche del club?

“Non so cosa sia accaduto con Spalletti, se è andato via, se non è stato trovato un accordo, anche sui calciatori. Quel che dico è che, sotto l’aspetto psicologico, un giocatore perde stimoli, carica emotiva, quella fiducia in quell’uomo che l’aveva guidato al successo”

È cambiato il modo di vivere il calcio per i giocatori?

“Non vedo più lo spirito di qualche tempo fa. Non vedo quello spirito, non lo avverto. Vedo giocatori che baciano la maglia, si battono la mano sul petto, ma non è verità. È una falsità, non c’è appartenenza, quello sposare le cause della squadra e, soprattutto, della città. Poi, magari mi sbaglio, ma i calciatori credo pensino più ai soldi che al resto. Una volta c’erano le bandiere, che nascevano e morivano in una società. Erano calciatori seguiti da tutta la squadra. Adesso, vanno in Arabia… Ormai, è un mondo commercializzato, non c’è più religione”

Dopo 59 anni, il Bologna si qualifica in Champions, con Thiago Motta che è l’allenatore del momento.

“E’ un allenatore pacato, non fa dichiarazioni clamorose. Non l’ho mai sentito dire cose alla Gasperini o Mourinho. Non allena fenomeni, ma giocatori di qualità medio alte che, però, riescono a fare tutto, lo ascoltano. Si parla molto di Zirkzee, che è un ottimo centravanti ma non è un fenomeno. È atipico, aiuta la squadra, palleggia bene e crea gli spazi in cui i compagni hanno il coraggio di inserirsi. Il Bologna fa un gioco semplice. Vedo tante squadre che girano palla senza mai andare dentro. La porta è lì, bisogna andare dentro! I rossoblù fanno quel che devono, senza fare chiasso. Bologna è una città tranquilla, non c’è quella pressione che c’è a Napoli”

Qualificarsi in Conference sarebbe un vantaggio o un ostacolo per gli azzurri?

“Partecipare a qualcosa è bello, giocare per vincere qualcosa è il massimo per un giocatore. Hai sempre la possibilità di cancellare i dissapori e gli umori di qualche giorno prima. Un calciatore vuol sempre cercare di rimediare ad una sconfitta. Il Napoli, ormai, deve ricominciare da capo. È un peccato perché, nel giro di un anno, ha buttato via tutto quello che era stato costruito”

Per costruire serve un allenatore come Antonio Conte?

“Non lo so. Sicuramente Conte ha delle grandissime qualità. Ha un caratterino particolare. Con De Laurentiis, quei caratterini si scontrano, non vanno molto d’accordo. De Laurentiis vorrebbe andare negli spogliatoi a fare la tattica della partita, decidere la formazione. Ci vorrebbe un allenatore che riesce a fare le cose a metà, decidendo da sé ed ascoltano il presidente. Ho l’impressione che Conte sia molto istintivo, e il rischio è che le cose non possano andare avanti”

Scamacca potrebbe essere un profilo adatto al Napoli?

“E’ un ottimo giocatore, ma non è Osimhen. Devi anche capire chi sarà l’allenatore, che tipo di gioco vorrà fare. Lo scorso anno, il nigeriano faceva reparto da solo, con le sue gambe da airone volava”

Qualcuno ha criticato il fatto che De Laurentiis non ha mai coinvolto i protagonisti del Napoli del passato. Cosa ne pensa?

“De Laurentiis vuole essere il primo attore, non per niente fa anche dei film. Vuole essere l’uomo più rappresentativo. Già gli scoccia avere a che fare con degli allenatori, che distolgono l’attenzione dalla sua immagine, figuriamoci con i calciatori che hanno fatto la storia del club”

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