IL “TESTONE” DI BONA DI SAVOIA: UNA MONETA CHE EFFIGIA L’UNICA DONNA DEL RINASCIMENTO ITALIANO - La Settimana di Pandolfini
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La Settimana di Pandolfini

IL “TESTONE” DI BONA DI SAVOIA: UNA MONETA CHE EFFIGIA L’UNICA DONNA DEL RINASCIMENTO ITALIANO

Una delle più affascinanti monete del Quattrocento italiano è senza dubbio il testone in argento a nome di Bona di Savoia, reggente per il Ducato di Milano dal 1476 al 1481, coniato dopo l’assassinio del marito Galeazzo Maria in un attentato ordito da tre giovani nobili milanesi il 26 dicembre 1476 mentre si recava con la famiglia alla chiesa di Santo Stefano per assistere alla celebrazione eucaristica. È anche l’unica moneta italiana che rappresenta un ritratto femminile dai tempi dell’impero romano: Bona infatti è l’unica donna che viene effigiata in una coniazione del Rinascimento italiano, se si esclude la prova in rame voluta da Ludovico il Moro e raffigurante Beatrice d’Este.

Questa moneta argentea di circa 9,50 grammi rappresenta al dritto un etereo ritratto velato della nobildonna sabauda col suo nome e i suoi titoli, mentre al rovescio la Fenice ad ali spiegate sul rogo e una legenda in lingua latina che nasconde il tragico retroscena storico: SOLA FACTA SOLVM DEVM SEQVOR (“Rimasta sola, seguo solo Dio”). Quel SOLA FACTA (“Rimasta sola”) si riferisce infatti alla stessa Bona, costretta a reggere il Ducato in nome del figlioletto Gian Galeazzo Maria, unico vero successore in linea diretta degli Sforza, di soli appena sette anni. Rassegnazione ma nello stesso tempo fiducia e speranza in Dio per l’aiuto e l’amicizia che gli avrebbe riservato nell’appoggio degli Stati italiani e stranieri e nella benevolenza del popolo milanese. La Fenice, dal suo canto, uccello favoloso dell’Arabia, raffigurato sul rogo, simboleggia l’immortalità, rinascendo sempre dalle sue ceneri e, chissà, forse anche nella speranza della Duchessa di veder riconosciuti un giorno, se non i propri, i diritti del figlio. Illusione purtroppo disattesa nel 1480 quando fu costretta a rinunciare alla reggenza e alla tutela del figlio a favore dello zio paterno Ludovico Maria e a ritirarsi ad Abbiategrasso, poco fuori Milano, in cambio di una rendita e del possesso di quel castello.

Questo capolavoro monetale milanese, insieme ad altre rarità di quella zecca provenienti da una privata collezione, verrà proposto nella prossima imperdibile sessione di vendita del 24 maggio.

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