Ma la FIFA, quindi, adesso lascerà la Svizzera?
Domande e risposte

Ma la FIFA, quindi, adesso lascerà la Svizzera?

La sede della massima istituzione calcistica potrà essere decisa dal Congresso dopo la votazione decisiva a Bangkok – Ma ciò non equivale esattamente a un addio
© EPA/RUNGROJ YONGRIT
Paolo Galli
17.05.2024 20:00

«Saranno i migliori Mondiali di tutti i tempi». Sorride, Gianni Infantino, mostrando il biglietto con scritto «Brasile». E via: i Mondiali femminili del 2027 sono stati assegnati. Per la prima volta andranno in Sud America. Era ora.

Così come era ora, dal punto di vista dello stesso presidente della FIFA, di mandare un segnale alla Svizzera. Alla Svizzera Paese, soprattutto al Canton Zurigo, non tanto alla Svizzera nazione di calcio. Un segnale forte, quello della modifica allo statuto che, di fatto, crea le basi per consentire - nel caso - alla FIFA stessa di lasciare la sua attuale sede principale, Zurigo appunto. Un segnale dettato dai vertici e sottoscritto dalle associazioni attraverso una votazione dal risultato chiarissimo: 206 voti a favore, soltanto 4 contrari, Svizzera (presumibilmente) compresa.

Che cosa prevedevano gli statuti della FIFA fino a oggi?

Apriamo gli statuti stessi - per come li avevamo a disposizione - e, all’articolo 1, comma 1, leggiamo: «La FIFA è un’associazione iscritta nel Registro di commercio del Canton Zurigo ai sensi degli articoli 60 e seguenti del Codice civile svizzero». Di seguito, il comma 2 (e ci siamo!): «La sede della FIFA si trova a Zurigo (Svizzera) e può essere trasferita in un’altra sede solo a seguito di una delibera del Congresso».

Che cosa verrà modificato?

Molto semplicemente, grazie al voto quasi unanime delle associazioni, lo statuto riporterà il fatto che «la sede della FIFA è determinata dal Congresso». Via Zurigo quindi. Via da Zurigo? Non siamo ancora a quel punto, ma c’è una forte tensione tra le parti, questo sì. Va sottolineato che il primo comma dell’articolo 1 conterrà ancora il riferimento al Codice civile svizzero. Insomma, la FIFA potrebbe rimanere «svizzera» anche nel caso decidesse di spostare i propri uffici da Zurigo. Non a caso, la FIFA stessa ha risposto a un’agenzia di stampa tedesca di essere «felice» in Svizzera. E poi il portavoce dell’istituzione, Bryan Swanson, ha proseguito: «Ci sono diverse organizzazioni sportive e internazionali che hanno la loro sede a Ginevra e a Losanna, ma finché i nostri membri non decideranno altro, Zurigo resta la nostra sede sociale».

Che cosa cambia realmente?

Jean-Loup Chappelet, professore emerito dell’UNIL, è tra i più grandi esperti in materia di organizzazioni sportive internazionali. Da noi contattato, spiega: «Con questa modifica, di fatto, la FIFA potrà decidere di cambiare sede quando vorrà. D’altronde è dal 1932 a Zurigo, ma ha già spostato alcuni uffici altrove, a Parigi, a Miami. E comunque resterebbe legata, anche nel peggiore dei casi, al diritto svizzero per le questioni giuridiche. La legge svizzera non è particolarmente stringente rispetto alle grandi organizzazioni sportive. Normale, quindi, che la FIFA voglia mantenere lo status quo da questo punto di vista». Interessante un confronto che offre, alla discussione, il professor Chappelet: quello con l’agenzia mondiale antidoping, la AMA. «La AMA, in effetti, è una fondazione del diritto privato svizzero con sede a Losanna e con quartier generale a Montréal, in Canada, creata su iniziativa del Comitato internazionale olimpico, il CIO, che a sua volta ha sede a Losanna». La sede principale dell’agenzia antidoping è, insomma, fuori dalla Svizzera. Eppure resta legata alla Svizzera. E quindi, di nuovo, che cosa cambierà di fatto? Chappelet parla di «una tappa». Dice: «È una tappa a cui si è giunti per prendere decisioni in un secondo tempo». E ce lo conferma anche Emmanuel Bayle, sempre dell’Università di Losanna, professore in gestione dello sport, esperto di governance: «Non possiamo parlare di qualcosa di davvero già acquisito. Ma è come se ci si preparasse a ulteriori negoziazioni. La FIFA si tiene aperte possibilità future». Chappelet ricorda: «Se davvero un giorno la FIFA volesse cambiare sede, allora quell’articolo sarebbe stato un ostacolo al cambiamento. Ma, per l’appunto, questa non è che una tappa. Una seconda tappa sarebbe rappresentata da un effettivo cambiamento».

Chi c’è nel mirino della FIFA?

Il professor Chappelet sottolinea: «Di base possiamo parlare di un segnale, un segnale che la FIFA vuole portare pressione sulla Svizzera e sulle autorità zurighesi. È il caso di ricordare, in questo senso, che la Svizzera non è solo Zurigo. In fondo, la stessa UEFA aveva la sua sede a Berna, prima di spostarla a Nyon». In effetti, negli anni, la UEFA - al contrario della FIFA - ha cambiato sede più volte. Da Parigi, nel 1959, l’organizzazione ha raggiunto la Svizzera, con più traslochi interni, a Berna, e poi ha trovato casa a Nyon solo nel 1995. FIFA e UEFA non si sono più spostate dalla Svizzera, questo è vero, anche perché qui hanno trovato ottime condizioni. Evidentemente, prosegue il professor Chappelet, «la FIFA vuole migliorare il proprio statuto». Intende, di fatto, il rapporto con la Svizzera, se non proprio Zurigo. «Non è solo una questione fiscale, ma anche diplomatica», insomma. E Bayle aggiunge: «La FIFA sta mettendo pressione sulle autorità zurighesi. Forse, al di là di tutto, chiede alla Svizzera un atteggiamento meno critico rispetto a ciò che fa nel mondo». Bayle insiste sul discorso anche «simbolico», legato a questa modifica, solo apparentemente minore.

Quali sono ancora oggi i vantaggi in Svizzera?

La FIFA ha costruito la sua casa, la cosiddetta «Home of FIFA», nel 2007, spendendo 270 milioni di franchi. Al momento vi lavorano oltre 600 dipendenti. Un gioiello che troneggia sullo Zürichberg, a pochi passi dallo zoo. Al di là della location, splendida, ci sono altri vantaggi nel rimanere in Svizzera. Non è un caso se Swanson ha citato Ginevra e Losanna e non, piuttosto, altri Paesi nel mondo. Chappelet spiega: «La Svizzera, al netto della questione fiscale, garantisce stabilità, oltre che un’ottima qualità di vita. Certo, poi c’è il problema legato al costo della vita. A Zurigo tutto ha un costo, ed è tra i costi più elevati in Europa. Quando si hanno tanti salari da pagare, in maniera adeguata rispetto al contesto, è normale guardare anche alle alternative». Chappelet, in questo senso, parla di un obiettivo possibile, per la FIFA, di voler tornare a negoziare le sue condizioni di residenza. Nel canton Vaud, per esempio, le federazioni sportive internazionali sono esonerate dall’imposta diretta. Questo non vale per Zurigo. E gli altri Paesi? Il sogno di Emmanuel Macron di riportare la FIFA a Parigi già si è scontrato con la recente decisione del Consiglio costituzionale, che ha ritirato l’agevolazione fiscale prevista dal Governo per le associazioni sportive internazionali. Le misure pianificate da Macron prevedevano l’esenzione dall’imposta sulle società e da altre imposte. Insomma, la realtà è un’altra cosa. Per Chappelet «non c’è una vera e propria pressione da parte di Paesi emergenti come Arabia Saudita e Stati Uniti». Certo, «tutti farebbero i ponti d’oro per portare la FIFA nei rispettivi Paesi. L’Arabia Saudita? Certo, ma poi non è facile portare tutti i collaboratori a vivere lì. Le condizioni di vita continuano a fare la differenza». In gioco, come avverte Bayle, c’è «una moltitudine di elementi». E l’equilibrio tra gli elementi è questione delicata.

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