Mariangela Melato, il ricordo a dieci anni dalla morte - la Repubblica

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Mariangela Melato, il ricordo di un'antidiva a dieci anni dalla scomparsa

Tra le più grandi attrici italiane di teatro e cinema, diceva: "In palcoscenico, sullo schermo bisogna fingere, ma bisogna farlo con passione e verità"

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Doveva essere l'inizio di aprile del 2010, dopo la recita di Il dolore a Genova, uno spettacolo doppiamente emozionate (la regia era di Massimo Luconi) per il romanzo struggente di Marguerite Duras e perché era il ritorno in scena di Mariangela Melato dopo alcuni mesi della malattia di cui non amava parlare. Eravamo un gruppetto di giornalisti e amici nel bar dell'hotel vicino al Teatro Duse per un saluto alla straordinaria protagonista, una cosa veloce, convinti che dovesse riposare. Lei arrivò, solare, bella, i capelli biondi corti e spettinati, abiti informali, con Dolores Redaelli, addetta stampa del Piccolo di Milano e sua amica di vecchia data, e Dori Ghezzi e restammo lì fino alle 2, tra una divertente storia e l'altra della sua carriera. Si era rimessa in piedi. In una gara di resistenza e coraggio con se stessa, come pensava dovesse sempre fare un'attrice, a marzo del 2011, sempre allo Stabile di Genova, aveva poi debuttato in Nora alla prova con Luca Ronconi e pianificato una tournée di entrambi i lavori, che di fatto, però, non ci fu.

Testarda e generosa come pochi, Mariangela Melato è stata una artista molto amata e quando morì l'11gennaio di dieci anni fa, per un tumore al pancreas, ci fu un cordoglio popolare generale e sentito. Ma anche presto archiviato.

Mariangela Melato

E dire che Melato è stata una delle più grandi attrici italiane di teatro e cinema, con un'infinità di riconoscimenti e onorificenze  dal David di Donatello al Premio Duse (ricevuto ben due volte, cosa rara), una "signora della scena" e una diva, semplicemente perché era "diversa". Sapeva gustare l'intelligenza dei registi e dei colleghi, sapeva stare in una compagnia indifferente alla centralità del suo ruolo, sapeva d'istinto cosa fare in scena fino a suscitare emozioni con assoluta naturalezza e sapeva affascinare ogni genere di pubblico. 

Addio a Mariangela Melato: la scena cult con Giancarlo Giannini

"La mia etica di lavoro è la condivisione. Io l'ho fatto con artisti come Visconti, Fo, Strehler, Ronconi. È anche un modo per reagire ai tempi bui, di tutte le epoche: fate qualcosa insieme", diceva ed è così che Mariangela Melato ha percorso il cambiamento nella scena e nel cinema, con la volontà e curiosità con cui lei stessa è cambiata tante volte in più di cinquant'anni di carriera: bionda e bruna, inquieta e brillante, Medea e una chanteuse in corpetto di pizzo nero (e aveva un fisico che poteva permetterselo), nei film di Giuseppe Bertolucci e in quelli di Corbucci, nell'Orlando furioso di Ronconi nel '69 e nel '74 la bionda in bikini di Travolti da un insolito destino... il cult di Lina Wertmuller. Certamente ha contato che fosse curiosa e combattiva, ma con punti di riferimento saldissimi. Se faceva Mimì metallurgico, poi girava La classe operaia va in paradiso e Todo Modo con Elio Petri, Casotto di Sergio Citti, e a teatro, dove fin dal '64 aveva recitato con Dario Fo, poteva ballare e cantare in Sola me ne vo, e poi essere una magistrale Orestea, Fedra, Medea, Madre Coraggio.

Mariangela Melato, videostoria

 

Ed è perfino difficile la scelta dei titoli, tanta è la sua produzione e sarebbe bello rivedere con consuetudine i film e le registrazioni a teatro, non considerarli titoli da scaffale. Anche perché sono capolavori, specie quelli teatrali e specie quelli con Visconti, Strehler e Ronconi "l'amore teatrale" della sua carriera.

Nella realtà l'uomo della sua vita è stato Renzo Arbore, ("La nostra è stata una storia di positività, allegria, gioia - dichiarò Mariangela a Repubblica - Una storia che rimane. Ma ho pochi ex che ho dimenticato. Credo che le donne facciano male a lasciar perdere i pezzi della loro vita, anche quelli che hanno fatto soffrire"). Ed è stato proprio Arbore, giorni fa, a lamentare la scarsa attenzione al ricordo di Mariangela: "è poco celebrata". E ha ragione.

Ci si chiede per esempio se, oltre ai film e alle registrazioni, ci sono documenti, scritti, appunti di una attrice che nel piccolo mondo del palcoscenico ha scovato una quantità insolita di emozioni e umanità. O riflessioni a cui anche le nuove generazioni possono attingere, lei che aveva cambiato tanto da attrice, che si era costruita con il rigore, la disciplina, la responsabilità, dentro e fuori la convenzione della finzione della recitazione, consapevole di far parte di un micromondo che un po' è ricerca interiore e un po' è clamore mondano, e di sé semplicemente diceva: "In palcoscenico, sullo schermo bisogna fingere, ma bisogna farlo con passione e verità. Non per niente faccio l'attrice".

Mariangela Melato in Filumena Marturano