Con lo split payment la corresponsione dell’IVA è imputata al cliente e non più al fornitore, dunque al cedente di beni o prestatore di servizi
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Lo split payment, anche conosciuto come scissione dei pagamenti, è una procedura di liquidazione IVA che si applica alle cessioni di beni ed alle prestazioni di servizi effettuate nei confronti delle Pubbliche amministrazioni. In tal caso, sono queste ultime a dover corrispondere l’IVA e non i fornitori. Cerchiamo di fare chiarezza su questa procedura e di individuare le prestazioni per cui è possibile applicare lo split payment.

Split payment: di cosa si tratta?

Cos’è lo split payment? Si tratta di una modalità di corresponsione dell’IVA per la quale il cessionario/committente diventa il debitore dell’IVA al posto del cedente/prestatore. Dunque, se normalmente è il cessionario a versare l’IVA al proprio cedente/prestatore, con lo split payment i ruoli si invertono.

La procedura dello split payment nella fattura elettronica è stata introdotta in Italia nel 2015 come strumento anti evasione, con particolare riferimento all’Imposta sul valore unico (IVA). Generalmente viene applicata ai fornitori di beni ed ai prestatori di servizi nell’ambito dei rapporti con la Pubblica Amministrazione, la quale si occupa del versamento dell’IVA direttamente all’erario.

Ambiti di applicazione dello split payment

Il meccanismo di scissione dei pagamenti si applica alle operazioni di cessione di beni o prestazione dei servizi nei confronti di tutte le PA presenti nel conto economico consolidato. Lo split payment non si applica a tutti i fornitori e prestatori delle PA indistintamente. In particolare, risultano essere esclusi dall’applicazione della procedura di corresponsione dell’IVA di split payment del 2023:

  • professionisti che operano con ritenuta d’acconto;
  • i lavoratori autonomi del regime dei minimi che non applicano l'IVA sulle fatture;
  • i cessionari/committenti che sono soggetti a inversione contabile o reverse charge.

Pertanto, tutti gli enti di PA sono soggetti a split payment nell’ambito del versamento dell’IVA per la committenza di cessione di beni e servizi ad eccezione dell’ambito del reverse charge. Dall’altro lato, vi sono anche alcuni fornitori esclusi dal regime in questione, come nel caso dello split payment per professionisti del 2023. Tale decisione, in realtà, è stata presa nel 2018 con il cosiddetto Decreto Dignità, il quale ha sancito che i soggetti a ritenute a titolo d'imposta o di acconto ai sensi dell’art. 25 del DPR n.600/1973 non applicano lo split payment.

Split payment e reverse charge: le differenze

Al fine di comprendere ciò che è stato affermato nel paragrafo precedente, risulta necessario operare una distinzione tra split payment e reverse charge. Il reverse charge, anche conosciuto come “inversione contabile” consente di applicare l’IVA direttamente al destinatario della cessione del bene o della prestazione del servizio, esattamente come accade con lo split payment.

La differenza principale tra i reverse charge e split payment sta nella dichiarazione IVA e, in particolare, può essere spiegata come segue:

  • Con lo split payment (o scissione dei pagamenti), a ricevere il servizio o il bene e a versare l’IVA all’erario sono le Pubbliche Amministrazioni e, in tale regime, il fornitore incassa il pagamento senza IVA ma la include nella fattura;
  • con il reverse charge (o inversione contabile), generalmente il carico tributario IVA viene spostato dal venditore all’acquirente nell’ambito della prestazione di servizi inseriti in un contratto di appalto o subappalto. In tale regime, il fornitore non inserisce l’IVA in fattura ed il cliente procede all’emissione di un’autofattura che include l’imposta da versare allo Stato.

Entrambe le modalità, split payment e reverse charge sono state individuate dal legislatore come misure anti evasione, dal momento che l’IVA è una delle imposte più evase dai cittadini.

Un esempio di split payment

Per capire meglio come funziona lo split payment, di seguito è riportata la procedura passo dopo passo.

  • Il fornitore delle PA incassa il corrispettivo della cessione del bene o la prestazione del servizio senza IVA;
  • il committente, ovvero un ente della Pubblica Amministrazione, effettua il versamento dell’IVA direttamente all’erario attraverso il modello F24 “enti pubblici”;
  • il fornitore emette la fattura elettronica con split payment, specificando dunque che l’operazione è soggetta al regime di scissione dei pagamenti, indicando inoltre la percentuale e l’importo dell’IVA rispetto a quanto fornito al committente senza però caricarle nei confronti della PA.

Come già affermato, si tratta di un meccanismo di versamento dell’IVA che viene utilizzato per la maggior parte dei servizi e dei beni acquistato dagli enti delle PA, i quali sono tenuti ad esempio all’applicazione dello split payment Italo nell’ambito dell’acquisto dei biglietti ferroviari. A tal riguardo, è possibile ricorrere ad un esempio di split payment.

Se la Pubblica Amministrazione deve pagare una prestazione del valore di 1.000 euro, si inserirà in fattura anche l’IVA al 22% (dunque, 220 euro). Sarà poi il committente ad effettuare il versamento direttamente all’erario. Dunque, in questa situazione la PA avrà un debito nei confronti del fornitore solo del valore di 1.000 euro e, i restanti 220 euro corrispondenti a IVA, si configureranno come un debito verso l’erario.

Cosa si intende per split payment?

Con split payment s’intende un meccanismo particolare di liquidazione dell’IVA grazie al quale, nell’ambito della cessione di beni e prestazioni di servizi nei confronti delle PA, sono queste ultime a corrispondere l’IVA anziché i cessionari/committenti.

Chi rientra nello split payment?

Applicano lo split payment tutte le imprese che forniscono beni o prestazioni nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Sono esclusi dallo split payment i lavoratori autonomi del regime dei minimi, i forfettari che non applicano l'IVA sulle fatture.

Quando si versa l'IVA con lo split payment?

Per non incorrere in sanzioni, gli enti sono tenuti a versare l’IVA per le prestazioni di servizi o cessione dei beni soggetti a split payment entro il sedicesimo giorno del mese successivo a quello in cui l’imposta diventa esigibile.

Che differenza c'è tra reverse charge e split payment?

Il reverse charge, come lo split payment, consente di spostare l’obbligo di versamento dell’IVA dal fornitore all’acquirente. Mentre nello split payment il committente emette la fattura inserendo l’importo dell’imposta, con il reverse charge è il cliente stesso a emettere una autofattura comprensiva di IVA.

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