Dietro a un quadro si cela spesso una storia d’amore. Con questa rubrica vi raccontiamo le vicende tra gli artisti e le loro modelle, amanti, compagne e mogli. Controverse, tormentate, magiche e belle, queste storie hanno ispirato i capolavori che possiamo ammirare oggi nei più importanti musei del mondo.

Oggi parliamo di… Pieter Paul Rubens e Hélène Fourment.

Quello di Pieter Paul Rubens era stato un viaggio attraverso l’Europa, attraverso l’arte e la vita. Era nato nel 1577 in un piccolo paese della Germania, da una famiglia originaria di Anversa. Suo padre, avvocato, era stato coinvolto nelle lotte tra cattolici e protestanti e aveva dovuto lasciare la città con la famiglia. Forse proprio da lui il piccolo Pieter Paul aveva ereditato la tenacia che gli fu necessaria per formarsi nelle botteghe olandesi, affrontare un lungo tour in Italia durato otto anni, e affermarsi nei ducati e nelle corti come il pittore del momento (e anche tra i più celebri della storia). I potenti dell’epoca erano disposti a fare carte false per essere immortalati dalla sua pennellata sapiente: da Filippo IV a Carlo I di Inghilterra, dai nobili genovesi alla madre del re di Francia, Maria de’ Medici (che sui suoi dipinti fondò quello che noi oggi chiameremmo un “restyling di immagine”, agli occhi della corte francese). Non di rado le sue commissioni si trasformavano in vere e proprie missioni diplomatiche, al servizio di re e duchi. Un angolo buio della sua vita era stato il matrimonio con Isabelle Brandt, che lo aveva presto lasciato vedovo con un fardello doloroso, difficile da sopportare.

Rubens e Hélène Fourment: storie d’amore nella storia dell’artepinterest icon
DEA / G. DAGLI ORTI//Getty Images

Il suo balsamo vitale fu quindi Hélène Fourment, una giovane donna che sapeva però il fatto suo (quando la conobbe era una sedicenne, e lui un uomo di oltre cinquant’anni, la differenza di età era vertiginosa) che sposò nel 1630 e dalla quale ebbe tre figli. Hélène fu il balsamo per le ferite dell’artista, l’alba di un nuovo inizio per una vita già vissuta. Con lei rifiorirono il suo sguardo e la sua pittura e ancora lei divenne la protagonista della quasi totalità dei suoi quadri. Il suo corpo corrispondeva all’ideale di bellezza di Rubens, un grande amante delle donne formose – come si può ben vedere dai suoi quadri - dotate di innumerevoli curve che amava rappresentare nei dettagli, portando sulla superficie della tela tutte le imperfezioni (e le perfezioni!) della carne di quei corpi prescelti. La vitalità sgorgava anche dai colori primari, come il rosso, che formava con una componente di sangue per donargli una tonalità più vivida.

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Heritage Images//Getty Images

Il pittore, grazie al suo talento poliedrico, era uno dei pochi del suo tempo capace di dominare generi diversi - ma, i suoi preferiti, rimasero sempre il mito e il sacro -: Hélène fu un’ulteriore spinta a questa molteplicità di sguardi. Posando, impersonò i più disparati modelli di donna: un’amorevole madre di famiglia, in opere come Rubens, sua moglie Hélène e loro figlio Peter Paul, o in Hélène Fourment e i suoi figli. Ma fu anche dipinta come un’amante erotica in La piccola pelliccia, dove posa svestita coprendo solo esimie parti della sua nudità con un manto (opera che verrà denunciata ferocemente negli Anni 70 del Novecento dalla femminista Svetlana Alpers, in una critica revisionista che mette alla gogna lo sguardo maschile nell’arte). In lei risplendeva la bellezza e la luce che l’artista aveva visto nelle magnifiche chiese di Roma, nei canali di Venezia, alla corte dei Gonzaga, nei luoghi del suo Grand Tour in Italia. Lei era il suo soffio vitale, e l’amore che lui nutriva nei suoi confronti era riscontrabile da ogni dettaglio della sua pittura: il viso radioso, l’incarnato fresco, le mani sottili, le labbra carnose e i capelli sempre deliziosamente indisciplinati. Un’intimità che Rubens raffigurò in ogni sua opera, come uno zampino lasciato lì apposta come riverbero del suo grande amore.

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