Miracolo a Sant’Anna, film diretto nel 2008 da Spike Lee, è ispirato alla vera storia dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, avvenuto il 12 agosto 1944. In questo paese situato sulla linea gotica, i tedeschi uccisero in poche ore gran parte della popolazione, senza fermarsi nemmeno davanti ai bambini. Nel film, tratto dal romanzo di James McBride, l’evento fa da sfondo alle vicende di una divisione dell’esercito americano, la Buffalo. Una sezione speciale composta da soldati afroamericani, ispanici e nativi americani.
Dispersi sulle colline lucchesi, i membri della Buffalo faticano a entrare in contatto con gli abitanti del luogo. Solo un bambino, salvato coraggiosamente da un soldato statunitense con difficoltà intellettive, riesce a legarsi a loro. Creando di fatto un ponte tra due culture molto diverse. Un piccolo atto di umanità che tuttavia non li risparmia dall’orrore della rappresaglia nazista. Scatenata dalla cattura di un militare tedesco da parte dei resistenti italiani e dal tradimento di uno di loro. Circostanza, quest’ultima, negata con forza dall’ANPI, l’associazione nazionale dei partigiani, che fu molto critica nei confronti di Lee.
La vera storia dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema, infatti, non ebbe nulla a che fare con il voltafaccia di un partigiano, né tantomeno fu una risposta a un attacco subito dagli uomini dell’Asse. Fu invece il frutto di un’operazione pianificata nel dettaglio da nazisti e fascisti. Nonostante la frazione di Stazzema fosse zona bianca, ovvero in grado di accogliere popolazione civile sfollata, quattro reparti dell’esercito tedesco circondarono il paese, bloccando ogni via di fuga.
E in poche ore, il 12 agosto 1944, massacrarono 560 persone, tra cui 130 bambini. Si trattava dunque di un’azione mirata e premeditata, come del resto la strage di Marzabotto avvenuta qualche settimana dopo, il 5 ottobre, voluta con forza per terrorizzare la popolazione e annientarne la forza di volontà. Oltre che per impedire possibili comunicazioni fra civili e partigiani.
La strage di Sant’Anna rimase sotto silenzio per molti anni. A metà degli anni ’90, infatti, emersero documenti importanti, conservati negli scantinati di un palazzo nobiliare romano, che certificarono numerosi crimini di guerra commessi in Italia e nei Balcani durante l’occupazione nazifascista.
I fascicoli permisero ai magistrati di istruire un processo per l’eccidio. Procedimento che portò nel 2005 alla condanna all’ergastolo per dieci ufficiali delle SS. Il verdetto del tribunale militare di La Spezia venne confermato anche dalla Cassazione nel 2007. Di tutt’altro avviso la magistratura tedesca che nel 2012 ha archiviato l’inchiesta sulla strage. Specificando come non ci fossero prove di “responsabilità individuale” delle persone accusate.