Serialità

Storie di malavita e di rivalsa: torna (dopo una lunga assenza) Magic City

La Miami degli anni '50 rivive in una storia, coinvolgente ma imperfetta. Su Amazon Prime Video c'è la serie completa di Magic City

Storie di malavita e di rivalsa: torna (dopo una lunga assenza) Magic City
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Nella grande offerta di film e serie tv che è disponibile in Italia grazie ai colossi dello streaming, oggi oltre alle novità, c’è la possibilità di scoprire (o di riscoprire) dei piccoli cult che sono andati persi nel tempo. Infatti, in pochi sono a conoscenza del fatto che il catalogo di serie tv dell’ultima decade profila di piccole gemme, sconosciute ai più, che causa forza maggiore sono finite del dimenticato. Di recente abbiamo aperto una parentesi su Damages (l’ultimo episodio è andato in onda ben 11 anni fa) che è disponibile su Disney+, ed è giusto parlare anche di Magic City, serie in costume del 2012, che dal mese di luglio è disponibile in streaming su Amazon Prime Video. Nel 2013 arrivò in Italia su Sky per sparire poi dai palinsesti. In onda in America sul canale di Starz, sono state prodotte solo due stagioni (per un totale di 16 episodi), e nonostante non abbia avuto un successo strabiliante, resta una serie di buona fattura che ha saputo raccontare la Miami degli anni ’50 attraverso una storia (vera) di criminalità e attraverso le vicissitudini di una famiglia alquanto disfunzionale.

Magic City è un dramma in costume, così fedele che ricostruisce alla perfezione il lifestyle dell’epoca, ma è anche un racconto di crescita, di formazione, di amore e di lussuria. Non ha avuto vita lunga perché gli ascolti sono stati impietosi, soprattutto durante la messa in onda della stagione due, e all’epoca, il canale satellitare e a pagamento della Starz ancora non era riuscito a imporsi nel mercato, nonostante avesse collezionato il successo di Spartacus e Outlander. Si parlò anche di un film tv che potesse dare un senso di compiutezza al racconto ma l’idea è poi naufragata. Una serie con pregi e difetti, sfortunata nella sua messa in onda, ma apprezzabilissima e godibilissima nel suo insieme. Ideale per questa estate lunga e caldissima.

Sogni di rivalsa per la famiglia Evans

La città di Miami risplende sotto il cielo di una calda estate del 1959. Nel mentre la Storia si prende i suoi tempi e i suoi spazi, la famiglia Evans cerca di restare a galla in un contesto per nulla facile. Sullo sfondo c’è il lussuoso Hotel Miramar Playa, di proprietà di Ike Evans (interpretato da Jeffrey Dean Morgan, visto poi in The Walking Dead), il quale non riesce a immaginare un luogo migliore dove vivere. Nonostante il periodo tumultuoso che si respira in America come nel resto del mondo, Ike non vuole mollare la presa. Vive nel lusso, immaginandosi come una star, circondato solo dalle persone che contano. Tuttavia, ogni cosa ha un prezzo e, per finanziare il suo sogno – quello di dirigere l’albergo di cui è proprietario - ha dovuto vendere l’anima al boss mafioso Ben Diamond. Mentre cerca di tenere all’oscuro la sua famiglia - composta dalla moglie, l'ex showgirl Vera, e dai tre figli - e al sicuro dai suoi loschi segreti, Ike lotta affinché il suo mondo apparentemente perfetto non gli crolli addosso. Ma la situazione, presto, gli sfugge di mano.

La città dei sogni e degli incubi

Come si può notare, Magic City nasconde molto saggiamente tutti i più classici clichè di una soap-opera. Di fatti, attorno alle atmosfere cool e alla moda di una Miami in stato di grazia, la famiglia Evans prende spazio all’interno della storia, con i loro drammi, i dilemmi, gli amori, i tradimenti e i segreti che hanno da nascondere. Forse, il motivo per il quale la serie non abbia funzionato fino in fondo, è proprio per questo motivo: non è riuscita a bilanciare le sue due anime (il racconto storico e gli intrecci familiari), mettendo in scena una storia troppo moderna per essere ambientata negli anni ’50, poco aderente alla realtà dell’epoca, in cui si è giocato con tutti i classici stilemi di un drama vecchio stile. Però, c’è da dire, che Magic City convince per quello sguardo bello e disamorato che regala alla città di Miami. Terra di grandi opportunità, viene descritta come una metropoli multietnica, che guarda al futuro e al progresso, ma imbrigliata nei traffici della malavita locale e in quella paura di un conflitto tra Stati Uniti e Cuba che, di fatto, si riflette sullo stile di vita dei suoi abitanti. È sì la città dei sogni dove tutto sembra possibile, ma è anche la città degli incubi, in cui il male vince sul bene e dove il bene viene sedotto dal potere dei soldi, dalla fama e dal successo effimero.

Avrebbe dovuto meritare di più

Come si può intuire, Magic City non è una serie esente da difetti. Convince, per l’appunto, quel ritratto bellissimo della Miami ai tempi degli anni ’50, ma risultano fuori tempo massimo gli "intrighi" familiari che, a lungo andare, appesantiscono la narrazione. I personaggi, però, funzionano. Da Ben Diamond, boss della malavita dal grande fascino e acume, fino a Ike Evans, patriarca "dissipato", impudente e coraggioso che cerca in tutti i modi di far avverare i suoi sogni. Da personaggi di così d’impatto, la storia avrebbe dovuto avere maggiore attenzione e, forse, Magic City avrebbe potuto avere più successo e più riconoscimenti. Oggi, però, resta una serie di nicchia che merita di essere vista.

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Fiction ispirata a una storia vera

Mitch Glazer è il creatore di Magic City. Durante il press tour ha rivelato che per raccontare le vicende della famiglia Evans si è ispirato alle sue esperienze durante gli anni gli anni vissuti a Miami. Per un periodo, infatti, ha lavorato come cameriere in un hotel di Miami Beach, e alla fine degli anni Cinquanta suo padre era un ingegnere elettronico per i grandi alberghi della città. Mitch Glazer è cresciuto ascoltando le storie del personale di servizio e dei clienti che frequentavano le piscine dell’hotel, e molte di quelle presenti in Magic City si basano su avvenimenti realmente accaduti. Inoltre, durante la sua gavetta da giornalista, Glazer indagò a lungo su ciò che accadde nelle lobby alberghiere durante gli anni Cinquanta e Sessanta.

"Ci sono intercettazioni dalle quali risulta che la Cia diede 300mila dollari a Sam Giancana e Johnny Roselli per avvelenare Castro al Fontainebleau Hotel", ha raccontato in un’intervista al Los Angeles Times. Dopo la stesura di diverse versioni, lo sceneggiatore ha proposto la sua sceneggiatura alla CBS, ma il network ritenne che il progetto avrebbe funzionato meglio sulla tv via cavo.

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