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La rivincita delle sfigate (2019) - Filmscoop.it
la rivincita delle sfigate regia di Olivia Wilde USA 2019
Booksmart � un film comico americano del 2019 diretto da Olivia Wilde (nel suo primo lungometraggio alla regia), da una sceneggiatura di Emily Halpern, Sarah Haskins, Susanna Fogel e Katie Silberman. Ha come protagonisti Beanie Feldstein e Kaitlyn Dever come due ragazze liceali che hanno deciso di infrangere le regole e festeggiare il loro ultimo giorno di lezione; Anche Jessica Williams, Will Forte, Lisa Kudrow e Jason Sudeikis. Will Ferrell e Adam McKay sono stati i produttori esecutivi del film attraverso Gloria Sanchez Productions.
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Me ne sono dovuto sorbire una parte, perchè la nipote rompeva le balle. Uno schifo indicibile. Tutto il peggio della "nuova generazione". Parolacce, classismo americano, volgarità....eccetera. Con qualche spruzzata di deriva moderna sulla identità sessuale.
Certe "produzioni", o meglio, deiezioni, dovrebbero proibirli per legge. Ma mi rendo conto che queste schifezze siamo propedeutiche per i tempi infausti che stiamo vivendo. Chi ha detto idiocracy ???
Due secchione introverse che per l'ultima sera prima del diploma decidono di divertirsi e vanno alla ricerca di una festa...che non sara' facile da trovare. Una sceneggiatura molto volgare ma nel complesso ci regala una pellicola divertente.
Un buon teen movie con due personaggi ben costruiti. Non proprio le classiche nerd bullizzate, piuttosto due ragazze che negli anni del loro liceo si sono isolate dagli altri. Di conseguenza in una notte dovranno non solo recuperare quel tempo libero sacrificato sullo studio, ma conoscere quelle persone che per superficialità e per presunzione si erano rifiutate di frequentare. Situazioni divertente ma mai sconfinanti nel cattivo gusto. La Wilde è brava nell'usare gli stereotipi del genere ed andare oltre lo stereotipo stesso offrendo sfumature ai personaggi secondari. Buono.
Esordio soft alla regia per la Wilde che firma una innocua, ma solida, teen comedy con gli inevitabili, e immancabili, stereotipi giovanili ma anche qualche situazione grottesca e fantasiosa che danno brio e colore. Non male il cast, veloci i dialoghi, ritmo disinvolto, qualche risata e un orecchio attento alla colonna sonora. Nulla di memorabile, ma visione piacevole.
Al cinema eravamo io, il mio amico, una ragazza da sola, due cinesi che se ne sono andate a metà film. Un film destinato alla nicchia, ma che rivanga (rovesciandola) la mitologia dell'ultimo giorno di superiori in America, annettendo un tassello a quel mosaico enorme e complicato che è il racconto cinematografico dell'adolescenza americana, fatta di buoni sentimenti e di un'ansia che va oltre l'ansia che accomuna tutti gli adolescenti del mondo e che si sostanzia di una domanda politica: sarò all'altezza delle aspettative dell'America? In questo, La rivincita delle sfigate (non delle nerd, delle sfigate e basta, ossia quelle per cui è importante *solo* lo studio) è un film che si colloca perfettamente, pur accusando qualche rallentamento soprattutto a centro film per poi velocizzare tutto in area di rigore. La trama è semplice: distrutta da alcuni commenti negativi sulla sua Personalità, il membro politico e carismatico (ossia, carrierista) di un duo di super amiche che hanno fondato sulla paura degli altri (e su una rabbia mal riposta) il loro legame sentimentale, esibisce ai tre malcapitati (gente che si è divertita, ma soprattutto gente che ha studiato il giusto per entrare nelle più prestigiose università americane e che quindi non ha alcun bisogno di sentirsi inferiore agli altri) la sua teoria esistenziale: voi avete perso tempo con la socialità, io invece mi sono fatta il cul0 e quindi prima o poi vi piscerò in testa. Una variante del "me la pagherete cara" che anima tanti paurosi del mondo. Dopo aver appreso che i 3 compagni, senza trascurare elementi importanti della crescita e della formazione (per esempio: socializzare), hanno comunque ottenuto punteggi alti, la protagonista (che è madre, sorella, amica e amante dell'altra) viene investita da quello che gli alcolisti il momento di lucidità: non ho studiato per me stessa, ma per scavalcare gli altri, un effetto deleterio della competizione che ogni idea di scuola si porta dietro.
Decisa quindi a godersi il momento finale di una vita spesa all'insegna di un unico grande Errore, trascina l'amica sensibile (portatrice di un'altra questione politica: la sessualità) a una serie di feste, e in questo viaggio a tappe per Los Angeles vedono tre facce della festa come momento antropologico: la solitudine (la prima festa è vuota e conduce a comportamenti violenti e falsificanti), la recita sociale (la seconda, all'insegna di una teatralità interrotta dal momento gratificante e rivelatorio dato dalle droghe allucinogene, in cui significativamente le due amiche scoprono di amare profondamente i loro corpi), e infine la più dolorosa di tutte: l'autoinganno. Una volta scoperto di essere andate dietro all'ideale sentimentale sbagliato, non solo quello sociale ed economico dunque, le due amiche sbattono contro la Realtà della loro incompletezza: non si è mai preparati alla vita e al dolore. Si offendono, litigano davanti a tutti, e da lì comincia la vera svolta del film: una scoprirà la sessualità vera (com'è fatto davvero un corpo umano, come ci si sente a vomitare, cosa significa trasgredire le leggi), l'altra capisce che è importante essere più morbidi e indulgenti verso gli altri.
Un po' veloce il finale, ma questo è un film riuscito: anche grazie a una colonna sonora sontuosa (Cautious Clay, LCD Soundsystem, Dj Shadow, SBKRT), ripercorre i luoghi comuni del film adolescenziale americano a partire non dalla mitologia svuotata della crescita, ma indagando un aspetto socio-economico della competizione scolastica che aggiunge un pizzico di sano e benvenuto realismo in un genere ormai vetusto. Molto interessante a questo proposito la figura della professoressa un po' sballona. Insieme a "Love" la serie Netflix creata da Judd Apatow e con protagonisti Gillian Jacobs e Paul Rust, Los Angeles si sta trasformando sempre di più nell'immaginario USA un luogo di Millenial devastati dalla vita ma che la città riesce (quasi) sempre a curare con uno spirito di comunità che riesce a riconoscere con sempre maggiore indulgenza il cuore a metà di una generazione sentimentalmente ed economicamente allo sbando.