Fire Squad: recensione dell'action con Josh Brolin, Jennifer Connelly e Jeff Bridges
La storia vera di un'eroica squadra di vigili del fuoco dell'Arizona.
In un panorama hollywoodiano in cui i blockbuster sembrano possibili solo se tratti da nuvole parlanti, irrompe inatteso come uscito dagli anni ’80, epoca gloriosa del cinema muscolare, d'azione e senza fronzoli, la storia vera raccontata in Fire Squad. Equilibristico titolo italiano dell’originale Only the Brave (Solo i valorosi), racconta le vicende di un gruppo di vigili del fuoco della cittadina di Prescott, Arizona, i primi (e unici) a raggiungere il grado di specializzazione più alto, con responsabilità d’intervento in tutti gli Stati Uniti, provenendo da una realtà municipale. Joseph Kosinski, regista di Oblivion e dell’imminente ritorno di Top Gun, recupera un’idea molto classica di spettacolo cinematografico, applicando la storia eroica al catastrofico, con una lotta contro gli incendi spiegata in maniera molto tecnica, pur rimanendo spettacolare e ben orchestrata grazie a effetti speciali (specie sonori) all’altezza.
L’eroismo qui è alimentato dallo spirito di cameratismo che si crea fra un gruppo di uomini comuni chiamati a una causa superiore, quella della protezione dei propri concittadini dal nemico naturale più pericoloso di quelle zone semi desertiche: il fuoco degli incendi, spontanei o dolosi che siano. Una sporca ventina che annulla le debolezze individuali facendo forza sullo spirito di gruppo, sulla certezza che chi ti sta accanto ti guarderà le spalle e tu con lui. Il leader della squadra è l’archetipo dello spirito di resilienza, di chi si è rialzato dopo anni di cattive abitudini (qui la droga) per sfruttare al meglio la sua seconda opportunità. Josh Brolin riesce a meraviglia a rendere la durezza e al contempo la enorme umanità di questo fragile uomo reso granitico dall’amore per una splendida donna, l’altrettanto convincente Jennifer Connelly. Ma sono tutti gli attori, efficaci pezzi di un puzzle ben orchestrato, a convincere: da un magrissimo Miles Teller, in cui il capo si rivede da giovane, a cui viene data una seconda possibilità, all’invecchiato Jeff Bridges leader dei vigili del fuoco della zona.
Una storia vera che ripropone gli archetipi del genere, dimostrando come quest’ultimi siano fondati su uno spirito immutabile e fondativo della nazione americana: quello del pioniere che convive con una natura ostile e protegge il proprio focolare e i propri cari.
Aspettatevi una certa dose di retorica, ma solo alla fine e in dosi non da accanimento terapeutico, in un film che mantiene la semplicità asciutta della sua parabola, rispettando dall’inizio alla fine un patto tacito con lo spettatore, quello di uno spettacolo che si segue con coinvolgimento, senza annoiarsi, sapendo che non ci saranno troppi sconvolgimenti o sorprese. Un consiglio, però, visto che da questa parte dell’oceano poco sappiamo della storia reale, vi consigliamo di non andare a indagare prima com’è finita la vicenda eroica della lotta fra i Granite Mountain Hotshots e il devastante incendio di Yarnell Hill Fire.
- critico e giornalista cinematografico
- intervistatore seriale non pentito