"Noi siamo domani": intervista a Camila Morrone - la Repubblica
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Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze
Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze 
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"Noi siamo domani": intervista a Camila Morrone

Argentina e statunitense, modella e anche attrice, figlioccia di Al Pacino e musa di Patricia Arquette, nostalgica del grande cinema e avida di futuro, Camila è indie e al tempo stesso hollywoodiana, svincolata e inafferrabile

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Se volessimo fare dell’inafferrabilità un manifesto, Camila Morrone ne sarebbe la testimonial. Provate a prenderla. Sfugge. Non tanto per via della sdrucciolosa programmazione di questa intervista, piuttosto perché l’interprete del servizio di queste pagine sfugge a ogni classificazione: argentina e statunitense, modella e anche attrice, figlioccia di Al Pacino e musa di Patricia Arquette, nostalgica e avida di futuro, indie e al tempo stesso hollywoodiana (potremmo aggiungere anche fidanzata di Leonardo DiCaprio e sua ex). Insomma, pare quanto di più svincolato e ribelle abbia prodotto la sua generazione – che, non a caso, è anche la più inafferrabile: né Millennials né Gen Z, lei appartiene agli Zillennial, i nati in una manciata di anni cuscinetto, tra il 1994 e il 1997, e decisamente non se li fila nessuno. Eppure Camila ha talento e carattere e personalità sufficienti da essere senza vincoli e legare con brand stellari, uno su tutti Chanel, con cui c’è un rapporto speciale dal 2019 – del resto, la maison è una divisa perfetta per portare una outsider al centro dell’attenzione. 

In tutto il servizio. Abiti e accessori, Chanel. Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze
In tutto il servizio. Abiti e accessori, Chanel. Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze 

«Ciao, come stai, tutto bene?», esordisce al telefono. «Potremmo parlare italiano», azzarda, per poi fare subito marcia indietro: «Meglio di no… troppe  domande». In realtà non avremo il tempo di farne tante, però con la lingua originaria se la stava cavando ottimamente. Il cognome Morrone è un’eredità dei bisnonni, all’italiano dice di avere dato «una bella rispolverata durante la pandemia, lo studiavo a casa tutti i giorni». Essere a Roma per la Festa del Cinema (dove ha ricevuto il premio Progressive come attrice esordiente) è stato riconettersi alle proprie origini, oltre che «un’esperienza incredibile. È sempre bello tornare in quello che è uno dei miei Paesi preferiti. L’Italia è un simbolo, e una mecca cinematografica leggendaria». 

Camila Morrone è rappresentata da Img.
Camila Morrone è rappresentata da Img. 

Intanto, sta per portare al cinema un’altra leggenda: Gonzo Girl, accanto a Willem Dafoe e Sean Penn, il film è la prima regia di Patricia Arquette e racconta la vita di Hunter Stockton Thompson, scrittore e reporter che diede una svolta piuttosto epocale nella storia dell’informazione introducendo, tra le regole dell’obiettività anglosassone, un elemento esterno: sanguigno, passionale, appassionato… ovvero l’io, la soggettività. «Conoscevo Thompson, avevo letto Paura e delirio a Las Vegas», dice Camila a d. «Quando ho ottenuto la parte mi sono messa sotto a studiare Hell’s Angels, The Rum Diary… È stato bello fare i compiti per imparare un pezzo di storia che non conoscevo». Del resto Camila è nata nel 1997 e il film si svolge per lo più nel 1992 e molti dei primi lavori di Hunter sono precedenti. Curiosa del passato, Morrone ha un approccio al cinema fuori dagli schemi: lei fa parte della nuova generazione Indiewood, che guarda al futuro ma ha anche i piedi ben piantati per terra, si ispira ai maestri del passato e, perché no, indossa Chanel. «Adoro Ingrid Bergman e Rita Hayworth, Veronica Lake, Lauren Bacall e Katharine Hepburn. Adoro quell’epoca in generale». L’ammirazione per la golden age di Hollwood le ha dato il coraggio di portare avanti scelte indipendenti, da Bukowski di James Franco, che nel 2013 segna il suo debutto, a Daisy Jones & The Six, serie su una rockband immaginaria degli anni 70 in cui Camila era un’outsider centralissima. Così come lo è Allie in Gonzo Girl. «È lei la chiave della storia, che parla del passaggio nell’età adulta e della perdita dell’innocenza per qualsiasi ventenne con ambizioni, che cerca il successo per rendere orgogliosi gli altri ma anche se stesso, per dimostrare che è intelligente e lavora sodo»: al telefono Camila è una cascata di entusiasmo. «Alla fine di questo questo viaggio, Allie diventerà adulta andandosene con la sua dignità e lasciandosi tutto alle spalle». Nella valigia che porterà con sé «ci sono maturità e femminilità acquisite nel corso di un’esperienza breve, ma che hanno avuto un incredibile impatto sulla sua vita». 

Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze
Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze 

Diverso dall’impatto più diluito e quotidiano dell’ambiente in cui è cresciuta e dei genitori Lucila Polak e Máximo Morrone, lei attrice e lui modello. «Da piccola ero sempre con loro sui set e alle audizioni», dice. «Mio padre faceva spot pubblicitari, il che significava comunque studiare le battute e leggere i copioni. Credo sia stato allora, osservando tutte quelle persone con le loro aspirazioni, che ho capito di essere visceralmente attratta da questo mondo. Ho il tarlo della recitazione fin da quando ne ho memoria». 

Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze
Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze 

La sua torna spesso a Buenos Aires, dove si reca almeno una volta l’anno. «La mia famiglia vive ancora lì, i miei nonni, i miei cugini, i miei zii e le mie zie. È una seconda casa e una parte molto importante di ciò che sono». Anche professionalmente è un Paese che ha molto da insegnare. «Ci sono registi come Santiago Mitre con il suo Argentina, 1985, poi Gaspar Noé, Damián Szifrón con Storie pazzesche. Penso che stia producendo grandissima arte». 
Anche Hollywood non è male. Anche oggi, nonostante sia distante anni luce da quella che era l’età d’oro del cinema americano. «Ogni decennio ha portato attrici fantastiche, e io penso di trovare ispirazione in un unico grande mix».  

Servizio di James Valeri, foto di Davit Giorgadze
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