Lemmy Kilmister: My Life Story – Intervista

Lemmy Kilmister: My Life Story – Intervista

In esclusiva per l’Italia, l’intervista a Lemmy Kilmister rilasciata su Metallus!
Si ringrazia il Rock Mailorder EMP per la gentile concessione.

Intervista a cura di: Metalhammer UK
Traduzione in italiano a cura di: Elisa Brenna

“Sono certo che la metà delle persone che indossano le T-Shirt dei Motörhead non abbiano la fottutissima idea di chi siamo”
Lemmy

“Versavamo acido sulla folla con dei contagocce perchè se entra in contatto con la pelle sono guai”

LemmyL’uomo simbolo dei Motörhead, Lemmy Kilmister sta vivendo il sogno rock’n’roll da più di 40 anni. Aiutante di Hendrix, ed in procinto di avere anche un film ispirato alla sua vita. Lemmy è uno dei pochi a poter vantare il titolo di leggenda.

Quando e dove sei nato?
“Sono nato il 32 ottobre 1943.”

A quanto mi risulta Sir, era il 24 dicembre 1945 a Stoke-On-Trent.
“Yeah, sono nato a Stoke-On-Trent. Non si potrebbe essere più inglesi di così!”

Essere nato alla fine della guerra sembra aver temprato tutta la tua vita ed aver influenzato anche la tua carriera musicale visto che molti brani hanno per tema proprio la guerra.
“Bè, direi di sì, solo perché è stata una delle cose più importanti avvenute nel XX secolo. La Seconda Guerra Mondiale ha cambiato la vita di tutti, la mia, la vostra, quella di mia madre e quella di mio padre.”

Tuo padre era un predicatore. Questo ha influenzato la tua visione della religione?
“Certamente, anche se non l’ho mai conosciuto. Credo ci siano troppi boriosi che si riempiono la bocca con il concetto di religione, ma questo è malefico. La religione organizzata, come istituzione è quanto di più malefico e diabolico possa esistere. Se vuoi parlare con il tuo dio, chiunque egli sia, non hai bisogno di un’organizzazione che ti dica in quale luogo adorarlo.”

Qual’è stata la tua prima band?
“La mia prima band risale a quando andavo a scuola e si chiamava The Sundowners. Non ci siamo esibiti molto a dire il vero. Provavamo parecchio però. Poi sono stato in un paio di band locali, tra cui i The Sapphires per un paio di mesi. Quando mi sono trasferito a Manchester sono entrato nei The Rainmakers. La prima band degna di nota in cui ho suonato è stata quella dei Motown Sect. Abbiamo scelto questo nome perché Motown era il centro del mondo al tempo, anche se il nostro sound somigliava più a Pretty Things e roba del genere. Era come dire “ecco un pezzo per tutti i fan di James Brown…è di Chuck Berry!”. Dopo di loro ci sono staiti Rockin’ Vicars, Hawkwind e Sam Gopal.”

Sei stato aiutante di Hendrix. Com’è stato? Eri in soggezione?
“Tutti quanti erano completamente affascinati dalla sua musica. Seguivo ogni momento del suo spettacolo e non ho mai capito come facesse. Ti sedevi e rimanevi catturato da questo mancino. Era semplicemente incredibile e non credo potrà mai esserci un altro artista del genere. Si dice spesso sia un peccato che gente del genere muoia giovane. Eddie Cochran faceva la stessa cosa. Sarebbero tutti in un club a Las Vegas in questo momento.”

Ti sei unito agli Hawkwind nel 1971. Come hai fatto?
“Io e Dik Mik (tastierista degli Hawkwind) iniziammo ad uscire insieme. Aveva lasciato la band perché voleva trasferirsi in India sulla scia di una conversione spirituale, ma non è andato oltre Gloucester Road. Quando gli finirono i soldi, tornò indietro e mi portò con sé perché nel frattempo ero diventato il suo migliore amico. Mi presentai come chitarrista, ma quando il bassista non si presentò presi in mano io lo strumento. Il basso si adattava decisamente meglio a me perché, sebbene fossi bravo nelle ritmiche non ero in grado di eseguire assoli moderni.”

Pensi se la siano presa per il fatto che uno dei loro maggiori successi, “Silver machine”, fosse cantato da te?
“Credo che la cosa che gli abbia davvero mandati in bestia sia stata vedermi sulla copertina di un giornale con tanto di corona in testa. Ero nella band da soli quattro mesi!”

Questa è stata la tua prima hit con una band. Che impatto ha avuto tutto questo su di te?
“Abbiamo iniziato a lavorare molto di più e abbiamo anche fatto uno show on the road, semplicemente grandioso! Versavamo acido sulla folla con dei contagocce perchè se entra in contatto con la pelle sono guai. Spazzavamo tutto il cibo ed i drink del backstage mentre gli altri sembravano dire “io prenderò solo un succo di frutta…”.”

Anche questo senso di “comunità” sembra essere sparito.
“Già. È stato portato via dagli anni ’70 ed ’80 quando divenne semplicemente impossibile andare avanti così. Gli Hawkwind sono ancora così, vivono al top.”

Sei stato sbattuto fuori dagli Hawkwind nel 1975 perchè assumevi sostanze illegali…
“Il governo canadese decise che quelle erano sostanze illegali. Dissero che era Coca Cola, ma non era così, perciò mi scaricarono e fecero cadere le accuse. Sono stato una sola notte in prigione e mi dovettero rilasciare poiché il mio sostituto non sarebbe mai arrivato in tempo.”

Subito dopo essere uscito dagli Hawkwind hai dato vita ai Motörhead.
“Esatto. Gli ho messi in piedi in fredda e furia per avere la mia rivalsa. È servito a tener viva la pubblicità intorno a me, così che le persone sapessero che ero ancora in giro. È accaduto con Larry Wallis e Lucas Fox. La prima formazione era molto insicura e facevamo solo cover. Quando è arrivato  Phil Taylor abbiamo vissuto tre settimane a stretto contatto, Phil, Larry ed io: Phil mi aveva offerto un passaggio per gli studi ed abbiamo pensato di fargli fare un provino visto che volevamo sbarazzarci di Larry.  Abbiamo messo la batteria nel bagagliaio di una vecchia Cortina, che non aveva il parabrezza ed eravamo a metà gennaio. Poi si è aggiunto Fast Eddie (Clarke) visto che Phil lo conosceva sin da quando avevano riparato insieme una casa galleggiante, mentre Larry era tornato dai Pink Fairies.”

Già nel 1977 avete aperto il concerto dei Damned e siete stati probabilmente la prima band “Metal” ad essere accettata sulla scena punk. A cosa pensi sia stato dovuto tutto questo?
“Probabilmente è stato dovuto al fatto che suonavamo molto veloci e a loro questo è piaciuto. Eravamo punk nell’atteggiamento e ben lontani dai canoni dell’Heavy Metal. Ho sempre pensato avessimo molto di più in comune con  The Damned e Pistols piuttosto che con Judas Priest e Black Sabbath.”

L’era di The Clarke, Taylor, Kilmister  è stata probabilmente la più selvaggia per i Motörhead.
“Assolutamente si. I primi tempi sono sempre i migliori. Anche oggi abbiamo le nostre giornate al top, ma non si avvicinano mai a quelle che abbiamo vissuto. Avevo 30 anni e non mi importava di niente. Gli altri due erano anche più giovani di me, e va da sé che gliene importasse ancora meno. Phil Taylor se ne frega altamente di tutto anche oggi!”

Sei orgoglioso del fatto che molte persone vedano i Motörhead come un vero e proprio stile di vita e non solo come una band?
“E’ un vero e proprio stile di vita. Credo proprio verremo ricordati più per l’atteggiamento che per la nostra musica, sebbene questa sia di alto livello. Ma sono certo che metà delle persone che indossano una maglietta dei Motörhead non sappiano minimamente chi siamo. Se ogni persona che ha comprato una maglietta avesse comprato anche un CD, a quest’ora staremmo ridendo!”

Le opere di Joe Petagno sulle vostre magliette e sulle copertine dei vostri album sono sempre andate di pari passo con il vostro stile. Come mai allora Joe non si occupa più delle vostre copertine?
“Qualcuno gli ha messo in testa la storia delle royalty per materiale che noi abbiamo comprato a titolo definitivo. Il povero vecchio Joe ha tentato di farci causa e stronzate del genere, ma non aveva alcun appiglio, poiché noi eravamo perfettamente in regola. Abbiamo sempre comprato il suo materiale per il giusto prezzo e lui non si è mai lamentato. Poi un qualche avvocato e ha tentato il passo più lungo della gamba! Non si percepiscono royalty per un’immagine. Lo stesso Rembrant non ne ha mai percepite!”

Niente computer.
“Più vedo di internet più mi convinco che si tratti di un enorme errore! È il più grande mezzo di comunicazione di sempre, ma non dimentichiamoci che viene usato anche per truffare, per la pedofilia, schifosamente selvaggio. Se questo è tutto ciò che sappiamo fare di un mezzo del genere, bè allora meglio starne alla larga.”

Ti da davvero fastidio suonare “Ace Of Spades” oggi?
“Non l’ho mai detto né mai lo dirò. Le persone ti fanno dire cose che non hai mai pronunciato, solo per vendere più copie. Non odio “Ace Of Spades” e, come ho sempre detto, siamo stati fortunati e siamo diventati famosi grazie ad un pezzo davvero incredibile! Avremmo potuto essere i Bay City Rollers, Fermi a fare la stessa roba sempre ed indossando pantaloncini fantasia scozzese!”

Ti sembra strano essere considerato una leggenda vivente?
“Questa storia della “leggenda” è divertente. Ho visto moltissime persone crollare a causa della loro stessa pubblicità ed io non ho la minima intenzione di fare la stessa fine. Sid si è trasformato in Sid Vicious e John Richie è sparito completamente. Avrebbe dovuto far sedere John Richie su una spalla e portarlo sempre con sé, ma molte persone non riescono a farlo, soprattutto quando si è tanto giovani. Al giorno d’oggi succede sempre più spesso, si diventa famosi sempre più in fretta e non si riesce a costruire la propria personalità per affrontare tutto questo perché si è semplicemente sopraffatti dalla foga degli eventi. So perfettamente cosa si prova: ricordo quando No Sleep Til Hammersmith arrivò al numero 1, non ci siamo fermata per 2 anni di fila! Non sapevamo dove fossimo e con chi stavamo lavorando, era tutto uno spostarsi con gli aerei e non ci si fermava mai”

C’è un film in uscita su di te che si intitola “Lemmy: The movie”. Come è successo?
“Questi due pazzi sono venuti da me e mi hanno detto “Possiamo girare un film su di te?”. Così sono venuti in tour con noi per un paio di giorni e hanno filmato l’impossibile. Hanno poi tagliato e montato il tutto. Quando mi hanno fatto vedere il trailer ho dato la mia approvazione e li ho spinti a continuare. È un po’ come quando ho pubblicato il mio libro (“White Line Fever”); conoscere la mia vita potrebbe non essere di vitale importanza, ma è fottutamente divertente!”

Non è da tutti avere una propria action figure.
“E’ anche piuttosto accurata, vero? Ho chiesto “metterete anche un piccolo pene?” e mi hanno risposto di no. Non si può avere tutto dalla vita, ma ci ho comunque provato.”

Si può dire che tu abbia provato di tutto, tranne il matrimonio. Eppure hai scritto molti pezzi che parlano d’amore.
“Vero, ma sai qual è il fatto? Amo troppo essere innamorato e credo che tutto questo finisca una volta sposati. L’amore se ne esce dalla porta non appena tu oltrepassi la soglia ed è tutto un mutande sparse in giro dopo. Sono stato a lungo innamorato ma non ho mai trovato una donna per cui valesse la pena smettere di guardare le altre.”

Capo di abbigliamento preferito
“I pantaloni attillati! Non sopporto quegli stramaledetti pantaloni larghi. Ero obbligato ad indossarli a scuola e non ho intenzione di continuare a farlo! C’è qualcosa di sbagliato nei pantaloni sotto i quali si possono indossare i boxer!

Arma preferita
“Mi piacciono i coltelli e le lame poiché sono l’ultima vera forma di artigianato. C’è una sorta di artigianato nelle pistole, ma è diversa. Si può insegnare anche ad uno stramaledetto orangutango ad utilizzare una pistola, ma se si dovesse conficcare un coltello nel corpo di qualcuno per ucciderlo, ci sarebbero molti meno omicidi.”

Album preferiti
“I primi album degli Stones e tutti quelli dei Beatles. Gli Stones non erano poi dei cattivi ragazzi, sapete?  Beatles venivano dalla parte tosta del paese mentre gli Stones dai sobborghi di Londra. Ma è stato  Little Richard a cambiare la mia vita per sempre.”

Drink preferito
“Bourbon. Non è proprio Jack Daniel’s, che mi piace ed è più buono di molti altri, soprattutto se mischiato con la Coca Cola. La prima volta che sono venuto qui mi sono ripromesso di provare ogni singola bottiglia di bourbon del Rainbow, ma ce ne sono davvero troppe. Abbiamo una bottiglia di questo Everclear, trasparente, che porta scritto sull’etichetta “antica ricotta”. Una goccia di questo e sei ko per un giorno intero!”

Lato del carattere preferito
“Ciò che non deve mai mancare è il senso dell’umorismo, soprattutto l’autoironia. Moltissime band oggi non sanno nemmeno di cosa si tratti. È come avere un lapsus con una lingua straniera. Soprattutto qui, tutti sono tremendamente seri e noiosi. E’ come dover ripetere ogni volta “stavo scherzando pezzo di idiota”!”

brucemp

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Da fedele cliente, si unisce alla famiglia EMP quasi per caso, realizzando così un grande sogno bramato da lungo tempo. Appassionato di qualunque tema epico, dalla musica alla letteratura. Mette da parte i panni di Project Manager solo per recarsi a feste medioevali, sagre, concerti ed eventi ludici. Un giorno potrà riposare… ma non è questo il giorno! ;)

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