Incredibilmente, esistono angoli remoti del pianeta dove i confini nazionali non si estendono. Queste zone sono note come Terra Nullius, termine latino che significa “terra di nessuno“. Tra questi, c’è Bir Tawil, un territorio di 2.060 km² situato nel deserto tra Egitto e Sudan, non rivendicato da nessuno stato. Nonostante le temperature estreme, fino a 45°C, è principalmente abitato da tribù nomadi, come gli Ababda.
Questo curioso fenomeno geopolitico deriva da decisioni coloniali. Nel 1899, gli inglesi stabilirono che tutto a sud del 22° parallelo fosse sudanese, ma in seguito, nel 1902, Bir Tawil passò sotto amministrazione egiziana. Oggi, Egitto e Sudan continuano a sostenere che l’altro paese sia il legittimo proprietario. Persone come Jeremiah Heaton hanno tentato invano di rivendicarla, proclamandosi re del “Regno del Nord Sudan”. Bir Tawil rappresenta un caso esemplare per i diritti fondiari indigeni, ma rimane una Terra Nullius.
Un altro esempio è l’Antartide, in particolare Marie Byrd Land, il più grande territorio non reclamato al mondo. Nonostante sette nazioni abbiano rivendicato parti dell’Antartide, questo territorio di 1.605.792 km² rimane libero da rivendicazioni.
Infine, Gornja Siga, un lembo di foresta di 7 km² tra Croazia e Serbia, anch’esso non rivendicato. Nel 2015, il politico ceco Vít Jedlička lo dichiarò il microstato di Liberland, ma la polizia croata ha impedito accessi non autorizzati.
Questi esempi di Terra Nullius mostrano la fluidità dei confini e la complessità delle rivendicazioni territoriali. Nonostante il mondo sia diviso da linee cartografiche, queste “terre di nessuno” rivelano l’esistenza di confini non definiti e di dispute territoriali in corso. La scoperta di nuove Terra Nullius potrebbe continuare a rimodellare la nostra percezione di confini e territori.