Kurt Cobain: a 30 anni dalla morte il ricordo dei giorni romani. Il Colosseo, i cappuccini, il Piper. Poi, il ricovero in ospedale | Corriere.it

Kurt Cobain: a 30 anni dalla morte il ricordo dei giorni romani. Il Colosseo, i cappuccini, il Piper. Poi, il ricovero in ospedale

diEdoardo Iacolucci

La Capitale ha un posto speciale nella vita del frontman dei Nirvana. A Roma nel 1989 si tiene la disastrosa partenza del primo tour europeo della band, tra chitarre spaccate e fischi. E qui, 5 anni dopo, Cobain finirà ricoverato 

Kurt Cobain Colosseo Roma

Kurt Cobain in visita al Colosseo 

A trent’anni dalla sua morte, il 5 aprile del 1994, Kurt Cobain rimane un’eterna leggenda, sia per chi l’ha vissuto in quei turbolenti anni ’90 ed è cresciuto con le sue canzoni, sia per chi è un adolescente adesso a decenni di distanza.

La prima visita nel 1989

Eterna leggenda, come la città che visita per la prima volta nel 1989. In quell’anno Kurt Cobain tiene con i Nirvana, band ancora poco conosciuta in Europa, un concerto a Roma. La prima data europea era al Piper di via Tagliamento. Cobain, già psicologicamente poco stabile, spacca la sua chitarra e il microfono tra fischi del pubblico, poco avvezzo al grunge. Minaccia di buttarsi dalle grandi casse del locale. Un delirio: il frontman dei Nirvana opta per la cancellazione del tour e addirittura lo scioglimento del gruppo. A raccontarlo nel suo libro «Experiencing Nirvana», pubblicato una decina di anni fa, è la stessa persona che gli fece cambiare idea: Bruce Pavitt, il suo discografico. Pavitt dopo il concerto del Piper, lo porta in giro per la Capitale. Tra le rovine dei fori e del Colosseo Cobain si rigenera. Vicino al Colosseo c’è Monti, e lì il cantante compra una chitarra e i Nirvana dai vicoli di Roma riprendono vita. Un cappuccino alla stazione Termini e riparte il tour.

1991: concerto al Teatro Castello

Arriva così il 1991, l’anno di «Nevermind», il loro album manifesto che contiene tra le altre «Smells like teen spirit». Kurt Cobain è di nuovo nella Capitale, ma con un’accoglienza decisamente diversa. L’album vende migliaia di copie a settimana. I locali scelti sono tutti troppo piccoli per ospitare la band. Il concerto si tiene al Teatro Castello, dietro a San Pietro. Fuori ci sono duemila persone che non riescono ad entrare e dentro, tutto esaurito, con i mille fortunati che sono riusciti a comprare il biglietto. 

1994: il live a Marino e l'ultima apparizione tv

Passano tre anni e nel febbraio del 1994 i Nirvana, ormai famosissimi, tornano per un concerto nella Capitale, al Palaghiaccio di Marino. Folla in delirio. Ma Kurt Cobain è fermo, la voce è dissociata, il suono della sua Fender è fuori tempo. Dopo un’ora la prende e la tira violentemente dietro gli amplificatori. Il giorno dopo sarà ospitato da Serena Dandini a Tunnel, sulla Rai. Sarà l'ultima apparizione in tv dei Nirvana. La band esegue «Serve the Servants». Sul finale arriva persino il Lorenzo di Corrado Guzzanti, suo celebre personaggio liceale scarso a scuola ma grandissimo fan degli Iron Maiden e proprio dei Nirvana. 

Kurt Cobain cappuccino alla stazione Termini

Kurt Cobain prende un cappuccino alla stazione Termini

All'Excelsior trovato svenuto nel sangue

Pochi giorni dopo Kurt Cobain è nuovamente a Roma con la figlia di appena due anni Frances Bean e sua moglie Courtney Love. È lei la notte tra il 3 e il 4 marzo 1994, a ritrovarlo nella loro stanza dell’Hotel Excelsior, privo di conoscenza sul pavimento svenuto con sangue che gli usciva dal naso, dopo una bella cena in camera. Oltre a cibo e alcol, Kurt Cobain quella sera prende decine di pillole di Rohypnol, farmaco contro l’insonnia con effetti ipnotici e sedativi, ma che con un sovradosaggio, mischiandolo con alcolici ha effetti totalmente diversi, più simili a quelli una droga pesante. All’allarme della moglie, Kurt Cobain viene portato d’emergenza da via Veneto al Policlinico Umberto I. Arrivato all’ospedale viene sottoposto ad una lavanda gastrica. Viene poi trasferito all’American Hospital dove riprende conoscenza. Ancora non è chiaro se quello romano fu un tentativo di suicidio o meno, ma in quei giorni, in quelle settimane, era oscurato dalla sua forte depressione. A Roma Kurt era risorto nel 1989, e forse a Roma aveva deciso di finirla. Ci penserà un colpo di fucile che si sparò in testa un mese dopo, il 5 aprile di trent’anni fa, nella sua casa di Seattle. Aveva 27 anni.

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6 aprile 2024