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Recensioni con immagini
DA PRENDERE A PICCOLE DOSI altrimenti annoia
Quando uscì nel 1988 di questo disco mi piaceva il titolo – in sintonia con il frivolo animus del decennio – mentre mi irritò fin da subito la presunzione minimalista di quello stupido disegno in copertina. Già la grafica del precedente “Don Giovanni” mi aveva messo sull’avviso, ma adesso capivo che quella non era stata un’eccezione, quanto una vera svolta artistica – e qui mi riferisco anche alla forma canzone, fatta cioè di parole e musica – del nostro Lucio nazionale. Ascoltarlo allora fu un pugno nello stomaco, quasi come – vent’anni prima - era stato ascoltare il “Self Portrait” di Bob Dylan. Oggi sono diventato più tollerante: preso in dosi omeopatiche, cioè ascoltandone un pezzo ogni tanto, L’APPARENZA mi risulta anche divertente. Sarà che nel tempo ho fatto un po’ l’abitudine ai giochi di parole (poesie?) di Pasquale Panella e mi fa sorridere la bizzarria di certe rime (tipo “Trasvola / sopra l’ultima papilla la farfalla / E la lingua la spilla” in «Allontanando») come fosse uno scioglilingua. Metto appunto «Allontanando» tra le mie preferite e oltre a questa «Specchi Opposti»; «A Portata di Mano» e «Per Nome». È un gioco verbale visionario che sfrutta bene la vocalità del tutto particolare di Lucio e a piccole dosi si fa apprezzare: replicato però per tutte le canzoni alla fine (mi) annoia. Così come la produzione e gli arrangiamenti (di Robyn Smith, non proprio un colosso) e la musica stessa di Battisti, che nel suo innamoramento per gli strumenti elettronici smarrisce qui la propria originalità. Nessuno scandalo: ci sta che un autore voglia liberarsi dal cliché dei propri album identitari (in questo caso quelli del tandem con Mogol) e infili una serie minore come fu per Battisti quella dei “dischi bianchi”. Peccato gli sia mancato il tempo per regalarci altre svolte e (probabilmente) altre meraviglie.
Le recensioni migliori da altri paesi
Fabrizio Pompei
Melody and poetry at his best.
Recensito nel Regno Unito il 18 agosto 2015