Il Ritratto del Duca - Recensione

Un’inestimabile storia vera.

Il Ritratto del Duca – La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Una storia vera raccontata con umorismo “british” sofisticato ma brioso.
  • Magistrali come sempre le interpretazioni di Jim Broadbent e Helen Mirren.
  • Le implicazioni sociali rimangono un po’ in superficie, sacrificate sull’altare della leggerezza.

Benché le premesse di questa storia rievochino certi drammi sul sottoproletariato inglese raccontati da Ken Loach o Mike Leigh, Il Ritratto del Duca è una commedia brillante tanto british quanto leggera nella sua confezione asciutta ma briosa, dove la vecchiaia, l’esclusione sociale, un lutto non ancora elaborato e la precarietà finanziaria di due anziani si identificano col degrado suburbano di una Newcastle claustrofobica, in cui la televisione diventa davvero l’unica via di fuga possibile. Perché l’ultimo film di Roger Michell racconta proprio il buffo scontro di un ultrasessantenne con un mondo che non riconosce più, e nel quale nemmeno i figli sembrano trovare una collocazione. Allora tanto vale prenderlo per i fondelli.

Il film è una riflessione sul potere salvifico della menzogna, e quindi anche della finzione cinematografica.

Lie to me

Il personaggio di Kempton Bunton sembra una risposta colta, arguta e peperina al povero Daniel Blake di Kean Loach: combatte le proprie battaglie sociali senza tuttavia prendersela troppo se viene licenziato ingiustamente, magari per colpa della sua verve polemica. Teme solo i rimproveri della moglie Dorothy, domestica severa ma arzilla quanto lui e interpretata dalla strepitosa Helen Mirren; e scrive testi teatrali sistematicamente ignorati dalla BBC, cui non paga le bollette quasi per ripicca (perché gli anziani dovrebbero essere esentati dal canone!), quando in realtà le aspirazioni da drammaturgo gli servono soprattutto per elaborare la prematura scomparsa della figlia, con la quale riesce però a fare i conti molto meglio della consorte. L’arte della retorica lo aiuta anche nel dibattimento del processo finale, dove mette in scena una storia piena di bugie “necessarie” per spuntare l’happy ending.

Il film si articola come flashback di un processo intentato contro il protagonista per il furto di un celebre dipinto di Goya.

Così come il personaggio manipola il suo resoconto conquistando finalmente quel poco di visibilità cui aspirava, così il film gioca con un montaggio furbo ed elaborato già dai titoli di testa (che formano una sorta di puzzle in split screen) per raccontare una storia di invisibili ai margini della società. Senza cadere vittima di tentazioni intellettualistiche, Michell intavola una riflessione semplice ma ficcante sul ruolo della finzione artistica per penetrare il reale, ovvero quell’intreccio di emarginazioni, sconfitte private e ingiustizie sociali già protagonista di tanto cinema verista britannico. D’altronde, anche Kempton col suo testo teatrale cerca infatti di riportare idealmente in vita la figlia scomparsa, per permettere a Dorothy di elaborarne il lutto.

Girato nel 2020 e posticipato per via della pandemia, il film è stato presentato in concorso all'ultima edizione del Festival di Venezia.

Laughing too loud

Come tanti film ispirati a fatti o persone reali, Il Ritratto del Duca si sente con le spalle coperte per il suo background da storia vera dimenticando però di approfondire sul serio le implicazioni del racconto. La sceneggiatura di Richard Bean e Clive Coleman costruisce una cornice ricca di spunti sul piano della critica sociale ma, al contrario del protagonista, non li prende mai veramente di petto. Persino il sottotesto del lutto che governa tutte le dinamiche familiari dei Bunton viene lasciato un po’ troppo sullo sfondo, nonostante il potenziale molto emozionante del rapporto tra i due coniugi e i figli. Peccato, si poteva entrare nelle pieghe di una vicenda così ricca di sfaccettature senza necessariamente perdere la leggerezza e il tono sofisticato cui il regista sembra aspirare sopra ogni altra cosa. Perché in fondo dietro ogni crimine c’è sempre una storia di disagio, no? Qui invece Michell rischia di fare torto ai suoi stessi personaggi, trasformando la loro amarezza in un bozzetto eccentrico, spassoso ed arguto ma anche fondamentalmente inoffensivo.

E' successo davvero?

Il Ritratto del Duca è uscito nelle sale italiane lo scorso 3 Marzo.

Verdetto

Il Ritratto del Duca è un film grazioso, divertente e onesto, cui manca però lo stesso eccentrico coraggio dei propri protagonisti. Il regista di Notting Hill confeziona la sua opera (postuma, purtroppo) più ambiziosa a livello stilistico ma lascia la critica sociale affiorare solo occasionalmente in superficie, sacrificandola sull’altare di una brillantezza molto composta e bonaria. Peccato, perché la sceneggiatura di Bean e Coleman contiene in nuce tutti gli ingredienti necessari per una commedia davvero ficcante su questi personaggi invisibili della provincia inglese. Anche così com’è, il film regala comunque un intrattenimento di qualità specie per la magistrale interpretazione del duo Broadbent-Mirren.

In questo articolo

Il Ritratto del Duca – La recensione

7
Discreto
Una “storia vera” divertente ed eccentrica, che avrebbe meritato uno sguardo più approfondito sui personaggi.
Il Ritratto del Duca
Approfondisci
Commenti