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Quel triste 15 maggio del 1986 morì Elio De Angelis

Il 14 maggio del 1986 rappresentò una delle svolte per la F.1. Era un giornata di test privata, di pneumatici in particolare, sul circuito del Paul Ricard, nel sud della Francia. Un circuito importante per le sue configurazioni possibili e per quel lungo rettifilo che portava alla curva di Signe dove si aveva la giusta sensazione nel rapporto tra la qualità della monoposto ed il coraggio del pilota.

Quando le prove stavano quasi per finire e forse questa”smania” di effettuare ancora uno stint fu all’origine dell’incidente che ha portato poi al decesso di Elio De Angelis il più che talentoso pilota italiano che era al guida della Brabham “sogliola”.

La sua monoposto, già di per sé problematica nella gestione, perse in piena velocità l’alettone posteriore che si mormora sia stato trovato parecchi metri prima dell’impatto fatale, ancora integro con il suo supporto, ma staccatosi della monoposto, in quanto si sospetta che non fosse stato fissato, nella fretta, a dovere.

Impatto devastante e conseguente incendio, che fu difficile domare per le tempistiche, lente, dell’intervento dei mezzi necessari con gli estintori cui parteciparono per primi gli altri piloti presenti in pista. Mezzi di soccorso ed estintori che poi furono pretesi, dai piloti, anche per questa tipologia di test privati e fatti in economia.

Il decesso del pilota romano fu da imputarsi alle prolungate inalazioni dell’acre fumo emanato da un carburante che era lontano parente della benzina, in quanto gli altri danni fisici sembra che fossero stati abbastanza limitati.

Elio De Angelis era una gran persona in tutti i sensi, non solo per le sue capacità di guida veloce, ma anche per il gran numero di interessi che aveva nella vita, buono per non diretto ottimo suonatore di piano non professionista.

Figlio di un noto costruttore edile romano, poi rapito dall’anonima sarda ed alla cui liberazione partecipò anche don Srgio Mantovani, il noto don Ruspa, tutto quello che ha ottenuto nello sport dei motori lo deve alle sue capacità di guida e di interpretazione del mezzo e non certo per quella valigia piena di dollari che il padre gli avrebbe potuto permettere.

Da ricordare che giovanissimo ebbe anche l’opportunità di effettuare un test a Fiorano per partecipare ad uno sviluppo parallelo con la squadra corse di F.1 che era impegnata in test in Sud Africa, con i piloti ufficiali.

Enzo Ferrari ne seguiva le prestazioni e si dice che gli avesse, dopo quel test a Fiorano, anche fatto firmare un accordo per trovare un giusto futuro insieme ma che non si concretizzò in quanto il pilota romano fu chiamato a guidare in gara dalla concorrenza, nell’immediato.

La considerazione di cui godeva nel mondo dei motori la si potè valutare appieno il giorno dei funerali Roma dove quasi unanime fu la presenza degli uomini più importanti della F.1 e dello sport italiano.