Il giorno della locusta - Docsity

il giorno della locusta, Appunti di Letteratura

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riassunto e analisi del libro il giorno della locusta
Caricato il 11/05/2019
anna-morcinelli
anna-morcinelli🇮🇹
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1 IL GIORNO DELLA LOCUSTA NATHANAEL WEST Sono molti gli autori che hanno trovato in Hollywood una naturale musa ispiratrice. Da Fitzgerald a Mialer passando per Schulberg e Bukowski, Chandler, Huxley, Waugh e O’Hara. Ma Nathanael West è stato il primo a volgere lo sguardo oltre gli sfarzi promessi da questa grande città cimentandosi, con Il giorno della locusta (The day of the locust, 1939), in una potente analisi romanzesca della civiltà dei media. Nathanael West - scrittore, sceneggiatore, commediografo - è stato uno dei più originali autori della sua generazione. Con la sua sensibilità visionaria e uno stile che - per immediatezza e spregio delle regole logico temporali -presenta molte analogie con quello dei fumetti, West è stato capace di descrivere la brutalità del mondo contemporaneo in maniera ferocemente profetica. Oltre a Il giorno della locusta è stato autore di un altro grande classico dell’ultimo secolo Signorina Cuorinfranti (Miss Lonelyhearts, 1933) e di due lavori minori: La vita in sogno di Balso Snell (The Dream Life of Balso Snell, 1931) e Un milione tondo (A Cool Million, 1934). A 75 anni dalla sua prima edizione, Il giorno della locusta rimane uno fra i più significativi romanzi mai scritti su Hollywood. Una grande storia che usa Los Angeles come lente dalla quale esaminare un’America scossa dalla grande depressione e che rivela un paese paralizzato da corruzione, ipocrisia, avidità e rabbia. West non si interessa alle star del grande schermo. Né è eccitato da quella Hollywood che si vuole capitale del glamour e dell’ostentazione. Invece la sua narrazione ci trascina nei backstage e si concentra sugli intricati meccanismi del bizantino lavoro di chi scrive i copioni, monta i set, prepara le macchine da presa e vivacchia di comparsate. In apertura del romanzo una folla di finti fanti, guardie e cavalleggeri si raduna confusamente per combattere una falsa Battaglia di Waterloo. “Teatro Nove, maledetti! Teatro Nove” urla attraverso il suo megafono un isterico aiuto regista. Gli eroi di West sono quelli fregati dal sistema, sono attori secondari, sono modesti assistenti di scena e scrittori senza pretese. E poi eccole, le locuste. Americani manipolati e alienati dai mass- media, migranti centroamericani sedotti dalla promessa di una California tutta sole e agrumi, i nuovi poveri del Midwest, bianchi e protestanti, espropriati dalle banche delle proprie fattorie ormai non più redditizie. Quella che si riunisce fuori dal Palazzo Persiano del Cinema di Kahn è una società devastata dal consumismo, incapace di crescere o cambiare, percossa da sconfitte continue; si perde nelle cupole rosa e nei delicati minareti del cinema, attende inebetita le celebrità e poi esplode in un caos violento e apparentemente immotivato. Un delirio grottesco che si farà rivolta e porterà alla completa devastazione di Los Angeles. Omaggiando la macchina Hollywoodiana e i suoi lavoratori invisibili, West è stato in grado di proiettare una nuova luce sullo showbiz. A quel Dream Dump rappresentato dalla banale quotidianità dell’America anni trenta ha invece preferito una violenza cieca e nauseante capace di sconcertare ancora oggi. Se le genti di West fossero state protagoniste di una poesia di W.H. Auden, quest’ultimo le avrebbe certamente fatte rientrare in quella categoria umana che compassionevolmente definiva cripples. Ma non di storpi ha scritto West che, nel titolo provvisorio inizialmente attribuito al romanzo, si riferiva loro come The Cheated. Nato a New York, West passò gran parte della propria vita di adulto gestendo Hotel a Manhattan e dedicando il proprio tempo libero alla scrittura. I suoi primi tre romanzi gli fruttarono la ridicola cifra di 780$, un reddito insufficiente anche durante la Depressione. Trasferitosi a Hollywood nel 1935 trovò impiego in qualità di sceneggiatore presso il Republic, un Poverty Row che produceva B- Movies le cui star erano per lo più cavalli e cantanti cowboy. Fu in questo contesto che West maturò l’idea che poi fu alla base del suo nuovo romanzo. 2 Il 1939 fu un grande anno per la fiction statunitense. Furore (The Grapes of Wrath, 1939) di John Steinbeck fu un immediato successo di pubblico e critica. Piazzatosi immediatamente in vetta alla classifica dei bestseller, vinse nell’arco di pochi mesi il National Book Award e il Premio Pulitzer. Una sfortuna per Il giorno della locusta che, uscito poche settimane dopo il capolavoro di Steinbeck, ne finì inevitabilmente eclissato. Come i suoi lavori precedenti, anche questo ebbe uno scarso successo commerciale e fu duramente recensito da una larga parte della critica dell’epoca. Anche quell’Edmund Wilson che di West fu grande amico, nei confronti del libro di quest’ultimo si esprimette con una netta stroncatura (assolutamente non all’altezza di Miss Lonelyhearths sentenziò Wilson). Abbattuto, West scriveva al suo amico F. Scott Fitzgerald: “Sinora il tabellino riporta: Buone recensioni, 15% — Cattive recensioni, 25% — Brutali attacchi alla mia persona, 60%” e amaramente sottolineava “Vendite: praticamente nessuna”. Proprio in uno scambio con Edmund Wilson definì il suo stesso libro “quello che un editore chiamerebbe un flop totale”. E quindi non fu un duro colpo solo per lui. A seguito dell’uscita del volume, Random House — nella persona dell’editore Bennet Cerf — ebbe a dichiarare che mai più avrebbe ripubblicato un libro incentrato su Hollywood. Un evidente esagerazione, poiché di li a poco, fu proprio Cerf a selezionare e pubblicare Perché corre Sammy? (What Makes Sammy Run?, 1941). A conti fatti, l’editoria è un business fra i tanti. Nel frattempo West dissimulava la propria delusione sotto una maschera di serenità benché non mancasse di ammettere la propria confusione. “Sembra che io non abbia un mercato al quale riferirmi” diceva. La splendida sequenza di chiusura, che vede una folla avanzare amorfa, come un’unica massa dal volto camuffato da una mascherata grottesca, corona il grande lavoro di fotografia curato dal maestro Conrad Hall. Una bella testimonianza dello sforzo profuso da una produzione ambiziosa che è stata capace di tributare magistralmente questo grande libro. Il giorno della locusta (The Day of the Locust, 1939), quarto e ultimo romanzo dello scrittore e sceneggiatore americano Nathanael West, – dopo La vita in sogno di Balso Snell, Signorina Cuorinfranti, e Un milione tondo tondo -, è forse la più lucida e feroce satira che sia mai stata scritta sullo scintillante e vuoto mondo del cinema della Hollywood degli anni Trenta, (che stigmatizza con il lapidario: Mangiavano cibo di cartone di fronte ad una cascata di cellophane) descritto come una vera e propria discarica emozionale e popolato da falliti di ogni risma, nutriti da falsi e corrotti valori morali, assetati di fama e felicità e destinati invece a vedere i propri sogni infranti dallo spietato meccanismo che regola quel mondo che essi stessi hanno contribuito a creare. Non lasciatevi ingannare dalla raffinata ed elegante ricchezza espositiva, Il giorno della locusta è un romanzo permeato di violenza e di crudeltà: immaginata, (la scena in cui Tod fantastica di stuprare Faye, interrotto dal cameriere, spoglia il personaggio di ogni eroicità e pietà); rappresentata metaforicamente; mostrata nella realtà. La tensione puramente sessuale è un altro filo conduttore incanalato nel personaggio di Faye, donna bellissima ma senza alcuna qualità morale, vivificata solo dall’ambizione di diventare attrice, e disponibile con tutti tranne che, immotivatamente, con il protagonista al quale si nega con un semplice: non ti amo. AMBIENTAZIONE Ambientato durante la Grande Depressione, in una Hollywood fatiscente e degradata, (molto lontana dall’immaginario comune fatto di lustrini, luci della ribalta, dive platinate, feste senza fine, ville milionarie quint’essenza simbolo del sogno americano), Il giorno della locusta narra le gesta ben