LA MASSONERIA A TARANTO: NELL’OCCUPAZIONE FRANCESE (1803-1805

LA MASSONERIA A TARANTO

NELL’OCCUPAZIONE FRANCESE (1803-1805)

di

Francesco Guida

Taranto è stata sempre un’ ambita meta strategica per la politica militare di qualunque potenza. Napoleone Bonaparte apprezzò in modo particolare la sua collocazione geografica e la sua disposizione che ben si prestava ad essere un punto di riferimento per la strategia militare nel Mediterraneo. Ed è proprio a Napoleone che la città deve uno dei suoi maggiori tributi per lo sviluppo che ricevette in quel periodo. Dopo la prima fase dell’occupazione. conclusa nel maggio 1802. l’anno successivo, il 18 maggio 1803, con la dichiarazione di guerra dell’Inghilterra alla Francia, Napoleone ordinò che fosse nuovamente occupata la Puglia. nominando il generale Laurent Gouvion Saint Cyr comandante del Corpo d’Osservazione del Mezzogiorno. In questo periodo, il 3 settembre 1803, morì P. A. Choderlos de Laclos.

Laurent Gouvion de Saint Cyr

Laurent, marchese de Gouvion Saint Cyr, Maresciallo ( 1 8 1 2) e Conte dell’ Impero (1 8 1 5), nacque a Toul il 13 aprile 1764, morì a Hyères il 17 marzo 1830.

Non ha perduto una sola battaglia e si distinse tra i Marescialli napoleonici per la sua fermezza e la sua indipendenza di carattere. Figlio di un conciatore, non aveva che tre anni quando sua madre abbandonò la famiglia. Dopo un viaggio di due anni in Italia, diventò maestro di disegno a Toul e successivamente a Parigi. Nel 1792 decise di aderire all’esercito repubblicano. E la che aggiunse “Saint Cyr” al suo nome, per distinguersi dai suoi cugini. Combatté nell’esercito della Mosella.

Intelligente, istruito, capace, aveva un eccellente colpo d’occhio. Gouvion. Saint. Cyr guadagnò rapidamente i galloni militari. Il 16 giugno 1794 era già Generale di Divisione. un record di rapidità, comandò una divisione dell’esercito a Rhin c Mosella. Nel 1798, ricevette il Comando provvisorio dell’esercito a Roma che invase gli stati pontifici c creò la Repubblica Romana. Gouvion ripollò la disciplina nei ranghi degli ufficiali. che erano in procinto di essere destituiti da Massena.

Il 26 luglio 1798: risultava nei ranghi dell’Armata d’Italia e partecipò . sotto Joubert, alla battaglia di Wom, il 15 agosto 1799. Dopo la battaglia, si ricongiunse al resto del]’ armata. Quando Massena va a rimpiazzare Joubert. ucciso a Novi. Gouvion ottiene d’essere destinato all’ armata d’ Italia e batté l’esercito austriaco. Per le sue vittorie in Italia Napoleone gli conferì il brevetto di primo tenente dell’ armata e la spada d’onore.

Destinato all’armata di Germania sotto Moreau. conquistò Friburgo e partecipo” alla battaglia d’ Hohenlinden, il 3 dicembre 1800. Nel 1801, venne incaricato di accompagnare Luciano Bonaparte in Spagna. Due anni dopo, fu tenente del Corpo di occupazione a Napoli, sotto Murat.

Comunque. si rivelò un po’troppo indipendente sul piano politico. secondo le impressioni dei suoi superiori. Nel 1804, non sarà nominato maresciallo, ma diventò Colonnello Generale dei Corazzieri. Nel 1 805, entra nei ranghi dell ‘esercito che deve sottomettere il Regno di Napoli, ove Giuseppe è il nuovo Re. Comandò un corpo d’armata durante la campagna di Polonia nel 1 807, e venne nominato governatore di Varsavia. Nel 1808 prende il comando del VII corpo con carta bianca per operare in Catalogna. Gouvion guadagnò vittoria su vittoria. Malgrado la carenza di artiglieria e di munizioni, giunse  a conquistare il forte di Roses il 4 dicembre 1808 e Barcellona. Ricevette allora degli ordini che considerava irrealizzabili, enza gli valse gli arresti ed una nuova quarantena.

Nel 1811 Napoleone lo richiamò al Consiglio di Stato affidandogli il comando del VI corpo della Grande Armata. Gouvion si rituffò nelle battaglie: sconfiggendo nuovamente Wittgenstein a Poiotsk. Il 18 agosto 1812 e ricevette il bastone di Maresciallo con il titolo di Conte.

Partecipò alla battaglia di Dresda il 26-27 agosto 1 813. con l’incarico ricevuto da Napoleone di difendere la città, ma dovette  arrendersi per mancanza di munizioni e di viveri, capitolando l’ I i novembre 1813. Fu prigioniero sino al giugno 1814. Quando ritornò in Francia. Luigi XVIII lo nominò Pari di Francia. Al ritorno di Napoleone dall’sola d’Elba, Gouvion a Orleans fa portare la coccarda bianca al suoi uomini in segno di lealtà al re. Seguì Luigi XVIII a Gand e fu incaricato per diversi affari dal Ministero della Guerra tra il 1815 e 1821, contribuì a far avvicinare alla monarchia molti ufficiali di Napoleone. Fece votare l’ importante legge militare del IO marzo 1 8 1 8 per la riorganizzazione del] “esercito, che regolava la materia dell ‘ arruolamento e dell ‘ avanzamento nella carriera (avanzamento di grado per anzianità  e abrogazione del privilegio dei nobili di entrare nell’esercito direttamente con i gradi di ufficiale). Ma dovette affrontare l’ostilità degli estremisti che la esclusero definitivamente nel 1821. Luigi XVIII l’ aveva fatto Marchese nel 1816.

Scrisse numerose opere di storia militare sulle campagne della Rivoluzione e dell Impero.

Dalla sua sposa c cugina Anne Gouvion ebbe dopo vent’ anni di matrimonio un figlio, Laurent François i . Per la storia massonica la figura di Gouvion Saint Cyr non è da ignorare in quanto proprio per il suo avallo si innalzarono le prime colonne del Tempio massonico d’Otranto. organizzate da un controverso personaggio della storia politica dl tempo nonché uno dei protagonisti della costituzione del Grande Oriente d’Italia, il generale bresciano Giuseppe Lechi.

Il massone Lechi e l’indipendenza Italiana

Giuseppe Lechi nato ad Aspes presso Brescia il 5 dicembre 1766, venne avviato giovanissimo alla carriera militare a Vienna dal padre. conte Faustino Lechi, affiliato ad una loggia bresciana intorno al 1770. Nel 1793, congedatosi dall’esercito austriaco e rientrato nella città natale, fu tra i promotori del circolo “Buoni Cugini”, che aveva assorbito le idee di libertà, uguaglianza e fratellanza della rivoluzione francese, e venne arrestato il 4 maggio 1794. Dopo l’esperienza della Repubblica Cisalpina, Lechi fuggì in Francia, ove tra il 1799 e il 1800 costituì la Legione Italica partecipando alla seconda occupazione di Napoleone in Italia. Dopo la pace di Luneville tornò a Milano ove probabilmente fece parte della Loggia la Concordia prima ed alla L’ Hereuse Rencontre successivamente. Con la nuova guerra anglo-francese del 1803 fu nominato comandante del terzo reggimento del Corpo di Osservazione del Mezzogiorno, giungendo a Bari l’ I l luglio 1803 con una colonna di Polacchi2 . Quella di Giuseppe Lechi si può definire una famiglia intrisa profondamente di spirito massonico, Oltre al padre Faustino, erano massoni anche i fratelli Teodoro Lechi. Colonnello della Guardia Reale. nominato I Sorvegliante tra i 28 Grandi Ufficiali “in esercizio” della Gran Loggia Generale Simbolica del Grande Oriente d’ Italia; Angelo Lechi, Vice Comandante, Scuo, nominato tra i suddetti come Cerimoniere: Giacomo Lechi, legislatore, nominato Porta Stendardo tra i 28 Grandi Ufficiali in esercizio del Gran Capitolo Generale del G. O. I.

Giuseppe Lechi fu un personaggio molto controverso. Taluni storici lo considerano di dubbia moralità per via del{e accuse di ricatti ed estorsioni che avrebbe compiuto quando era di stanza a Barletta. a Bari. a Lecce: avido di denaro che non si peritava di procurarsi nei modi più disinvolti. Altri invece lo considerano. seppur con un carattere impulsivo ed impetuoso, uno dei precursori dell ‘unità italiana. Tale giudizio scaturisce dalla polemica sorta sulla presunta congiura di Lechi contro i francesi a favore del re borbone. Il 5 ottobre 1803 il Capitano Carlo Maml!i, si presentò al ministro borbone Acton. in nome e per conto di Lechi. proponendogli un patto segreto secondo il quale Lechi e il generale Ver. suo intimo amico c fratello massone, disgustati dal comportamento dei Francesi. tesi a depredare il regno d’ltalia dei suoi teson e noncuranti delle esigenze dei patrioti italiani di indipendenza. erano disposti, con congruo compenso. ad attuare un colpo di mano contro i francesi, impegnati nelle campagne contro I’Inghilterra. lasciando il suolo italiano dal dominio straniero e ponendovi a capo proprio il re borbone. quale garante dell’unità nazionale.

Essendo tristemente nota la fama di Lechi, Acton organizzò un incontro in gran segreto in una stazione postale nella campagna di Cerignola tra questi ed un suo fiduciario, i! Colonnello Giovanbattista Colaianni. AI Colaianni Lechi confermò il suo piano pur con molta prudenza dialettica. Tale proposta non venne accolta positivamente dalla corte napoletana che. anzi, considerandola una provocazione dei francesi per far manifestare sordo livore nei loro confronti informarono l’ambasciatore Alquier a Napoli. Della situazione venne informato lo stesso Napoleone, che conoscendo I .echi come un “grande rivoluzionario si rifiutò di credere a tale verità, preferendo invece supporre una macchinazione della corte napoletana. Alla fine chi passò i guai fu solo il capitano Mameli. che venne arrestato e ritenuto l’autonomo ideatore della truffa tentata alla corte borbonica per spillare quattrini. Come interpretare il comportamento di Lechi?

Carlo Di Somma Circello; ipotizzò che effettivamente Lechi avesse tramato con Ver ma non per I ‘indipendenza italiana bensì per lucro. Quaranta anni dopo invece “un altro storico. il grande pugliese Antonio Luccarelli di Acquaviva delle Fonti. con maggiori fonti documentarie risolse che “al di sopra di ogni dubbio e di ogni preconcetto sta il fatto indiscutibile che un insigne italiano – quantunque esuberante dalla probità morale che non sempre. purtroppo, si accompagna alla dirittura politica – ammirato per esimio valore. posto dal Bonaparte a capo di nunzerose truppe ed elevalo ad eminenti onori, va formulando un audace piano per la redenzione della Patria, e già intravede la necessità di capitanare il moto unitario. all’infuori di ogni straniera in fratellanza, da un sovrano nazionale, che la sua autorità e la sua .forza – premio il regno dell’Italia una e indipendente – ponga a servizio del nostro Risorgirnenlo.”

Filippo Severoli

Altro personaggio insigne fu il generale Filippo Severoli, nato a Faenza nel 1766 ed ivi morto nel 1822. Arruolatosi nelle truppe cisalpine si distinse per l’alto valore dimostrato tanto da essere nominato presto colonnello e nel 1 800 generale di brigata. Partecipo” nel 1803 alla spedizione del generale Massena all’occupazione del Regno di Napoli, ed ad altre campagne militari. Il 25 ottobre 1804 Severoli era di stanza a Taranto. Nell’aprile del 1805 risultava affiliato come Secondo Sorvegliante alla Loggia Della Filantropia all’Oriente di Lecce, una loggia castrense formata da ufficiali dell e Armata Francese.

L’abate Antonio Tanza, vicario arcivescovile reggente la diocesi di Taranto. scrisse a tal riguardo una gustosissima lettera al suo arcivescovo. Mons. Giuseppe Capecelatro. autoesiliatosi a Napoli (a seguito della sua ambigua condotta per i fatti del 1799), che merita di essere riportata integralmente per la sua tipica vena:

Taranto. 17 febbraio 1805

E’ partita questa mattina con tutte le benedizioni una diavola americana che stava in questo palazzo da camerata col Sig. generale (Severoli) : una vera puttana errante, una diavola porca e sporca, una voragine. Nell ‘assenza del generale si sfrenò tanto che tornato lui ed informato la cacciò via a calci in culo e questa mattina sopra un legno sdruggito  la fatta partire. questa porca stava nel quarto inferiore al mio, non soffriva che posassi l’orinale dopo essermi servito. Il ‘*mio chierico. il mio domestico, i miei cursori erano in una suggestione di dover camminare colla punta dei piedi sino a tardi perché la noia fino a tardi altum stendebat. Il generale  l’amava e la trattava da quella che non era e duolsi che un prete vedeva e pensava meglio di lui: perché qualche cosa gli .fu detto anche a nome mio.”

Il buon abate Tanza era di spirito molto disincantato. e pratico dei fatti della vita. Fu sempre lui. in altra corrispondenza con Capecelatro, a descrivere il felice approccio dei tarantini con i francesi con rara efficacia:

“Io, “minchione, andavo affligendomi per le signorine che avrebbero voluto entrare nei monasteri

(che erano il ricovero delle ragazze di buona famiglia). Niuna ha mostrato tal desiderio: eunbabus ulnis

(trad. a braccia aperte) direbbe il “mio Pisino, e qualche altro: divaricatis coxist

Le Logge “Della Filantropia” e “L’Amica dell’uomo”

Tra la fine del 1804 e gli inizi del 1805 Lechi costituì in Taranto due logge: Della Filantropia e L’ Amica dell’uomo. La loggia “Della Filantropia” era composta da militari italiani, francesi, polacchi. corsi, che facevano parte dell’ Armata Francese, come si nota dal piedilista qui riprodotto:

Francesco Jovy, nato a Corfù il 30.9. 1772, capitano nella V        Maestro Venerabile.

Giacinto Provana. nato a Torino il 12.6.1775, tenente, Maestro Prilno Soprintendente, Alpidio Ponte, nato io    Corsica nel 1760, Capo Batt. ne. Maestro Secondo Soprintentente.

Pietro Grosso. nato a Casale l’ l . I l . 1780, Furiere, Segretario.

Paolo St. Paul, nato a S. Croix il 25.4. 1773. Aiut. di campo del gen. Severoli, M. Oratore.

Cesare Gini. nato a Bologna il 1776, Pagatore della Divisione. Maestro Tesoriere,

Pietro Manini, nato a Bologna 1’8. IO. 1779. Militare, Maestro.

Filippo Severoli. nato a Faenza nel 1776. Generale. Maestro.

Gaetano Stokolski, nato in Polonia il } 9.7.1779. Tenente di Cavalleria polacca. Maestro.

Luigi Albini, nato a Villafranca il 22.9.1777. Aiutante M. e nella V, C01npawno.

Luigi Allegro. nato a Napoli il 13. I . 1 775, Sergente dei Granatieri. Apprendista,

 Antonio Scassi. nato in Corsica il 19. i 0.1771. marinaio impiegato nella Divisiuone,

Carlo Rossi, nato a Reggio. Aiutante di campoi del gentile. Apprendista

Pasquale Ghidini. nato a Parnlail 7.3. 1779, segretario del gen. Severoli. Apptrendista.

Giuseppe Milanesio, nato a Savigliano il 1 7.1.1771 , Capitano, Apprendista,

Antonio Gout, nato a Napoli il 21.6.1779, Tenente, , Apprendista.

Bertrand, Capitano del Genio, Apprendista.

Cesare Varrone, nato a Bologna il 15.1 ()-1781. Segretario, Apprendista. (Fonte E Bramato)

Essa quindi non era stanziale ma seguiva i movimenti della truppa, tanto che nel marzo del 1805 la loggia si trovava di stanza a Lecce ove erano stati trasferiti i suoi componenti militari 7 . Considerazioni diverse merita la loggia “L’ Amica dell’ Uomo” in quanto formata da Tarantini. Come si rese possibile la costituzione di due logge massoniche se la Massoneria era proibita e perseguitata nel Regno di Napoli?

Essi facevano capo al Grande Oriente presso la Divisione dell ‘Armata d’ Italia retta dal Gran Maestro Giuseppe Lechi, ed in quel momento politico re Ferdinando aveva dovuto accettare suo malgrado le guarnigioni militari in Abruzzo ed a Taranto. ln quale ambito Lechi individuò i costituenti’? Quale tipo di persona poteva condividere un’ impostazione massonica se non chi aveva partecipato pochi anni prima, nel 1799, alla rivoluzione che aveva come ideali la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza? Lechi contattò uno di questi reduci, Giuseppe La Gioia, tramite l ‘ Aiutante di campo de] gen. Severoli Carlo Rossi, affidandogli l’incarico di costituire la loggia a Taranto.

La Gioia, già noto per i fatti del 1799. fu giudice del Tribunale di Prima Istanza di Lecce, e tra i capi della Carboneria in Terra d’Otranto tra il 1817 e il 1821.

Non una mezza figura quindi ma un personaggio di primo piano nella società del tempo.

La in breve tempo riuscì a coinvolgere altri sci interessati, individuati nell’ambito del clero e della buona borghesia cittadina. I sette “bussanti” furono iniziati nella loggia “Della Filantropia” e subito elevati agli alti gradi. Quindi costituirono formalmente la loggia ‘ ‘L’Amica dell’Uomo”.

Oltre Rossi e La Gioia, che ricoprivano la carica di Esperto e Maestro Venerabile facevano parte della loggia i sacerdoti mons. Saverio Trippa, Segretario e don Giuseppe Ceci, Primo Sorvegliante oltre a Bitetti. Secondo Sorvegliante e Rinaldi. Oratore, ed il fr. Ponti.

Dalla lettera del 20 Agosto 1804 del Venerabile La Gioia al G. M. Lechi, si desume che l’Amica dell’Uomo avesse una serie di difficoltà, che rappresentava al G. M. chiedendone aiuto: aspettava la bolla di fondazione. che non era ancora pervenuta; mancavano i rituali di elevazione al secondo e terzo grado; non sapevano come mantenere i contatti, considerato che  non c’era da fidarsi delle Poste reali; comunque ‘ •L’ Amica dell ‘Uomo” riuscì a resistere almeno sino al 22 giugno 1805. quando compare nel Tableau delle Logge del Grande Oriente d’Italia, otto logge, di cui cinque a Milano. una a Bergamo e Verona. oltre quella Tarantina, ed oltre a cinque logge castrensi, tra cui quella de “La Filantropia”.

Dopo tale data non si ha alcuna notizia. E quindi probabile che L’ Amica dell’Uomo non abbia resistito a lungo. Le difficoltà non erano di poco conto se si considera il timore espresso dal Venerabile La Gioia nella corrispondenza con Lechi. Probabilmente ne L’ Amica dell’Uomo si era verificata una fuga di notizie da parte di qualche affiliato di non provata fiducia. Lo stesso Lechi in una lettera da Mola di Bari del 1 8 febbraio 1 805 raccomandava “Gran circospezione nell’ammettere i profani, i frusti esempi di traditori che introdotti furono al Travaglio del Tempio siano sotto i vostri occhi”.

Bisogna considerare che la Massoneria era proibita per i sudditi del Regno di Napoli per via dell’editto di Ferdinando ancora in vigore, sebbene le autorità chiudessero tutti c due gli occhi per le logge castrensi formate da militari alle dipendenze dell’ Armata Francese, ma li tenevano aperti per quelle formate dai sudditi.

Il timore di essere scoperti trapela dalla lettera del Venerabile La Gioia del 28 febbraio dove precisa che “siamo sotto un Governo, che invigila tutte le ore sulla nostra condotta: e perciò non ci è permesso eseguire quanto vorremmo”. Tale doveva essere la conseguenza della fuga di notizie che si può dedurre non solo che la loggia non poteva far proselitismo ma che le riunioni dovevano altresì essere infrequenti. Sc si considera inoltre che la situazione politica internazionale mutò rapidamente quadro. di modo tale da attirare l’attenzione francese su altri fronti e quindi abbandonare il Regno di Napoli’, ben si può comprendere l’affievolirsi della struttura massonica anche a Taranto.

Come si può notare prima del 2() giugno 1 805 esisteva già una Obbedienza in territorio italiano retta dal generale Giuseppe Lechi. le cui logge miste di italiani e francesi erano accomunate nella realizzazione dei principi massonici di libertà. forza e prosperità.

Filantropismo, cosmopolitismo e nuovo umanesimo furono altrettanti aspetti che dal 1804 si dette per struttura in Grande Oriente l

Quindi nel periodo 1804-1805 esistevano in Italia due tipi di strutture massoniche,  una dipendente del Grande Oriente di Francia e installata nei territori direttamente annessi all’impero o da Napoleone Imperatore dal 2 dicembre 1804, affidate ai suoi vicari; e quella inglobata nella Gran Loggia Generale Scozzese di rito Antico e Accettato, “che comunque voleva comprendere tutti i riti”.

Durante l’ installazione della Gran Loggia Generale del 20 giugno 1805 venne approvata la proposta di Lechi di riunire i due Grandi Orienti per fare “un solo e medesimo centro luce “

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