Proprio nei giorni in cui si ricorda Amy Winehouse, scomparsa un anno fa con un tasso etilico incredibilmente elevato nel sangue, emerge una storia che può servire a far riflettere. Chris Wolstenholme, il bassista dei Muse, ha rivelato d'essere stato un alcolista al punto che, per l'album "The resistance" del 2009, lasciò spesso soli i due compagni di gruppo Matt Bellamy e Dom Howard.
Sentito dal "New Musical Express", il 33enne musicista nato nello Yorkshire e cresciuto nel Devon, una laurea ad honorem, ha detto: "Bere per tutto il giorno, tutti i giorni, è una cosa veramente brutta. Si arriva al punto che non sei più in grado di funzionare senza bere; ti svegli di mattino che tremi, e allora la prima cosa che fai è scolarti una bottiglia di vino. Ero arrivato a quel brutto punto lì. Era una cosa incredibilmente malsana, ero sovrappeso, un casino. Allora lì ci sono solo due cose da fare: o la pianti, o muori nel giro di pochi anni. Il bello è che era capitata anche a mio papà questa cosa, quando è morto aveva 40 anni. Io avevo appena compiuto 30 anni e ho capito che, se avessi fatto come lui, sarei morto in dieci anni. E dieci anni non sono mica tanti". Alla fine Christopher Wolstenholme ce l'ha fatta, anche se solamente dopo essere stato aiutato da uno psicologo comportamentale, e per il nuovo album dei Muse ha composto due canzoni sulla sua battaglia contro la bottiglia, e cioé "Save me" e "Liquid state".
I Muse suoneranno dal vivo in Italia con due date: la prima fissata per il prossimo 16 novembre all'Unipol Arena di Casalecchio di Reno in provincia di Bologna, e la seconda il giorno successivo (17 novembre) all'Adriatic Arena di Pesaro. Il loro nuovo album, "The 2nd law", sarà disponibile dal prossimo 17 settembre.