Francesco Saggio, chi è il nuovo consigliere diplomatico di Giorgia Meloni - la Repubblica

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Francesco Saggio, chi è il nuovo consigliere diplomatico di Giorgia Meloni

Francesco Saggio, chi è il nuovo consigliere diplomatico di Giorgia Meloni

L’ambasciatore a Tunisi dovrebbe rappresentare il personaggio ideale per evitare alla premier altre figuracce come quella assicurata dall’uscente Francesco Maria Talò, caduto nel tranello dei comici russi

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Diplomatico esperto, un grande lavoratore, prudentissimo e rigorosamente legittimista, Francesco Saggio, finora ambasciatore a Tunisi e nuovo consigliere diplomatico di Giorgia Meloni, dovrebbe rappresentare il personaggio ideale per evitare alla premier altre figuracce come quella assicurata dall’uscente Francesco Maria Talò agli inizi di novembre. Fu lui a cadere nel tranello teso da due comici russi: uno di loro si finse un alto diplomatico dell’Unione Africana, riuscendo a parlare al telefono con Meloni. Non solo: il passaggio (per sette anni, dal 2015 al 2022, al Quirinale, presso l’ufficio Affari diplomatici della presidenza, con Sergio Mattarella), fanno di Saggio una figura istituzionale, sistemica, sicura e di basso profilo (con nessuna ansia e voglia di parlare con eventuali giornalisti), di cui Meloni ha terribilmente bisogno per quel posto.

Napoletano, 51 anni, laureato in giurisprudenza, Saggio è entrato nella carriera diplomatica nel 1998. Dal 2001 al 2005 ha svolto le sue funzioni alla Rappresentanza permanente all’Unione europea, a Bruxelles, per poi essere destinato al Cairo come console. Dal 2008 al 2013 è rientrato alla Farnesina al gabinetto del ministro, sotto i mandati di Frattini, Terzi e Bonino. Dal 2013 all’ambasciata italiana a Washington, è rientrato a Roma nel 2015, destinato proprio al Quirinale, dove era appena arrivato Mattarella. A Tunisi era sbarcato poco più di un anno fa, all’inizio dell’ottobre 2022.

Ma è stato un periodo molto intenso e non facile. Ha coinciso con una progressiva deriva autoritaria del presidente Kais Saied, con una crisi migratoria (oltre 95mila migranti sono arrivati dall’inizio dell’anno a fine ottobre in Italia dalla Tunisia secondo l’Unhcr) e con una crisi economica senza fine del paese maghrebino (ancora oggi una grossa incognita, soprattutto dal punto di vista sociale). Saggio è stato molto attivo, anche sul fronte economico, dopo che nel 2022 l’Italia è diventata il primo fornitore (spodestando la Francia, sempre più latente, anche politicamente, in Tunisia). L’ambasciatore ha seguito da vicino il progetto Elmed (l’elettrodo sottomarino che collegherà Tunisia e Italia). Si è dimostrato pure molto collaborativo con le mille aziende italiane presenti nel paese nordafricano, utilizzato come base produttiva a basso costo.

A Tunisi, dall’inizio dell’anno, sono venuti in visita diversi ministri italiani (Antonio Tajani a due riprese) e anche Giorgia Meloni, che, quindi, si è ritrovata accanto l’uomo che ora ha scelto come consigliere diplomatico. La premier ha visitato Tunisi tre volte fra giugno e luglio: l’ultima il 16 luglio, con Ursula von der Leyen e l’allora premier olandese Mark Rutte per la firma del Memorandum d’intesa tra l’Ue e la Tunisia. Meloni ha giocato su un feeling personale con Saied, imprevedibile ed enigmatico. A ogni incontro, le foto, anche dietro le quinte, mostravano Saggio sempre al fianco di Meloni, per assisterla in quell’impresa ostica di gestire il personaggio. È stata sicuramente l’occasione per l’ambasciatore e la premier di conoscersi e di lavorare insieme.

Nel concreto va detto che quest’attivismo italiano in Tunisia ha avuto risultati deludenti. Per mesi Roma ha spinto per un accordo tra Tunisi e il Fondo monetario interazionale per un prestito da 1,9 miliardi di dollari che fino a un anno fa era dato per imminente. Ma in realtà, nonostante le insistenze di Tajani e Meloni, non se ne è ancora fatto di niente e la trattativa è completamente arenata. Anche i finanziamenti europei del Memorandum sono per ora congelati e il negoziato per sbloccarli è tutto in salita.

Nel frattempo, né Roma, né Parigi, né Bruxelles hanno mai pronunciato la più piccola critica (o difesa dei diritti umani) mentre da febbraio sono finiti in carcere progressivamente quasi tutti gli oppositori di Saied, quando il presidente ha pronunciato un discorso contro i subsahariani scatenando una vera e propria “caccia al nero” (che si è ripetuta a più riprese negli ultimi mesi) o quando, durante l’estate, diverse Ong e media stranieri hanno testimoniato la deportazione dei migranti, abbandonati ai confini desertici con la Libia e l’Algeria. Da fine settembre sta calando il numero dei migranti in arrivo dalla Tunisia verso l’Italia, che potrebbe sembrare una vittoria della strategia di Meloni filo-Saied, ma in realtà crescono quelli provenienti dalla Libia e le Ong sono ritornate a denunciare spostamenti forzati di migranti subsahariani da parte delle forze dell’ordine tunisine proprio verso il confine libico.

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