"Hamas non ha lasciato altra scelta". Israele si prepara ad attaccare Rafah - HuffPost Italia

Scegli di capire.

"Hamas non ha lasciato altra scelta". Israele si prepara ad attaccare Rafah

"Hamas non ha lasciato altra scelta che cominciare l'operazione a Rafah". L'ultima disperata telefonata tra Israele e Usa, avvenuta nella notte, è stata vana. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha ribadito all'omologo statunitense Lloyd Austin che Israele avrebbe cominciato a breve l'operazione nel sud, perché "in questa fase Hamas rifiuta qualsiasi proposta che consenta un cessate il fuoco temporaneo". E così, nello stallo dei negoziati sulla tregua che prosegue da giorni, l'offensiva a Rafah starebbe per iniziare: l'esercito israeliano ha cominciato ad evacuare la popolazione che si trova nell'area est della città. Ynet fa sapere che il governo israeliano ha approvato all'unanimità il lancio dell'offensiva militare. L'operazione dovrebbe iniziare ufficialmente entro pochi giorni. In realtà l'emittente statale egiziana Al Qahera sostiene che Israele abbia già cominciato ad attaccare l'est della città: l'emittente sta mostrando immagini in diretta di violenti raid israeliani sulla parte orientale. Anche diversi utenti su Twitter hanno pubblicato video in cui si vedono esplosioni nella parte est della città. 

È iniziata ufficialmente l'evacuazione dei civili palestinesi nell'area, con il rischio che l'operazione possa provocare una catastrofe umanitaria, dato che l'Egitto, secondo diversi rapporti palestinesi, avrebbe bloccato il valico di frontiera di Rafah con blocchi di cemento, impedendo agli abitanti della Striscia di uscire o entrare nel Paese. Anche se il governo egiziano fa sapere invece che il valico "funziona normalmente". Di certo c'è che Il Cairo sta rinforzando la linea di confine con la Striscia. "La sicurezza sulla linea di confine tra Egitto e Striscia di Gaza è stata rinforzata con forze sufficienti, e il valico di Rafah è sicuro e pronto ad affrontare una invasione di Rafah palestinese nelle prossime ore" ha dichiarato una fonte di sicurezza di alto livello precisando che "l'Egitto è pienamente preparato all'eventuale invasione". 

"A tutti i residenti e a coloro che attualmente si rifugiano nel campo di Rafah, nel campo brasiliano e nei quartieri di Al-Shabura e Al-Zohour. Rimanere in queste zone mette in pericolo la vostra vita” si legge nei volantini che le Forze di Difesa israeliane (Idf), da questa notte, lanciano sull'area est di Rafah. L'area al confine con l'Egitto ha una superficie di appena 64 chilometri quadrati, dove si trovano ancora più di un milione e mezzo di rifugiati, tra cui più di 600mila bambini. L'ordine di evacuazione - si legge - riguarda per ora solo alcuni dei quartieri orientali di Rafah, e non l'intera città nel sud di Gaza. L'Idf pubblica inoltre una mappa delle zone incluse. Le forze israeliane chiedono principalmente di recarsi verso il campo profughi di Al-Mawasi, che l'esercito dice di avere ampliato. "L'esercito israeliano sta per operare con la forza contro le organizzazioni terroristiche nell’area in cui attualmente risiedi” viene ancora scritto nei volantini. L'Idf ha inviato anche messaggi e ha fatto telefonate ai palestinesi contenenti istruzioni sulle zone che devono essere evacuate a Rafah e su quali percorsi prendere per raggiungere una zona umanitaria designata. 

Al Jazeera, come altri media in lingua araba, parla di scene di terrore. Decine di famiglie si sono già incamminate a piedi per lasciare Rafah. I bambini non hanno più rifugio, le persone temono che nelle prossime ore la gente cominci ad uccidersi pur di mangiare e bere. Secondo le organizzazioni umanitarie presenti a Rafah, il campo di al-Mawasi non è sufficiente per ospitare un'ondata di rifugiati. “Il campo non dispone delle infrastrutture di base per servire e sostenere l’attuale popolazione sfollata, per non parlare del gruppo aggiuntivo di persone che si sposterebbero ora verso quell'area” ha detto il portavoce del Consiglio norvegese per i rifugiati Samah Hadid. Le agenzie umanitarie sono in preda al terrore perché un’offensiva di Rafah "porterebbe al collasso della risposta umanitaria". "Dipendiamo davvero dall'hub di Rafah per distribuire gli aiuti e organizzarli in tutta quell'area" ha osservato Hadid. L'Unrwa, l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, sottolinea che non evacuerà. "L'Agenzia manterrà una presenza a Rafah il più a lungo possibile e continuerà a fornire aiuti salvavita alle persone" afferma su X l'agenzia dell'Onu. "Un'offensiva israeliana a Rafah significherebbe più sofferenze e morti tra i civili. Le conseguenze sarebbero devastanti per 1,4 milioni di persone" avverte l'Unrwa. 

L'evacuazione dei rifugiati a Rafah e l'incombenza dell'operazione militare piombano come due enormi massi sui tentativi di negoziato per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, che si trascinano da giorni senza alcun esito positivo. Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che Israele "non può accettare la fine della guerra a Gaza" e quindi ha sottolineato che l'operazione a Rafah sarebbe cominciata. Ebbene, secondo un alto funzionario dello stato ebraico sentito dal New York Times, la dichiarazioni del primo ministro israeliano hanno indotto Hamas a irrigidire la sua posizione nei negoziati. I colloqui sono ora in "crisi" e Hamas li sta usando per cercare di assicurarsi che le truppe israeliane non inizino un'offensiva di terra nella città meridionale di Gaza, ha aggiunto il funzionario. Hamas, secondo il funzionario, "sta cercando di ottenere ulteriori garanzie che Israele non applichi solo una parte dell'accordo e poi riprenda i combattimenti". La milizia ha già detto che l'ordine di evacuazione della parte est di Rafah è "una pericolosa escalation che avrà conseguenze". "La decisione israeliana di iniziare l'evacuazione della popolazione fermerà i negoziati sull'accordo, che erano andati avanti bene ed eravamo vicini a un accordo"ha minacciato Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas. La milizia ha anche sottolineato che è pronta a difendersi dall'offensiva a Rafah. "L'operazione non sarà un picnic per le forze israeliane" ha dichiarato in una nota Hamas, precisando che "la nostra resistenza coraggiosa, guidata dalle Brigate al-Qassam, è totalmente pronta a difendere il nostro popolo".

L'ufficio di Netayahu ha smentito la ricostruzione del Nyt, definendola "una completa menzogna e un deliberato inganno del pubblico" e sostenendo che sia "Hamas a sabotare l'accordo". La sensazione è che le trattative sul cessate il fuoco siano ad un nuovo punto morto e che né Israele, né Hamas abbiano davvero intenzione di arrivare ad una tregua in questo momento. Dopo il nuovo stallo dei negoziati al Cairo, oggi i mediatori di Usa, Egitto e Qatar tentano una riunione di emergenza a Doha. La delegazione di Hamas al Cairo é partita ieri sera per Doha e dovrebbe tornare in Egitto domani "per completare i negoziati", secondo una fonte dell'intelligence egiziana citata da Al-Qahera News. Il direttore della Cia Bill Burns oggi dovrebbe arrivare in Israele, dopo aver fatto tappa in Qatar. Il capo della Cia Incontrerà Netanyahu per quello che i quotidiani americani definiscono "il tentativo in extremis degli Usa di evitare la strage". L'arrivo di Burns a Gerusalemme - spiega Haaretz - mira ad aumentare la pressione americana, in primo luogo sul primo ministro Netanyahu. Secondo Ynet Burns dovrebbe anche incontrare il capo del Mossad, David Barnea, e altri alti funzionari israeliani. 

La relazione Usa-Israele sta diventando sempre più complicata e si avvicina pericolsamente al punto di rottura. Washington, per la prima volta dal 7 ottobre, ha bloccato un invio di armi a Israele, come ha confermato il Consiglio per la sicurezza nazionale americana, pur precisando che "la politica di sostegno ad Israele non cambia". Il blocco delle armi da parte degli Usa, secondo i media israeliani, risale alla settimana scorsa. "Gli Stati Uniti hanno donato miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza di Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre, hanno approvato il più grande stanziamento supplementare mai realizzato e hanno guidato una coalizione senza precedenti per difendere Israele dagli attacchi iraniani", ha precisato un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, sotttolineando che Washington continuerà "a fare ciò che è necessario per garantire che Israele possa difendersi dalle minacce". È evidente che la guerra in Medio Oriente si trova in una fase di svolta. 

 

 

I commenti dei lettori

HuffPost crede nel valore del confronto tra diverse opinioni. Partecipa al dibattito con gli altri membri della community.

Suggerisci una correzione
Parla con noi