Il ragazzo e l'airone, tutte le differenze tra il film e il romanzo originale

Il ragazzo e l'airone, tutte le differenze tra il film e il romanzo originale

Il ragazzo e l'airone, tutte le differenze tra il film e il romanzo originale
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Sin dal momento in cui è stato annunciato il titolo del dodicesimo lungometraggio di Hayao Miyazaki, chi ha familiarità con le produzioni letterarie giapponesi ha cercato di individuare le connessioni che legano Il ragazzo e l'airone al libro a cui si sarebbe “ispirato”: e con il quale il film presenta analogie, ma anche - e soprattutto - notevoli differenze.

Pubblicato nel 1937, il testo con cui lo scrittore e filosofo nipponico Yoshino Genzaburō si è ritagliato uno spazio privilegiato nella letteratura novecentesca del Giappone, ovvero “How do You Live” (in originale Kimi-tachi wa dō ikiru ka) è sempre stato apprezzato da Hayao Miyazaki, sin dal momento in cui lo aveva letto durante l'adolescenza. E se la scelta di “basare” il suo dodicesimo film sulle pagine del celebre autore può essere ipoteticamente ricondotta all'impressione che il romanzo ha esercitato sulla psiche e sulla formazione culturale/artistica del regista, è pur vero che del libro Miyazaki ha semplicemente reiterato alcuni simbolismi, da intendere qui come dei meri nessi connettivi – o quali fondamenta tematiche – delle istanze che il cineasta avrebbe poi voluto comunicare al pubblico attraverso la storia “catartica” del giovane Mahito.

Da questo punto di vista, il successo de Il ragazzo e l'airone, l'immediatezza con cui ha toccato le corde del cuore di milioni di spettatori in tutto il globo, non è da ricondurre alla precisione con cui Miyazaki ha riportato le strutture portanti del libro di Genzaburō, né tanto meno alla naturalezza con cui ha filtrato, attraverso i linguaggi del cinema, gli intrecci del romanzo. Anche perché l'unico vero elemento di connessione tra i due testi – oltre, chiaramente, al titolo – è la condizione “luttuosa” esperita dai protagonisti delle rispettive opere, e la necessità, da parte dei due giovani ragazzi, di restituire una concretezza a quel senso di perdita che ne sta affliggendo l'animo. Un legame che Miyazaki astrae dalla sua cornice originale, per metterlo in comunicazione con i propri traumi infantili.

Nel romanzo di Genzaburō, dominato, ancor più del film, dall'assenza di qualsiasi reale intreccio narrativo, la storia del giovane Junichi Honda prende piede in seguito alla dipartita del padre – e non della figura materna – che acquisisce, in continuità con il lungometraggio miyazakiano, la funzione di “catalizzatore tematico”, cioè di evento primigenio attraverso cui esplorare temi come la solitudine, l'esistenzialismo, la moralità e, infine, il significato stesso del vivere. Laddove però il protagonista del libro prende coscienza di queste tematiche mediante il rapporto dialogico con lo zio (tradotto, nel film, nella figura del vecchio custode del mondo onirico) nell'opera di Miyazaki è l'incursione in una realtà altra, generata dalle crisi interiori di Mahito, che permette al ragazzo di eviscerare i temi del racconto, e di metabolizzare il trauma materno che lo sta soffocando.

Come abbiamo visto, infatti, nell'articolo in cui analizziamo nel dettaglio le animazioni de Il ragazzo e l'airone, il “realismo” della sezione iniziale del film funge da prigione per il protagonista, non consentendogli di andare oltre la soglia del trauma e di sperare così in una sua risoluzione. Per farlo deve allora crearsi un mondo nuovo, inedito, tarato sulle sue crisi interiori, in cui è possibile riversare patologicamente i propri traumi, per poi inibirli in un contesto apertamente fantastico e meno referenziale: vale a dire nei consueti orizzonti iperbolici del maestro, visibili solo nel segmento finale del racconto; nel quale ogni connessione con il romanzo originale viene perlopiù obliterata, in nome di una narrazione che urli la propria appartenenza ai soli universi creativi di Miyazaki.