Il sosia di Dostoevskij col volto di Jesse Eisenberg. Arriva su Prime Video

Disponibile su Prime Video, “The Double” dell’inglese Richard Ayoade, dal capolavoro della letteratura russa, “Il sosia” di  Fëdor Dostoevskij. Ambientazione contemporanea col divo di “Facebook”, Jesse Eisenberg nei panni di Goljadkin, per una metafora sull’identità. Un film mentale sulla complessità di costruire se stessi, sull’unificazione delle proprie parti interiori che non combaciano mai. Uscito in Gran Bretagna nel 2014 e fin qui inedito in Italia…

THE DOUBLE 2013
Jesse Eisenberg

Richard Ayoade traspone Il sosia di Fëdor Dostoevskij. È noto che il cinema contemporaneo si nutra di doppi e identità dubbie, rilanciate nel 2000 dal cult pop Fight Club, coltivate nel tempo fino agli agli sdoppiamenti di Enemy di Denis Villeneuve.

Qui il 38enne regista inglese, già autore di Submarine, offre la sua versione attingendo da un bacino primario: la letteratura russa. Si parte dalla fonte, il romanzo apparso per la prima volta nel 1846: Ayoade assegna il ruolo di Goljadkin a Jesse Eisenberg, il “nerd” di The social Network (il film sulla nascitadi Facebook) e quello di Klara a Mia Wasikowska.

Egli manipola la storia e la “contemporaneizza”, muovendosi su soggetto e sceneggiatura di Avi Korine, fratello di Harmony Korine di Spring Breakers. Simon (Eisenberg) è calato in una città inglese oggi: è timido, insicuro, invisibile nella vita e sul lavoro. Non ha speranza di conquistare la ragazza che gli piace (Wasikowska), può solo contemplarla, a partire dalla prima apparizione spettrale nella metro che ne sottolinea l’irraggiungibilità.

Tutto cambia quando arriva James (sempre Eisenberg). Il nuovo collega di Simon è brillante, intelligente, intraprendente con le donne: è uguale a Simon, si veste perfino come lui, due gocce d’acqua. Ma – ecco l’elemento più dislocante – nessuno riconosce la somiglianza: quando Simon chiede in giro si sente rispondere “non so, non ti ho mai guardato con attenzione”. L’invisibilità contro la presenza, la trasparenza contro l’impressione: il secondo Eisenberg si imprime, a differenza del primo, e conquisterà Hannah/Wasikowska.

Non c’è realismo ma una messinscena onirica e interiore. Il regista confonde le carte, mescola realtà e immaginazione, conduce l’intreccio con passo rarefatto, portando continuamente a chiedersi cosa accada nel racconto, cosa nella mente del protagonista. E questa è una forma di rispetto verso il romanzo.

Scrive Dostoevskij nell’incipit de Il sosia: Goljadkin è “un uomo non completamente certo di essere sveglio o di dormire ancora e se tutto ciò che gli capita intorno sia realtà o non piuttosto la continuazione di un fantastico sogno”. L’onirismo, quindi, è già tutto nella fonte.

Allora i personaggi si offrono come figure mentali piuttosto che narrative, sollevano dubbi, si aprono all’interpretazione di chi guarda: così la prima figura, l’uomo che si getta nel vuoto “salutando” il protagonista, può essere letta come anticipazione della sua tragica parabola.

Allo stesso modo il suo capo si presenta come agente quasi psicoanalitico, che “divide” le due personalità di Simon e James sottolineando i tratti distintivi ora dell’uno, ora dell’altro. Personalità – ovviamente – che sono due lati della stessa medaglia. Con Mia Wasikowska in veste di spiazzante oggetto del desiderio, che si nega all’uno e si concede all’altro, malgrado siano la stessa persona.

Molto citazionista (almeno La finestra sul cortile, Omicidio a luci rosse, tanto Lynch e Polanski), il regista procede per accumulazione da uno squarcio visivo all’altro, con esiti anche altalenanti, deformando il reale fino alla fine, in divergenza con il romanzo: se Dostoevskij rinchiude il protagonista in ospedale, sancito lo sdoppiamento, Ayoade chiude con una dichiarazione di identità che arriva troppo tardi.

Simon/James, racchiuso nel corpo unico di Eisenberg, vuole affermare la propria unicità, ma la morte è vicina e manda in nero lo schermo. Un film mentale sulla complessità di costruire sé stessi, sull’unificazione delle proprie parti interiori che non combaciano mai: in questo senso, nella migrazione dall’Ottocento alla Gran Bretagna di oggi, la dimostrazione che Il sosia si addice ai nostri anni schizofrenici e sdoppiati. Uscito nel 2014 in Gran Bretagna, il film è ora disponibile su Prime Video.