L'Atalante, Jean Vigo e tutti i grandi film che ha ispirato
L'Atalante, la sposa di Jean Vigo emoziona ancora

L’Atalante, la sposa di Jean Vigo emoziona ancora

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Il 24 aprile 2024 compie novant’anni L’Atalante, l’unico lungometraggio diretto da Jean Vigo. Riscoperto dai Cahiers du Cinéma della Nouvelle Vague, il film risultò già talmente moderno da assumere un ruolo fondamentale per tutte le new wave mondiali a venire. Fu un’epifania per Truffaut, tra le massime ispirazioni di Kusturica, Carax e Godard, mentre a detta di Buñuel si trattava di un film già irraggiungibile, troppo perfetto e completo da poter mai essere eguagliato da qualsiasi altra opera cinematografica in futuro. Forse un’esagerazione. O forse no?

Parlaci d’amore, Vigo

Una scena da L'Atalante di Jean Vigo

Inizialmente L’Atalante si sarebbe dovuto intitolare Le chaland qui passe, ovvero come il titolo della versione francese di Parlami d’amore Mariù, canzone presente nel film musicata dal marinaio Jules. E in effetti ne L’Atalante Vigo parla d’amore, e lo fa in maniera completa, realistica e poetica. Il film inizia con i protagonisti appena sposati che escono dalla chiesa, dirigendosi verso la chiatta (l’Atalante) su cui trascorreranno il loro viaggio di nozze.

Gli invitati li seguono, a distanza – spettegolando – in una scena fredda e silenziosa come se piuttosto che un matrimonio si fosse celebrato un funerale. Arrivati su l’Atalante i novelli sposi Juliette e Jean si apprestano a iniziare la loro vita matrimoniale insieme, con il viaggio di nozze che rappresenta un nuovo inizio, un viaggio emotivo, fisico e metaforico, tra i canali francesi ma al tempo stesso tra i sentimenti delle persone coinvolte. La chiatta si muove, ma a volte sembra che attorno sia tutto sospeso, come se stesse navigando fuori dalla realtà.

Vigo parla d’amore prima nel modo più materiale possibile (iniziando con la celebrazione del matrimonio), mostrandolo realisticamente, con gli sposi felici e romantici, ma anche in momenti di discussione; infine il realismo diventa poetico, e grazie al cinema inizia la magia.

La scena d’amore più bella di sempre

Una scena tratta dal film di Jean Vigo L'Atalante

Juliette dice al suo sposo che aprendo gli occhi sott’acqua è possibile vedere la persona amata. Lui fa un tentativo, poi due, poi tre, senza riuscirci. Dice di aver visto Juliette, anche solo per un istante, ma non lo dice con convinzione. Per il resto del film i due sposi discutono più volte: si abbracciano, si urlano contro, si baciano, si allontanano. Vi è addirittura una scena in cui Jean si stringe a Juliette sulla prua dell’Atalante, come nell’iconica sequenza del Titanic di James Cameron.

Il film di Vigo risulta quindi romantico, ma senza filtri, senza tralasciare i momenti più antipatici della vita di coppia. Anzi, la parte drammatica del film con l’allontanamento dei due protagonisti è un vero e proprio trionfo per il film stesso e per tutta la storia del cinema. I due sposi sono lontani, si pensano l’un l’altra, e Vigo ce lo fa capire con un montaggio impressionista, avvicinando e allontanando spiritualmente gli innamorati con sovrimpressioni e dissolvenze.

L'Atalante: il montaggio impressionista di Jean Vigo avvicina e allontana spiritualmente gli innamorati con sovrimpressioni e dissolvenze

Avanguardia pura che culmina con l’epifania di Jean, che sentendo la mancanza di Juliette realizza d’essere innamorato. Jean ricorda la favola d’amore subacquea, allora per ricongiungersi con l’amata – e per avere una conferma del suo amore per lei – decide di lanciarsi dall’Atalante tuffandosi nel canale. Jean è in acqua, nuota senza una meta, guardandosi attorno, cercando Juliette con desiderio maieutico. E il suo volto appare. La sposa sorride, danza sospesa, girando su se stessa come fosse la ballerina di un carillon. Una sequenza di una grazia celestiale. Sognante, poetica, talmente bella da esser commovente.

Un elemento di genere fantastico nel bel mezzo di un film realista, così spiazzante, così moderno da sorprendere sia il pubblico dell’epoca che quello di oggi. Così travolgente da far innamorare generazioni e generazioni di spettatori, critici e futuri cineasti.

Il protagonista de L'Atalante; Jean, si tuffa in acqua, cercando la sua sposa Juliette

L’Atalante cambiò la vita di un giovane François Truffaut. Così come quella del celebre critico Enrico Ghezzi, che definì questa scena “l’amore nelle immagini” – poiché vi è amore nello sguardo, nella disperazione e nella felicità di Jean – ma vi è amore anche nelle sovrimpressioni dei due protagonisti, come se fossero “due immagini che fanno l’amore”.

Lo stesso Ghezzi rese il film celebre in Italia, trasmettendolo nella sua trasmissione Fuori Orario – Cose (mai) viste e rendendolo il film copertina del suo programma, scegliendo proprio la scena della sposa sott’acqua come sigla, sulle note di Because the Night di Patti Smith. In Italia per tanti appassionati di cinema L’Atalante è anche questo: un simbolo, un film-copertina che ricorda le notti insonni passate su un programma televisivo che da anni trasmette cinema di qualità.

Non è un modo per sminuire l’opera di Vigo, anzi, è come se questo le rendesse ancora più giustizia. L’Atalante non è solo un film, è un’opera astratta, moderna ed eterna, intermediale prima ancora di poterlo essere. Poesia su pellicola ma anche potenza dell’immagine, realtà e immaterialità, semplicità ma anche geniale anarchia. È immersione totale nei sentimenti, nell’acqua dove l’illusione svela la realtà, e dove solo l’amore vero può spogliare gli amati dal velo di Maya che li separa.

L’Atalante, la storia di un capolavoro immortale

Una scena de L'Atalante di Jean Vigo, un'opera immortale

L’opera di Jean Vigo acquisisce sempre più fascino nel tempo, grazie alla sua storia, alla sua esecuzione che non invecchia mai e al proliferarsi di riferimenti, influenze e omaggi del cinema contemporaneo: dai chiari riferimenti in Underground, Gli amanti del Pont-Neuf, Suzhou River, Ultimo tango a Parigi, Grand Budapest Hotel, a quelli più velati e interiori come in Io capitano e La chimera, ricordando poi i già succitati Jean-Luc Godard, Luis Buñuel, François Truffaut, e infine Éric Rohmer, Federico Fellini, Luca Guadagnino e Luigi Comencini.

Un film che naviga nello spazio e nel tempo, il tutto fotografato da Boris Kaufman, storico DoP di Elia Kazan e Sidney Lumet, nonché fratello di Dziga Vertov, un altro genio del cinema d’avanguardia, del montaggio e dell’immagine. Una trionfante sovrimpressione di talenti.

L’Atalante ha stravolto il realismo e il cinema romantico, enfatizzando quello impressionista e mettendo delle solide basi per il cinema onirico a venire. L’antenato di tutti quei film sospesi tra reale e surreale, tra visibile e trasparente, trascinato da una corrente di bestiale romanticismo, istintivo e travolgente nella sua purezza cristallina.

Jean Vigo morì di tubercolosi a 29 anni, con un peggioramento delle sue condizioni di salute proprio a causa delle riprese de L’Atalante tra i canali parigini. Non poté mai vedere il completamento del suo capolavoro. Non sappiamo cosa avrebbe potuto ancora dare al cinema, né come sarebbe cambiato il corso del panorama cinematografico francese con un regista così avanguardistico in attività. Ci sarebbe stata comunque una Nouvelle Vague negli anni ’50 e ’60? Oppure sarebbe nata prima? E, soprattutto, in quanto maestro dei suoi esponenti, ne avrebbe fatto parte? Possiamo solo essere grati della sua unica grande opera. Talmente grande da togliergli la vita, ma così bella da diventare immortale.


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Classe 1997, appassionato di cinema di ogni genere e provenienza, autoriale, popolare e di ogni periodo storico. Sono del parere che nel cinema esista l'oggettività così come la soggettività, per cui scelgo sempre un approccio pacifico verso chi ha pareri diversi dai miei, e anzi, sono più interessato ad ascoltare un parere differente che uno affine al mio.

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