Carlo Sama, trent’anni dopo il suicidio di Raul Gardini: «Con i Ferruzzi è l’ora della pace»- Corriere.it

Carlo Sama, trent’anni dopo il suicidio di Raul Gardini: �Con i Ferruzzi � l’ora della pace�

di Carlo Annese e Andrea Pasqualetto

La sua verit�, a tre decenni dalla morte del cognato: �Raul fu il pi� audace “condottiero” dell’economia Anni 80, ma scelse di addentrarsi in terreni infidi. Per tutti. Ora prego che i nostri figli si parlino in modo franco e amorevole e capiscano come and�

Carlo Sama, trent’anni dopo il suicidio di Raul Gardini: «Con i Ferruzzi è l’ora della pace»

Questo articolo � uscito su 7 in edicola il 25 agosto. Altri servizi verranno pubblicati online nei prossimi giorni per i lettori di Corriere.it

Sotto il pergolato di un antico palazzo del centro di Ravenna si ritrovano Eleonora, Ivan e Maria Speranza, figli di Raul Gardini. � la loro storica casa di famiglia. Dall’altra parte della strada, dietro un anonimo portone in legno, spuntano Carlo Sama e Alessandra Ferruzzi, marito e moglie, che un tempo abitavano qui stabilmente. Gardini-Ferruzzi, la dynasty romagnola, due nomi celebri di una citt� che grazie a loro � stata per un ventennio capitale mondiale dell’agroindustria e pure della vela. Fra i dirimpettai c’� solo una striscia d’asfalto, via Massimo d’Azeglio, ma � come se ci fosse un muro invalicabile. Perch� questi parenti stretti non si parlano proprio. E non da ieri: sono trent’anni. Da quando cio� la mattina del 23 luglio del 1993 Raul Gardini decise con uno sparo di mettere la parola fine alla sua esistenza diventando per questa terra un po’ un mito.

Responsabilit� morali

I Gardini videro delle responsabilit� morali nei Ferruzzi per aver dato, due anni prima, il benservito al condottiero di mille battaglie che aveva fatto del loro gruppo industriale un impero di dimensioni mondiali. E i Ferruzzi tacquero scuotendo la testa, come a dire, cari nipoti voi non sapete tutta la verit�. Le famiglie rimasero ancorate alle loro posizioni, ciascuna con le proprie ragioni. Una fermezza assoluta. Nessun dialogo, nessun saluto, solo un interminabile silenzio. Carlo Sama, a lungo braccio destro di Gardini, poi diventato suo cognato e infine amministratore delegato del gruppo dopo il siluramento del grande capo, vive oggi fra il Sudamerica, dove ha terre e allevamenti, Montecarlo, Formentera e Ravenna, la citt� che lo ripudia considerandolo un traditore. In questi giorni si trova in Paraguay e ha incontrato il presidente della Repubblica e il ministro dell’Industria di quel Paese per un importante investimento in idrogeno verde e nitrato di ammonio: oltre un miliardo di dollari. Con un occhio segue gli affari, con l’altro quel che succede in Italia, adesso che si riparla della vita e della morte di colui che fu il suo mentore.

Dottor Sama, qual � dunque la sua verit�?
�Premessa: ho avuto la fortuna di vivere accanto a Gardini alcuni dei momenti pi� felici della sua vita di uomo e di imprenditore, momenti che sono stati felici anche per me. Mi riferisco in particolare agli Anni 80 che hanno rappresentato l’epoca d’oro dell’espansione del nostro gruppo, cio� la fase in cui Raul � riuscito maggiormente a tradurre in pratica la sua genialit� e creativit� nel solco tracciato da Serafino Ferruzzi. Erano gli anni dei cosiddetti condottieri dell’industria e della finanza italiana. E nessuno in quel periodo fu pi� condottiero di Raul. Nessuno come lui seppe affrontare con coraggio e lucidit� una quantit� enorme di sfide difficili e complesse in una cos� rapida successione: la Beghin Say, la British Sugar, la Montedison, l’etanolo, lo sviluppo della coltivazione della soia, le acquisizioni di Cerestar in Europa, di Central Soia in America e altro ancora. A Gardini non interessavano i guadagni facili della finanza, verso i quali erano invece pi� inclini altri imprenditori di quel periodo. A lui premeva soprattutto poter lasciare una traccia significativa e duratura nell’ambito della produzione e dell’industria, che vuol dire creare ricchezza vera, innovazione, tutt’altra cosa che spostare semplicemente azioni e soldi da un forziere all’altro. Per questa ragione, Gardini fu certamente il pi� audace e genuino di quei tempi. E, forse, il tentativo di realizzare imprese industriali di grandi dimensioni l’ha portato in seguito su terreni troppo infidi e dannosi per lui stesso e per il gruppo Ferruzzi, la cui stabilit� fu messa gravemente a rischio�.

Quali sono questi terreni dannosi?
�Anche qui devo fare una premessa. Nel 1991, in un momento molto difficile, dopo la traumatica uscita di Raul Gardini dal Gruppo Ferruzzi Montedison mi fu chiesto di fare l’amministratore delegato da parte dei fratelli Ferruzzi, Arturo, Franca e Alessandra che era mia moglie. Accettai, pur non avendo le necessarie qualifiche ed esperienze gestionali di cos� alto livello e assolutamente consapevole delle grandi difficolt� che avrei dovuto affrontare. Sarebbe stato molto pi� semplice per me suggerire ai fratelli Ferruzzi, eredi di quel Serafino fondatore del gruppo, di trovare un grande e autorevole manager esterno. Ma era intanto emerso un problema grave, anzi gravissimo, da risolvere. Dopo la rottura della famiglia con Raul e Idina avevamo scoperto che i conti del gruppo Ferruzzi Montedison non erano in ordine�.

In che senso?
�C’era per esempio da sistemare la coda di una folle operazione internazionale speculativa sulla soia della fine degli Anni 80, che aveva prodotto per il nostro gruppo un’ingentissima perdita al Chicago Board of Trade, il pi� importante mercato di Borsa al mondo per le materie agricole. Fu un’operazione decisa da Gardini e da lui affidata al dirigente del gruppo Ferruzzi Montedison di Parigi, Roland Gagliardini, con la facolt� incondizionata di operare. Praticamente gli fu data carta bianca. Questa operazione speculativa cost� ufficialmente al gruppo 100 miliardi di lire�.

Roberto Michetti, uno dei manager storici del gruppo, che rimase con Gardini fino alla fine, dice che �in realt� la perdita fu due tre volte superiore e la differenza finanziata con artifizi contabili�. � cos�?
�Per noi era anche molto pi� alta. Denaro poi pagato attingendo in gran parte al patrimonio estero della famiglia Ferruzzi, l’eredit� cio� lasciata da Serafino ai quattro figli dopo la sua tragica e prematura morte del 1979. Serafino operava in tutto il mondo ed era sicuramente l’imprenditore pi� globale che all’epoca ci fosse in Italia. Questo patrimonio cash, che ammontava a circa 1.250 miliardi di lire e faceva di lui l’uomo pi� liquido d’Italia, era gestito da Pino Berlini, al quale era intestato fiduciariamente. Berlini era un giovane dipendente del gruppo che dopo la morte di Serafino riferiva soltanto a Raul, il quale, all’atto di assumere la leadership del gruppo, aveva infatti preteso e ottenuto la delega piena anche del patrimonio estero. In pratica, Berlini poteva prendere ordini e disposizioni soltanto da lui. Con quella delega la famiglia si era in pratica legata mani e piedi, tradita da Berlini che rispondeva solo a uno: Raul�.

�QUANDO LE NOSTRE FAMIGLIE SI DIVISERO I DEBITI ERANO INGENTISSIMI E GARDINI DECISE DI ATTINGERE AL PATRIMONIO ESTERO DEI FERRUZZI�

Perch� la colossale perdita sulla soia fu pagata anche con la “cassa” di famiglia?
�Lo disse Gardini stesso: non voleva perdere la faccia e indebolirsi agli occhi del mercato evidenziando una perdita tanto ingente, avendo in corso anche il braccio di ferro con il socio Eni per la gestione della joint venture Enimont�.

Oltre al buco di Chicago, quali altre irregolarit� trov� nei conti?
�Ce n’erano diverse. In quel momento restava ancora da far fronte alla Coppa America di vela, sulla quale Gardini aveva puntato molto. In base agli accordi, doveva costare alla Montedison circa 200 milioni di dollari e invece cost� molto di pi�. All’esborso ufficiale della Montedison bisogna aggiungere il denaro prelevato sempre dal patrimonio di famiglia dei fratelli. Ma poi ci sarebbe da ricordare la vendita praticamente fittizia di Fondiaria e altro ancora. Tutte operazioni che avevano drammaticamente appesantito le due holding familiari che controllavano il gruppo Ferruzzi e prosciugato il patrimonio liquido lasciato in eredit� ai propri figli da Serafino. � a questo punto che Berlini si invent� il sistema di “back to back” utilizzando i fondi della Montedison�. (Si tratta di depositi in banca fatti a garanzia di finanziamenti da erogare a determinati beneficiari, ndr).

� il sistema utilizzato anche per pagare le tangenti ai politici?
�Gi�.

Di fronte a questa situazione lei cosa fece?
�Ho cercato di porre le basi per una radicale ristrutturazione del gruppo. Con i migliori manager della Ferruzzi Montedison, il sostegno dell’Ufficio studi diretto dal professor Marco Fortis e l’ausilio fondamentale di Goldman Sachs, varai un progetto che prevedeva la fusione delle due holding familiari che mi avrebbe consentito di ridurre l’indebitamento del gruppo, sia cedendo tutto il settore petrolchimico per la cifra imponente di 8 mila miliardi di lire alla Shell (avevo gi� firmato il contratto nel maggio 1993) e aprendo poi successivamente il capitale sociale della holding, cassaforte di famiglia, ad investitori terzi nazionali ed internazionali molto interessati per ricapitalizzare tutto il sistema sottostante�.

�HO AVUTO LA FORTUNA DI VIVERE ACCANTO A RAUL ALCUNI DEI MOMENTI PI� FELICI DELLA SUA VITA DI UOMO E IMPRENDITORE�

Il progetto non fu mai realizzato, perch�?
�Perch� Mediobanca e i suoi alleati intervennero, dato che volevano ad ogni costo gestire la ristrutturazione del gruppo Ferruzzi, ma a modo loro. Nel giugno del 1993 decisero, quindi, con applicazione immediata, l’improvviso blocco di tutti i conti correnti, attivi e passivi, delle principali societ� del nostro gruppo. I fratelli Ferruzzi furono messi all’angolo e praticamente obbligati a firmare in esclusiva a Mediobanca il mandato di ristrutturazione del gruppo Ferruzzi. Ma Mediobanca non ristruttur� nulla, il suo fu un piano di liquidazione del gruppo e un esproprio della famiglia Ferruzzi. Io mi impegnai cos�, insieme con mia moglie Alessandra Ferruzzi, per evitare il fallimento della Serafino Ferruzzi, gi� richiesto dalle banche, che avrebbe coinvolto e travolto non solo le famiglie dei fratelli Ferruzzi, ma anche la famiglia di Raul Gardini, che aveva preteso in pagamento della sua buonuscita e quella della moglie Idina Ferruzzi azionista con il 23% del gruppo Ferruzzi: 505 miliardi di lire. Insomma, con grande fatica abbiamo impedito il fallimento della Serafino Ferruzzi, che sarebbe stato un disastro economico, finanziario, ma soprattutto un disonore indelebile per un gruppo che era stato il primo al mondo nelle produzioni di soia, nel polipropilene, nelle penicilline, leader in Europa nello zucchero, nell’amido, negli olii eccetera... 30 mila dipendenti�.

Montedison pag� tangenti alla politica italiana, tante e a tutti. Lei � stato condannato per la vicenda Enimont, falso in bilancio. Cosa pensa di quel sistema?
�Innanzitutto io sono stato condannato s� ma sono stato anche riabilitato. Potrei assumere qualsiasi incarico anche pubblico. Cosa penso di quel sistema? Rispondo con una domanda: cos’� cambiato?�.

Funziona cos� anche in Paraguay?
�Questo non lo so. Pi� che altro mi sembra che funzioni cos� in tutto il mondo. Adesso in Italia si torna a parlare di finanziamento ai partiti, secondo me l’importante sarebbe esplicitarlo, dichiararlo, se io voglio finanziare una campagna devo poterlo fare in modo legale�.

Com’� nata la supertangente Enimont, la cosiddetta madre di tutte le tangenti?
�Fu una tangente anomala, perch� pagata dal gruppo Ferruzzi non per intrecciare rapporti d’affari con la politica ma per non averne pi� dopo aver ceduto Enimont ai partiti. Fu una specie di liquidazione una tantum, decisa da Raul Gardini un pomeriggio a casa sua, a Milano. A quell’incontro erano presenti il vicepresidente della Banca Commerciale Italiana e custode giudiziario delle azioni Enimont sotto sequestro, deciso dal giudice Curt�, risultato poi corrotto dall’Eni, e il presidente della stessa Banca Commerciale Italiana. Valutarono che al sistema politico servivano almeno 100 miliardi di lire per tutti i costi annessi e connessi, commissioni agli intermediari comprese. L’obiettivo di Gardini, come disse lui stesso, era difendere il fatturato del Gruppo Ferruzzi Montedison, pi� di 30 mila miliardi di lire, rimasto alla famiglia Ferruzzi dopo la cessione di Enimont all’Eni. I rapporti con i rappresentanti della politica erano gestiti direttamente da lui in prima persona�.

Lui gestiva e gli altri comunque eseguivano, compreso lei. Fra i misteri di Mani Pulite c’� la tangente pagata a Botteghe Oscure. Ce lo svela?
�Io ricordo la famosa cena all’hotel Hassler di Roma con i vertici del Partito comunista, per discutere il tema della defiscalizzazione degli apporti Montedison in Enimont. Avevamo avuto vari incontri con Andreotti, De Mita e gli altri. E a quella cena Raul e io incontrammo Occhetto e D’Alema. Era finalizzata a verificare che il partito mantenesse l’impegno di trasformare il decreto in legge e che la defiscalizzazione ne fosse parte integrante�.

�LA MAXI TANGENTE ENIMONT FU ANOMALA: IL GRUPPO LA PAG� NON PER INTRECCIARE RAPPORTI CON LA POLITICA MA PER CHIUDERLI�

D’Alema disse che la cena fu in realt� un caff� e che non si parl� di soldi
�Berlini racconta che ha dato un miliardo di lire, consegnati da Gardini stesso a Botteghe Oscure. Io non so a chi li abbia poi portati. Ma certamente durante la cena emerse che se c’era un contributo da dare, Raul non si sarebbe sottratto�.


La cena all’Hassler era propedeutica alla tangente?
�Uno pi� uno fa due. Questa operazione fu condotta personalmente da Gardini. A fare da tramite era stato comunque il manager Panzavolta, che aveva rapporti con quel partito�.

Perch� si � suicidato Raul Gardini?
�Raul quel giorno avrebbe dovuto essere arrestato, come successe a me. Sulle vicende relative alla gestione del gruppo Ferruzzi Montedison, lui non diceva niente a nessuno in famiglia. Tant’� che la moglie Idina, cos� mi raccont� dopo, apprese per la prima volta da Raul dello stato reale del gruppo solo il giorno prima. Era a Ravenna e lo raggiunse a Milano il 22 di luglio, dopo che erano state diffuse notizie sul primo interrogatorio dell’ingegner Giuseppe Garofano – presidente di Montedison, subentrato a Gardini – che pareva stesse scaricando le responsabilit� della gestione finale di Enimont su Raul�.

Idina apprese in quell’occasione delle tangenti?
�Anche delle tangenti. Dopo il suicidio Idina era venuta in viaggio con noi in Argentina, a Cuba, era spesso a casa mia a Roma. E poi siamo stati insieme in molte altre occasioni... Ricordo benissimo quando Raul ed io avevamo avuto una brevissima conversazione all’annuncio del suicidio in carcere a San Vittore, tre giorni prima di quello di Raul, dell’ingegner Gabriele Cagliari, ex presidente dell’Eni. Mi disse: “� morto da eroe”. Il tono di voce tradiva una potente emozione per questo tragico e drammatico gesto�.

Quale fu la reazione di Idina?
�Mi raccont� che rimase senza parole e lo accus� di aver creato un sistema di tensione con i suoi fratelli e la famiglia, di averla in un certo senso ingannata�.

�IDINA, LA MOGLIE DI RAUL, CONOBBE DA SUO MARITO LO STATO REALE DELL’AZIENDA SOLO IL GIORNO PRIMA DEL SUICIDIO. E SI ARRABBIһ

Gardini con il suo gesto ha voluto forse salvare la famiglia, dice l’avvocato De Luca che lo difendeva. In pi� era preoccupato perch� lei e Sergio Cusani non gli davate i documenti per potersi difendere
�Non � vero. Ricordo che in un incontro con Raul proprio presso lo studio di De Luca, Raul mi chiese questi documenti che non aveva e io glieli feci consegnare immediatamente�.

Forse lui intendeva documenti di dettaglio, per sapere quanto era stato pagato e a chi, non crede?
�Noi gli avevamo dato quello che avevamo�.

� vero che nella primavera del 1993, dopo il clamoroso divorzio familiare, chiese a Gardini di tornare nel gruppo per cercare di rilanciarlo e gli offr� le dimissioni?
�S�, � vero, ed era un progetto elaborato con Goldman Sachs. Si chiedeva a Gardini e a Sergio Cragnotti di entrare nel capitale sociale della holding di famiglia Serafino Ferruzzi con il loro patrimonio. Mi riferisco alle liquidazioni di entrambi che ammontavano pi� o meno a circa 700 miliardi di lire dell’epoca che avrebbero consentito una ricapitalizzazione a cascata del nostro sistema societario�.

E lui?
�Raul si prese 24 ore di tempo per decidere e mi disse che il giorno dopo avrebbe dovuto incontrare Luigi Fausti, il nuovo presidente della Banca Commerciale. Attraverso Fausti voleva vedere Cuccia e Maranghi di Mediobanca, probabilmente per anticipare loro del suo ritorno nel gruppo Ferruzzi. Venni a sapere successivamente che Fausti disse chiaramente a Gardini che Cuccia e Maranghi non desideravano incontrarlo. Sono certo che questo fu un durissimo colpo per Gardini�.

Sua moglie Alessandra, in una lettera pubblicata di recente, � stata molto dura con Raul. Scrive che non avrebbe potuto nulla senza suo padre Serafino. Non � un po’ eccessiva?
�Alessandra ha solo risposto al fuoco nemico, nel momento in cui si � detto che i Gardini erano pi� ricchi dei Ferruzzi che � falso... La verit� � che alla fine Raul avrebbe voluto sostituirsi a Serafino. Guardi, c’� l’agendina sua personale che svela molti segreti. Il 7 ottobre 1990, scrive di suo pugno: “Decisione di chiudere, di essere Ferruzzi. Da ora in avanti per me e per i miei figli c’� solo da rimettere. Perch� questo? Perch� ora le cose si possono considerare come se fossero in ordine. Cos� come piaceva ai vecchi. Da questa posizione, per muovere verso un nuovo ordine ci vuole la gente e la voglia, e quindi l’et�”. Molto prima che si concludesse la joint-venture Enimont stava quindi gi� lavorando a un progetto di ripartizione del capitale per numero di figli e voleva trasformare il Gruppo Ferruzzi in Gruppo Gardini. Cos� Gardini avrebbe fatto dimenticare Serafino Ferruzzi�.

Lei non ha mai avuto la tentazione di sostituirsi a Gardini?
�Mai�.

Dopo trent’anni i Gardini e i Ferruzzi non si parlano ancora. E queste parole forse non aiutano. A quando la riconciliazione?
�� un mio grande desiderio. A questo punto, dopo tutto ci� che � accaduto di drammatico e doloroso, prego Dio che almeno i nostri figli – quelli di Alessandra e miei, di Arturo ed Emanuela, di Idina, di Raul, di Franca e Vittorio – che ormai sono tutti grandi e a loro volta sono diventati genitori, riescano finalmente a parlarsi tra di loro in modo franco, rispettoso, amorevole. Anche per sapere e capire finalmente cosa sia davvero successo alla nostra famiglia e al nostro gruppo imprenditoriale creato dal loro nonno Serafino Ferruzzi. E aggiungo: carissimi ragazzi, � arrivato il momento di ricercare con coraggio la verit�. Bisogna finirla con le velenose fandonie e i distruttivi rancori. � arrivato il momento che i cugini si ritrovino, si vogliano bene e tornino a essere uniti�.

31 agosto 2023 (modifica il 31 agosto 2023 | 08:56)