Francesco Nuti, la vita inquieta e fragile di un artista di talento - la Repubblica

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Francesco Nuti, la vita inquieta e fragile di un artista di talento
(fotogramma)

Francesco Nuti, la vita inquieta e fragile di un artista di talento

L’attore, regista e cantante fiorentino è morto a Roma a 68 anni. Il successo negli anni 80 poi la crisi, la depressione e la lunga malattia. La moglie e la figlia gli sono rimaste vicine fino alla fine

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Lo “strologo”, come lo chiamava lui, guardando ai pianeti di quel mezzogiorno del 17 maggio 1955 gli aveva dato “il talento di un poeta visionario e qualche confusione”. Francesco Nuti lo raccontava nel libro curato dal fratello Giovanni, Sono un bravo ragazzo. Andata, caduta, ritorno. Ieri l’ultimo capitolo della sua storia, l’addio. L’attore e regista se n’è andato a 68 anni. La figlia Ginevra, molto amata, ha chiesto il rispetto del silenzio suo e degli altri familiari, ringraziato medici e infermieri che si sono presi cura del padre durante la lunga malattia.

La parabola artistica ed esistenziale di Francesco Nuti ha segnato un pezzo di storia del nostro cinema e della generazione che è cresciuta con lui. Insieme con Verdone, Troisi, Benigni, è stato uno dei protagonisti della commedia anni Ottanta, incentrata sull’attore-autore. Io, Chiara e lo Scuro, Casablanca, Casablanca, Tutta colpa del paradiso, Caruso Pascoski (di padre polacco), Donne con le gonne hanno avuto la strabiliante capacità di trainare il grande pubblico. Quando, dalla fine degli anni Ottanta, il successo e le idee diventano intermittenti, la ricerca interiore si trasforma in un buco nero esistenziale, l’autore attraversa un calvario di cadute, incidenti, riabilitazioni e malattie, che dal 2006 lo rendono infermo. 

Con Carlo Verdone
Con Carlo Verdone (ansa)
Sguardo sfrontato e fossetta irresistibile. Francesco Nuti aveva esordito come attore dilettante – i monologhi li scriveva da solo – quando era ancora studente e poi operaio in una fabbrica tessile. Lo avevano notato Athina Cenci e Alessandro Benvenuti, che lo aveva arruolato ne I Giancattivi. In tv partecipano a Non stop e Black out, il debutto al cinema del trio avviene con Ad ovest di Paperino, per regia di Benvenuti. Nel 1982 la separazione: Nuti inizia la carriera solista da sceneggiatore di film diretti da Maurizio Ponzi, che diverrà il suo mentore: Madonna che silenzio che c’è stasera, Son contento, Io, Chiara e lo Scuro, in cui rivisita il mito de Lo spaccone con il suo giocatore di biliardo, grande passione a cui tornerà in diversi film. Conquista il pubblico con il suo personaggio di principe povero, sbruffone e romantico – Romeo, Caruso, Willy, Lorenzo, Dado – con quella toscanità ruspante che entra protagonista in una commedia italiana che punta anche sul regionalismo.

Nello stesso periodo si dedica a qualche incursione musicale: porta a Sanremo nel 1988 Sarà per te, incisa in seguito da Mina (“quante volte l’ho sentita, che bello quel compleanno festeggiato davanti a ottomila persone a Firenze, sul palco l’applauso infinito che si fa a un artista a cui vuoi davvero bene”, ricorda Pieraccioni). Al suo fianco, sul grande schermo, brave e affascinanti attrici, tra le quali Giuliana De Sio, Ornella Muti, Francesca Neri, Sabrina Ferilli, Clarissa Burt, che fu anche sua compagna.

Francesco Nuti e Clarissa Burt sul set di 'Caruso Pascoski (di padre polacco'
Francesco Nuti e Clarissa Burt sul set di 'Caruso Pascoski (di padre polacco' (agf)
A fine anni Ottanta la prima crisi, il successo che oscilla, la fatica di reinventarsi, la voglia di andare nei luoghi bui dell’anima per trovare nuove motivazioni. E l’ossessione collodiana: con OcchioPinocchio Nuti abbraccia il suo progetto più ambizioso e costoso, che si rivelerà spartiacque nella carriera. “Il cambiamento di maschera è una questione di vita e di morte – racconterà – cercavo un Pinocchio tragico e buffo come solo Buster Keaton. Io sentivo urgente il talento di autore-attore, il pubblico non l’ha capito”. Il film, dopo travagli produttivi, esce nel 1995. Costato trenta miliardi di lire, ne incassa appena quattro. Per riprendersi, tre anni dopo l’autore torna ai suoi personaggi amati con Il signor Quindicipalle, 1998, seguito l’anno successivo da Io amo Andrea e, ancora, Caruso, Zero in condotta. Gli spettatori lo seguono, ma qualcosa è cambiato nell’artista, e quel talento predetto dalle stelle si fa sempre più confuso. Francesco Nuti cade nella depressione, i film vanno male, è in crisi di idee ma soprattutto con sé stesso. Si rifugia nell’alcol. Nel 2003 il primo ricovero, dopo che lui stesso ha chiamato i pompieri.

Seguono anni difficili. Nel 2005 l’ultimo ruolo sullo schermo, Concorso di colpa di Claudio Fragasso. L’anno dopo un incidente domestico, il ricovero in ospedale per un trauma cranico. Entra in coma, ma si riprende. Gli amici gli restano al fianco, anche se ha perso la possibilità di parlare, è costretto alla sedia a rotelle. Continua a lavorare, pubblica il libro Poesie raccolte. Nel 2016 una nuova caduta nella sua casa a Narnali, frazione di Prato, e una nuova emorragia celebrale. Nella vita l’amore più importante è quello della moglie Annamaria Malipiero che, anche dopo la separazione, nel 2000, non lo ha mai abbandonato, ed è la madre di Ginevra, che in una intervista dirà: "Francesco è e sarà sempre il mio papà anche se non può più parlare, muovere le mani e camminare ed è giusto che mi occupi di lui". E così è stato fino all'ultimo giorno. Nuti lascia in eredità dieci film e quindici titoli da attore. E una consapevolezza, che affida al libro-diario scritto col fratello musicista e pubblicato da Rizzoli: “La gente mi ama perché ho fatto tutto per l’amore del mio pubblico. Ci sono stati anni in cui ero diventato arrogante, odioso, prepotente, chiuso nella scatola di dolore come uranio fuso (…) ma forse la gente è affascinata dal mio sguardo perché ci vede non solo il mio talento, ma la dolcezza e l’asprezza di un amore che non tornerà più”.