Palizzi, Nino Alampi ricorda la sorella Vittorina: il 25 aprile 1959 salvò due compagne prima di annegare
sabato,Maggio 25 2024

Palizzi, Nino Alampi ricorda la sorella Vittorina: il 25 aprile 1959 salvò due compagne prima di annegare

L'imbarcazione sulla quale era in gita al largo di Taormina con la sua classe si ribaltò. Nell'aprile del 1960 il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi ne insignì la memoria con la medaglia d'oro al Valore civile

Palizzi, Nino Alampi ricorda la sorella Vittorina: il 25 aprile 1959 salvò due compagne prima di annegare

«Spesso prendeva lei i rimproveri al posto mio. Ero il fratello più piccolo, molto discolo. Lei copriva spesso le mie marachelle. Ero solo un bambino quando il mare si portò via mia sorella Vittoria che tutti chiamavamo affettuosamente Vittorina. Improvvisamente, con me e mio fratello più grande, lei non c’era più. Mia madre Maria Angela, mancata otto anni fa, ha sempre parlato di Vittorina. L’ha tenuta in vita. Adesso le mie figlie e i miei nipoti che vivono fuori, appena arrivano a Palizzi sentono il desiderio di andare al cimitero per salutare zia Vittorina. Il suo ricordo resta con noi e in tutti questi anni è rimasto sempre e solo con noi».

A tratti ne parla con molta fatica. A tratti la voglia di condividere la presenza luminosa che fu Vittorina nella sua vita di fratello più piccolo riesce ad avere il sopravvento. Enzo Alampi, classe 1948, aveva appena 11 quel 25 aprile 1959, quando sua sorella (classe 1943) di 16 anni annegò al largo di Taormina, nel messinese, dopo avere salvato due compagne con lei in gita su una imbarcazione ad un tratto ribaltatasi per il mare agitato. Vittorina Alampi frequentava l’istituto delle suore Ausiliatrici a Bova. In quel giorno di festa era stata organizzata una gita in barca. Una gita finita in tragedia.

Il coraggio di Vittorina

Lei era cresciuta al mare e non esitò un attimo prima di soccorrere chi, tra le sette compagne cadute in acqua, invece rischiava di affogare. Ne riuscì a salvare due prima di annegare lei. Una tragedia che, sul momento, scosse profondamente la comunità. L’anno successivo, nel 1960, il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi con decreto conferì alla memoria la medaglia d’oro al valore Civile. Dello stesso riconoscimento fu insignita anche l’altra eroica compagna, Palma Catanea, che salvò una ragazza prima che il mare la inghiottisse senza neppure restituire il corpo.

La medaglia d’oro al Valor Civile: «Mirabile esempio di eroismo spinto fino al sacrificio della vita»


Ricompense al valor civile – «Il presidente della Repubblica con Suo decreto in data 18 febbraio 1960, su proposta del Ministro per Interno, in seguito a parere della Commissione prevista dall’art. 7 della legge 2 gennaio 1958, n. 13, ha conferito le seguenti ricompense al valor civile alle persone sotto elencate, in riconoscimento delle coraggiose azioni compiute nel giorno e nel luogo a fianco di ciascuna indicati:
Alla memoria di ALAMPI Vittoria, il 25 aprile 1959 a Taormina (Messina).

Quindicenne, con eccezionale coraggio e generoso spirito d’altruismo riusciva a trarre in salvo da sicura morte due fra le sette compagne che, inesperte del nuoto, erano con lei cadute in acqua a seguito del capovolgimento della barca dove si trovavano per un giro di piacere; negli ulteriori tentativi di salvarne altre, esausta per la fatica sostenuta con 11 mare agitato e profondo, perdeva miseramente la vita. Mirabile esempio di eroismo spinto fino al sacrificio della vita» – Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana del 7 aprile 1960.

La donna meravigliosa che sarebbe diventata

«Suonava meravigliosamente il piano, Vittorina, e aveva la passione per la matematica. Forse avrebbe preso i voti e sarebbe diventata suora. Forse. La sua vita era ancora tutta in là da venire. Visto il coraggio dimostrato quel 25 aprile 1959, qualunque cosa avesse fatto, chiunque avesse scelto di diventare, sarebbe stata una grande persona piena di coraggio e di amore per il prossimo». Nino Alampi, infermiere professionale in pensione, dopo anni di onorato servizio a Melito, ormai trascorre molto tempo dalle figlie che vivono fuori tra Marina di Pietrasanta e Lanzarote, in Spagna. I nipoti reclamano lui e sua moglie Antonietta, ormai nonni a tempo pieno.

«Un ricordo solo nostro poi il regalo dei ragazzi»

«Quando mi sono sposato, avevo il desiderio di diventare padre di una bambina. Lo avevo confidato a mia moglie. Il mio desiderio è stato esaudito pienamente. Di figlie ne ho avute due, Vittoria, come la mia amata sorella, e Anna. Anche se la prima ha il suo nome, la sua passione per il pianoforte e anche una grande somiglianza come se la natura le avesse pennellate insieme, entrambe le mie figlie sono cresciute sentendoci ricordare Vittorina. È stato ed è il nostro modo di tenerla in vita anche perché fino a qualche anno fa siamo stati i soli a farlo. Poi l’istituto comprensivo di Bova Marina – Condofuri ha voluto ci ha fatto un regalo meraviglioso. Alcuni anni fa, i ragazzi hanno voluto ricordarla in un modo splendido in occasione di un incontro svoltosi presso la scuola secondaria di Primo grado di Palizzi».

Il busto salvato dall’oblio e restaurato

«Alcuni anni fa è stato anche riportato alla luce il busto in marmo che all’indomani della tragedia era stato posizionato davanti all’ingresso del Comune di Palizzi. Davanti a quel busto era venuto a rendere omaggio anche il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Poi fu rimosso per eseguire dei lavori presso la sede del Comune. Non fu mai rimesso. Invece fu lasciato per oltre un ventennio ad invecchiare in un deposito. Alcuni anni fa è stato restaurato e portarlo di nuovo alla luce».

“Non c’è amore maggiore di chi dà la vita per gli altri”

Adesso il busto è stabilmente all’ingresso della scuola secondaria di primo grado di Palizzi, intitolata alla memoria di Vittorina Alampi. A fare da sfondo un murales realizzato nel 2017 da Klaudjo Plako e Giovanni Crea in cui è raffigurata un’ancora, chiaro richiamo alla salvezza che Vittorina con il suo sacrificio ha donato alle due compagne. Su di esso si legge che “Non c’è amore maggiore di chi dà la vita per gli altri”. In questa frase è racchiusa la preziosa eredità lasciata dal grande gesto altruistico di Vittorina.

Quella valigetta sigillata…

«Non solo la medaglia d’oro al valore civile ma anche il riconoscimento della fondazione Carnegie. Ho voluto che le mie figlie avessero le medaglie. Io ho una valigetta che non riesco ancora ad aprire. La conservo, chiusa, sigillata. Dentro ci sono oggetti, foto e un libretto con i pensieri di Vittorina».  Ha gli occhi lucidi, il fratello Nino, mentre ammette che non sa se l’aprirà mai. Come se aprendo quella valigetta potesse essere travolto ancora una volta da quel dolore immenso o anche solo essere raggiunto da un rinnovato e feroce senso di perdita. Resta, purtroppo, l’assenza di Vittorina anche se ci sono altre presenze: sua moglie, le sue figlie e i suoi nipoti, la vita che è andata avanti come quella delle due compagne che Vittorina ha salvato. Come quella in cui Vittorina ha dimostrato di credere fino all’estremo sacrificio.


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