Al via l'iter legislativo al Senato: presentati in aula tremila emendamenti

Nel giorno in cui la riforma costituzionale che introduce il Premierato approda in Senato, la premier Giorgia Meloni, in un convegno alla Camera, rilancia la “madre di tutte le riforme” come vessillo del governo, a un mese dal voto europeo. Accademici, personaggi dello sport, dello spettacolo e dell’impresa, assistono al confronto promosso dalle fondazioni De Gasperi e Craxi, degli ex ministri Angelino Alfano e Margherita Boniver, nella Sala della Regina. Ci sono i ministri Abodi, Ciriani e Schillaci, il sottosegretario Alfredo Mantovano, ma anche cantanti come Pupo e Iva Zanicchi, attori (Claudia Gerini, Michele Placido), sportivi come Filippo Magnini e parlamentari tra cui il leghista Antonio Angelucci, al centro dei rumors sull’acquisto dell’Agi, con il figlio.

 

Meloni: “Obiettivo riforma è evitare i ribaltoni”

Meloni nel suo lungo intervento difende a spada tratta la riforma il cui obiettivo, spiega, è la stabilità ed “evitare i ribaltoni. Nella scorsa legislatura abbiamo avuto tre governi, guidati da due presidenti del Consiglio, nessuno dei due aveva avuto legittimazione popolare, hanno guidato coalizioni formate da partiti che in campagna elettorale avevano dichiarato la loro alternatività, e la fiducia a quei governi è stata data da parlamentari eletti in liste bloccate. Tutto costituzionalmente legittimo, ma il punto è che i padri costituenti non potevano immaginarlo, perché era un altro mondo, un’altra epoca. Ora lo abbiamo visto accadere e lo dobbiamo correggere”. La premier insiste molto sul fatto che la riforma non riguardi il breve periodo, anzi: “Mi sono interrogata – spiega – su come i miei avversari politici utilizzerebbero questa riforma se fossero al governo, ma non mi faccio questi problemi. Per me è un rischio fare questa riforma, ma ho l’occasione, per la prima volta in molti anni, di fare qualcosa che può servire al futuro del Paese. E penso che una riforma di questo tipo può essere utilizzata in positivo da chiunque”. E soprattutto, aggiunge, “questa riforma non riguarda me, non riguarda neanche il Presidente Mattarella, riguarda il futuro, riguarda tutti, e per questo sono contro la personalizzazione della questione. Su un tema così l’opposizione fine a se stessa non serve a niente. Possibile che in Italia non si riesca mai a discutere delle grandi questioni? Il gioco tattico lo pagano poi i cittadini”. Ma l’opposizione attacca, preferisce lo scontro: “La proposta di un’elezione diretta del capo del governo non è una proposta di destra né di sinistra, e in passato è stata ipotizzata anche da quella parte politica che oggi vede leader politici dire che ‘fermeranno la riforma con i loro corpi’, e non so se sia una minaccia o una mancanza di argomenti”. Servirebbe invece il dialogo: “Io ero partita da un altro schema, poi abbiamo cercato di capire l’umore e abbiamo sentito che tutti dicevano ‘il Presidente della Repubblica non si tocca’, e subito abbiamo accantonato il semipresidenzialismo alla francese. Consideravo già questo un segnale di disponibilità al dialogo, che evidentemente non è stato colto. Ma sono sempre disponibile al dialogo, se non è dilatorio“.

Schlein replica e chiama la piazza

A stretto giro arriva la replica della segretaria del Pd, Elly Schlein: “Che pena le mistificazioni costanti da parte di Giorgia Meloni. È inutile che mi attacchi, non ci spaventano“. In giornata la segretaria dem aveva convocato un’assemblea in Senato “per rispondere all’accelerazione elettoralistica”, chiedendo “di fare muro con i vostri corpi e le vostre voci rispetto a questo tentativo, rispetto al pericoloso scambio tra Premierato e autonomia differenziata“, punto sul quale poi Meloni le ha replicato. E Schlein ha annunciato, per il 2 giugno, Festa della Repubblica (a una settimana dal voto europeo) una manifestazione a Roma “sulla Costituzione e l’Europa federale contro il Premierato e l’autonomia differenziata“.

 

In aula tremila emendamenti

Pare intanto difficile che un primo via libera in Parlamento (sono necessarie due letture per ciascuna Camera, e un referendum confermativo che appare scontato) possa arrivare prima delle Europee. Le opposizioni sono pronte a giocare tutte le carte a disposizione, calando sul tavolo circa 3mila emendamenti (anche più dei 2500 presentati in commissione), 1400 da Avs, 1300 del Pd, oltre 180 anche dal M5s, che inizialmente aveva puntato su pochi interventi mirati ma ora ha cambiato strategia. L’esame è partito, con un dibattito fiume, che impegnerà l’Aula nei prossimi giorni: 13 ore di interventi, 80 gli iscritti a parlare, nell’elenco anche la senatrice a vita Liliana Segre. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha nuovamente garantito che non ci sarà “nessuna accelerazione immotivata” ma anche avvertito che non permetterà “nessun ritardo strumentale”.

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