Stefano Massini e Paolo Jannacci al Concertone con ‘L’uomo nel lampo’, un tributo ai morti sul lavoro - la Repubblica

Spettacoli

Stefano Massini e Paolo Jannacci al Concertone con ‘L’uomo nel lampo’, un tributo ai morti sul lavoro

Stefano Massini e Paolo Jannacci

Stefano Massini e Paolo Jannacci

 (agf)

Il testo del brano, ispirato a una storia vera, che lo scrittore e drammaturgo e il musicista avevano pèresentato in anteprima al Festival di Sanremo, e che hanno riproposto al Circo Massimo durante l’evento per il Primo maggio

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Si intitola L’uomo nel lampo la canzone che Stefano Massini e Paolo Jannacci hanno portato sul palco del Concertone del Primo maggio a Roma, dopo averla presentata in anteprima all’ultimo Festival di Sanremo.

Un tributo – ispirato a una storia vera – alle donne e agli uomini morti sul lavoro, un nuovo capitolo della collaborazione che da anni lega Massini e Jannacci e che dal 2020 li ha visti nei teatri di tutta Italia con le repliche di “Storie” del Piccolo Teatro di Milano. Un testo di impegno civile, accolto da grandi applausi da parte del pubblico del Circo Massimo. Il testo del brano.

L’uomo nel lampo

di Paolo Jannacci, Stefano Massini, Maurizio Bassi

© 2024, Ala Bianca Group srl – Nar International srl

Ehi, ehi Michè,

Sono io Michè, questa voce lontana

Dicono, sai la vita è strana

Ma più che strana è proprio bastarda

Ed io lo so perché mi riguarda

Da quando il mio filo si è rotto

Sono una foto appesa in salotto

E in quella foto oltretutto...

Ma dai Michè son così brutto

Occhi chiusi, viso scuro...

Che se mi avessero detto giuro

Questa foto resterà di te

Accidenti Michè, mi sarei messo in posa

1, 2, 3, flash, perfetto

Sono io, sì, sono l'uomo di cui ti hanno detto

Che un lampo mi portò via

E di me non resta, che una fotografia

C'era una volta un uomo che vide come un lampo

sorrise e alzò le mani come per abbracciarlo

L'uomo nel lampo che non è più tornato

Lo videro in quel lampo e lì si è addormentato

Proprio quel lampo che portò via mio padre

e che da quel momento è musica nel vento

Sai Michè,

non è che sono solo in questo posto

C'è più folla che a Rimini ad agosto

Tutti come me finiti fuori pista

Tutti fuori dalla lista

Tutti con il marchio addosso di questo paradosso

Che il lavoro porta sotto terra

e l'operaio muore come in guerra

Ma io Michè, io che ridevo anche dei guai

io, che la battuta non mi mancava mai,

Quando mi dicono: "la fabbrica è una miniera"

No, piuttosto è una galera

Perché loro si fanno l'ora d'aria

e pure noi, nel senso che saltiamo in aria...

E nelle fiamme di 6 metri e via..

Passi da uomo a fotografia.

C'era una volta un uomo che vide come un lampo

sorrise e alzò le mani come per fermarlo

L'uomo nel lampo che non è più tornato

Lo videro in quel lampo

Questo lampo non ha odore ne colore

Il lampo uccide ma senza far rumore

Poi ti guardi ad uno specchio

E lì vorresti perdonare

E vabè, basta dai...

Da questa foto mi guardo intorno

E non ho smesso un solo giorno

in silenzio fotografato e muto di dirti:

"ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto"

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