La tela dell'inganno, Arte e thriller a braccetto: recensione del film.
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Arte e thriller a braccetto in La tela dell’inganno. Recensione del film.6 minuti di lettura

Recentissima distribuzione targata Sky Cinema Uno è La tela dell’inganno (The Burnt Orange Heresy), con Claes Bang ed Elizabeth Debicki al fianco di Mick Jagger e Donald Sutherland

Un cast di grande spessore e meriti coordinati dalla regia dell’italiano Giuseppe Capotondi

La tela dell’inganno, che esce in Italia on demand il 24 agosto del 2021, è stato presentato la prima volta a Venezia durante la 76 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del 2019.

Ritroviamo l’attore danese Claes Bang nuovamente impegnato, dopo The Square, in una produzione  che pone l’arte al centro

Nel film scandinavo del 2017 veste i panni di un curatore di un museo, mentre in La tela dell’inganno è un critico d’arte apparentemente impegnato nell’attività di promozione di una sua opera saggistica. 

Il film si pone come l’adattamento cinematografico del romanzo The Burnt Orange Heresey del 1971 di Charles Willeford

Lo scrittore americano è noto sopratutto come autore di romanzi gialli. Il thrilling, l’evento inaspettato e una buona dose di ambiguità infatti non mancano nel film di Capotondi.

Arte e critica

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James davanti al suo pubblico

Nelle primissime scene del film il critico d’arte James Figueras espone ad un piccolo pubblico di una sala d’arte di Milano le sue teorie di critica.

Tutto appare normale ma tali scene si susseguono una dopo l’altra attraverso un montaggio che suggerisce che di normale e ordinario ci sia ben poco. 

Si noti come la scena in cui James invita il suo pubblico a mantenere un atteggiamento di diffidenza nei confronti del critico stesso, sia seguita da una scena in cui egli assume una pastiglia di metanfetamina, confermando l’alone di ambiguità sulla sua condotta che si confermerà nel corso del film.

Si tratta di un piccolo esempio di analisi del film, ovvero della capacità del linguaggio filmico puro di comunicare al posto dei gesti e dei dialoghi degli attori.

James si fa ambasciatore di un’idea di critica per la quale «l’arte non esisterebbe senza la critica». Una posizione teorica ben salda che suggerisce l’idea che solo la parola, il messaggio, l’autorità del critico d’arte passano dare forma all’arte stessa. 

James e Berenice

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James e Berenice

Tra la folla è presente Berenice (Elizabeth Debicki), una giovane americana che non condivide le idee sull’arte di James. 

L’incontro tra i due è spigoloso e anch’esso, come l’atteggiamento di James, nebuloso e poco chiaro. 

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La residenza di Cassidy sul lago di Como

La svolta avviene quando James viene invitato dal famoso collezionista d’arte Joseph Cassidy (Mick Jagger) nella sua residenza privata sul lago di Como

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James e Berenice nella residenza sul lago di Como

James porta con sé Berenice, con la quale ha intrapreso una relazione. 

Cassidy, uomo acuto, calcolatore e subdolo, offre a James la possibilità di conoscere e intervistare il famoso pittore Jerome Debney (Donald Sutherland), sfuggente e ritroso nei confronti della stampa  e della critica da anni. 

Ma la proposta del collezionista non si esaurisce in questo modo. 

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Berenice, Cassidy e James a cena

L’incontro con il famoso pittore

L’apparizione di Debney in scena è teatrale, quasi un’epifania e l’incontro con James è distaccato, come se l’artista avesse già previsto le reali intenzioni del critico. 

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L’incontro tra Debney e James

James, in bermuda e trasandato, gli porge la mano per presentarsi e Debney la riceve rimanendo seduto sulla sedia con il busto girato a tre quarti, quasi di spalle. 

La scena, costruita in questo modo, comunica allo spettatore che la relazione tra i due uomini inizia nel segno dell’ambiguità e della diffidenza. 

Ciò è avvalorato dalla scena successiva, la presentazione con Berenice. 

In questo caso Debney stesso si alza in piedi, frontalmente rispetto alla ragazza e le porge la mano per presentarsi. 

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L’incontro tra Debney e Berenice

Tale scena, al contrario di quella precedente, è costruita per mostrare che la relazione tra la compagna di James e il famoso artista inizia nel segno di una reciproca apertura emotiva.

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Debney e Berenice

La tela dell’inganno: uno sguardo più da vicino

In La tela dell’inganno scene di questo tipo ricorrono numerose, a riprova della volontà del regista di non lasciare nulla al caso e comunicare sopratutto attraverso la messa in scena filmica.

Nel corso del film la ‘maschera’ di serio e competente critico d’arte di James cade, sostituita da tante altre che lo spettatore vede alternarsi sotto allo sguardo di Berenice. 

La giovane donna americana diventa progressivamente il simbolo della verità su tutta la vicenda. 

Il film di Capotondi colpisce per la capacità di trasformarsi sempre più in un thriller vero e proprio, offrendo continui colpi di scena intorno ai motivi del ricatto e dell’identità.

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James e Berenice nello studio segreto di Debney

Il destino di James e Berenice, vincolato alla convinzione del critico che la ragazza lo stia per qualche motivo ingannando, andrà incontro ad una verità offerta e mostrata proprio dall’arte stessa, ma in un modo del tutto inaspettato.

Arte come interpretazione, arte come forma di un’esperienza di vita vissuta e anche arte come discorso sulla falsità e sulla verità delle relazioni umane, tutto qui in La tela dell’inganno.

Berenice: «È questo il fulcro dell’arte: la verità».

James: «No, se si trattasse solo di dire la verità lo saprebbe fare chiunque. Il mio lavoro è separare le belle bugie da quelle brutte».

Laureata in Italianistica all'Università di Bologna. Tra il suo dire e il fare ci sono di mezzo il cinema e la letteratura. Scrive di cinema su Art Shapes.