CARLO X Gustavo, re di Svezia in "Enciclopedia Italiana" - Treccani - Treccani

CARLO X Gustavo, re di Svezia

Enciclopedia Italiana (1931)

CARLO X Gustavo, re di Svezia

Herbert Theodor Lundh

Carlo Gustavo nacque l'8 novembre 1622 da Giovanni Casimiro conte palatino, dal 1622 puramente titolare, di Zweibrücken-Kleeburg, e dalla principessa Caterina di Svezia, sorella di Gustavo Adolfo. Fu educato con molta cura, per un certo tempo sotto la direzione del cancelliere Axel Oxenstierna, avviato agli studî letterarî e addestrato a solidi esercizî cavallereschi. Soggiornò 3 anni (1638-40) all'estero, in Germania, in Olanda e in Francia. Al suo ritorno, per due anni la sua posizione rimase incerta. Infatti la reggenza che governava la Svezia durante la minore età della regina Cristina, era ostile alla famiglia Palatina, e non intendeva che C. assumesse alcuna posizione ufficiale al servizio della corona. Allora il giovane si unì di sua iniziativa (1642) all'esercito svedese, che combatteva in Germania, contro gl'imperiali sotto il comando del Torstensson. Per 4 anni egli seguì il generale, e sotto quell'abile guida acquistò grande esperienza nelle cose militari; alla fine venne accolto a servizio militare in Svezia. Fra il 1646 e il 1648, tornato in Svezia, si progettò il suo matrimonio con la regina Cristina; fallita questa combinazione, egli se ne ritornò in Germania, dove, in qualità di comandante in capo dell'esercito svedese, condusse le operazioni militari e sorvegliò l'andamento dei negoziati di pace.

Nel 1649 la regina Cristina lo propose successore al trono e nel 1654, dopo l'abdicazione della regina, egli divenne re. In questi anni di attesa, si trovò in una posizione difficile, circondato dalla diffidenza e dal sospetto: e tutto questo, se da un lato giovò a svolgere le sue grandi qualità d'uomo di stato, dall'altro contribuì a renderlo chiuso in sé stesso e nei suoi progetti, calcolatore guardingo e diffidente. Perciò resta difficile ai posteri di penetrare nelle sue vere intenzioni. Basso di statura, piuttosto obeso che pingue, aveva una forza di carattere non comune; di ingegno solido e pronto, audace nell'agire, ricco d'immaginativa e di fantasia creativa.

Nei pochi anni del suo governo si trovò a dover dare un assestamento allo stato svedese, troppo rapidamente cresciuto negli ultimi decennî, ma privo d'una sua interiore unità e minacciato dai nemici esterni. All'ovest l'Inghilterra era in lotta con l'Olanda, all'est la Polonia soccombeva sotto i colpi dei Russi. La Svezia, con i suoi possessi sparsi lungo le coste del Baltico, non poteva sentirsi sicura di fronte a un mutamento dell'equilibrio in quel mare. Soprattutto lo allarmava l'espansione russa, che C. era deciso ad arginare, anche con le armi, già nel 1655. Il suo piano era di farsi avanti come difensore dell'integrita della Polonia contro la Russia; ma, in pari tempo, di farsi pagare dalla Polonia questa protezione, con la cessione di qualche territorio a titolo d'indennità di guerra e con la rinunzia dei re polacchi alle pretese che accampavano, fino dai tempi di Sigismondo III, sul trono svedese. I successi superarono ogni più rosea speranza; in alcuni mesi tutta la Polonia fu conquistata, i suoi eserciti sconfitti e il suo re espulso. E con i successi crescevano le pretese del re: a un certo momento parve che egli mirasse alla corona polacca. Ma presto gli avvenimenti presero altra piega: in Polonia si ebbe una levata di scudi, il re ritornò dall'esilio e nuovi eserciti furono creati. Tuttavia insieme con l'elettore Federico Guglielmo di Brandeburgo, al quale aveva offerto alcune parti della Polonia, C. sconfisse ancora nel 1656 l'esercito polacco in una grande battaglia presso Varsavia, ma le insurrezioni scoppiavano da ogni parte contro gl'invasori, in quel paese estesissimo; e la vittoria non portò alcun profitto agli Svedesi. Anzi, l'anno seguente la situazione si aggravò: la Danimarca entrò in guerra contro la Svezia, C. lasciò la Polonia e attraverso la Germania settentrionale penetrò in Danimarca. L'inverno rigidissimo gli permise di passare sul ghiaccio i tratti di mare fra isola e isola, e nel febbraio del 1658 costrinse il re di Danimarca a fare pace ed alleanza (pace di Roskilde) e a cedere alla Svezia le provincie dell'odierna Svezia meridionale, Scania, Halland, Blekinge e Bohuslän. Così, per la prima volta, il mare formava la frontiera fra la Svezia e la Danimarca. Di fronte a questa politica aggressiva, l'imperatore e l'elettore di Brandeburgo si volsero contro la Svezia e per poco il conflitto non degenerò in una guerra generale europea. Il re Carlo Gustavo, non potendo contare sulla Danimarca, alla fine del 1658 pensò addirittura di conquistare completamente questo regno. Avendo errato, tuttavia, nel valutare le forze sue e del nemico, non poté impossessarsi della capitale della Danimarca. L'aiuto, che C. sperava dall'Inghilterra e dalla Francia non venne e il suo esercito fu duramente incalzato dal nemico in Germania. In questa difficile situazione C. pensava già di concludere la pace, quando morì (13 febbraio 1660).

La mira lontana, e che non poté essere raggiunta dell'audace politica di C., fu di fare del Baltico un mare svedese; ma il suo gran merito fu d'aver dato alla Svezia le sue frontiere naturali. Troppo assorbito dalla sua grande politica estera, C. non prestò molta attenzione ai problemi interni. Nel 1655, sequestrò alcuni beni dell'aristocrazia, con i quali intendeva restaurare le finanze dello stato, rovinate dalle stravaganze della regina Cristina.

Bibl.: Pupendorf, De rebus Caroli Gustavi gestis, 1697; F. F. Carlsson, Sveriges historia under kon. av Pfalziska huset, Stoccolma 1883-85; T. Haumant, La guerre du Nord et la paix d'Oliva 1655-1660, Parigi 1893; I. Levin-Carlklum, Karl II Gustav, Stoccolma 1912; H. Rosengren, Karl II Gustav före tronkstigingen, Upsala 1913.

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