Il Regno del Pianeta delle Scimmie recensione: ripartenza col botto!

Il Regno del Pianeta delle Scimmie recensione: ripartenza col botto!

Dopo l'ottimo The War, Il Regno del Pianeta delle Scimmie segna una grande ripartenza per il franchise post-apocalittico nato negli Anni Sessanta.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie recensione: ripartenza col botto!
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Cesare è morto. Le scimmie si sono evolute. Gli uomini sono regrediti allo stato brado (o quasi). La natura ha preso il sopravvento. Siamo a "molte generazioni" di distanza dagli eventi del capitolo precedente, e il mondo è ormai cambiato profondamente. Così profondamente che Il Regno del Pianeta delle Scimmie è qualcosa di completamente diverso rispetto ai tre film che lo hanno preceduto: i collegamenti con la trilogia reboot della saga nata negli Anni Sessanta ci sono ancora, ma il lunghissimo lasso di tempo intercorso tra lo scorso episodio del franchise e quello uscito al cinema l'8 maggio li rende solo dei ricordi lontani, degli echi di un passato che sono in pochi a conoscere veramente.

Così, Il Regno del Pianeta delle Scimmie è una ripartenza - magari l'inizio di una seconda trilogia reboot, chi lo sa - rispetto ai punti fermi posti con L'Alba del Pianeta delle Scimmie, Apes Revolution e The War. Qualcosa di completamente nuovo ma anche di intimamente collegato al passato, fin dalla scena iniziale (sulla quale non faremo spoiler, visto che si tratta di uno dei momenti più toccanti del film). E proprio su questa dialettica tra passato e presente, nonché sullo sconvolgimento di tutto ciò che pensavamo di sapere del mondo delle scimmie senzienti, si costruisce il fascino della pellicola.

Il Regno

Messi da parte i protagonisti degli ultimi capitoli della serie, Il Regno del Pianeta delle Scimmie ruota attorno a Noa, un giovane scimpanzé che vive nella foresta insieme alla sua famiglia e alla sua tribù, specializzata nell'addestramento delle aquile.

Dopo aver appreso la falconeria, però, il clan di Noa è rimasto ad uno stadio tutto sommato primordiale: certo, le scimmie vivono in comunità, sanno cavalcare e hanno sviluppato un linguaggio piuttosto basilare, ma non usano armi da fuoco e non hanno creato una società complessa. La tribù di Noa viene stravolta dall'arrivo di un gruppo di conquistatori, guidati da Proximus, un monarca-bonobo che ha raccolto l'eredità - anzi, il mito - di Cesare e che lo ha manipolato, distorcendolo fin nel suo significato più profondo, per costruirsi un vero e proprio Regno di scimmie, basato sulla tirannia e sul prevalere del più forte. Mentre la tribù di Noa viene messa in catene, il protagonista riesce a fuggire: le sue peripezie tra l'entroterra e la costa occidentale degli Stati Uniti lo portano a conoscere Raka, un orango intellettuale ed erudito, ultimo rappresentante di un "culto" sempre legato a Cesare, che - a differenza di Proximus - ne ha portato avanti gli ideali nella loro forma più pura. Non è d'altro canto un caso che una delle frasi più iconiche dello scimpanzé interpretato da Andy Serkis, "Scimmie insieme forti", sia il mantra tanto di Proximus quanto di Raka, e poi anche di Noa e dei suoi comprimari: quella alla mistificazione della Storia e alla strumentalizzazione dei potenti messaggi del passato è una tendenza comune a umani e primati.

A proposito di umani: alla base del rapimento della tribù di Noa vi è l'accusa di aver dato rifugio ad un'umana in fuga, alla quale i bruti di Proximus stanno dando la caccia per tutta la foresta. La ragazza viene presto chiamata Nova da Raka, ricordando l'omonimo personaggio apparso in The War. Lo spettatore è naturalmente portato a chiedersi perché Proximus stia cercando una cavernicola priva di valore e ridotta - come tutti gli altri esseri umani - al mutismo dallo stesso virus che ha reso senzienti le scimmie. In realtà, la ragazza nasconde un grandissimo segreto, che sicuramente avrà ripercussioni per il futuro del franchise tutto: quando dicevamo che Il Regno del Pianeta delle Scimmie pone le basi per una nuova trilogia, non stavamo scherzando.

Cercando di evitare di fare spoiler, sappiate che la pellicola diretta da Wes Ball opera un intelligente ribaltamento delle condizioni del Pianeta delle Scimmie, che a loro volta rappresentavano un ribaltamento della realtà: il what if? attorno a cui ruota la saga è quello dell'evoluzione delle scimmie e dell'involuzione degli umani, ma ora questo caposaldo viene apparentemente a sgretolarsi, riportando gli esseri umani al centro della narrazione di quella che è molto, molto di più di una semplice guerra tra scimmie. Il tema della memoria del passato ritorna qui ancora più forte: Noa, Proximus e i loro compagni sanno che c'è stato un passato, prima di Cesare, in cui gli umani dominavano incontrastati e le scimmie erano rinchiuse in gabbia. Nessuno vuole che ciò accada di nuovo, ma non tutti sono d'accordo su come evitarlo.

Il Pianeta

La trama di Il Regno del Pianeta delle Scimmie, come avrete capito, è densa di avvenimenti, sinceramente appassionante e meno scontata del previsto. È però la costruzione di un mondo sci-fi postapocalittico ormai maturo a convincere: la serie del Pianeta delle Scimmie non ha mai fornito un worldbuilding particolarmente complesso e intrigante agli spettatori, concentrandosi, soprattutto con le pellicole più recenti, sugli aspetti action e tralasciando il comparto narrativo (e di lore) del franchise.

Grazie ad una scelta decisamente saggia - quella del salto temporale di circa 300 anni in avanti - Il Regno del Pianeta delle Scimmie può invece fare con coraggio ciò che i predecessori hanno solo timidamente accennato: presentare un mondo nuovo, completamente diverso dalla Terra che tutti conosciamo ma ancora intimamente collegato al "nostro" presente, focalizzandosi a lungo sulle regole, le leggi e le consuetudini che la governano, nonché sulle linee evolutive delle popolazioni - umani e animali - che la abitano. Insieme al ribaltamento del ruolo degli umani nella narrazione di cui vi abbiamo parlato sopra, la forte concentrazione sul worldbuilding del film rende il Pianeta ancora più intrigante del Regno, nella cui fondazione riecheggia un interrogativo davvero originale: cosa succederebbe se l'ideale mitico della prima scimmia senziente venisse glorificato e al contempo travisato? Quello che ne emerge è il delirio postapocalittico di un primate con la Corona, che ripesca a piene mani da tanti immaginari diversi, sia storici (dalla classicità romana al medioevo) che cinematografici e della pop culture in generale: accanto ai tratti completamente originali, infatti, nel potentato di Proximus e nel Pianeta esplorato da Noa possiamo scorgere non solo il retaggio di pellicole come quelle della saga di Mad Max, ma anche del franchise videoludico di Horizon: Zero Dawn e Forbidden West.

Tutti questi elementi - che, sia chiaro, vengono solo accennati e non diventano quasi mai preponderanti - forniscono allo spettatore l'impressione di essere sprofondato in un futuro possibile e realistico (benché lontano), facilitando enormemente l'immersione nella pellicola e l'empatia con i suoi protagonisti scimmieschi. Quello che non lo fanno la lore e la trama, poi, viene completato dall'impatto visivo del Regno del Pianeta delle Scimmie, che risulta tanto curato dal punto di vista visivo quanto The War, se non addirittura di più: la transizione dalla regia di Matt Reeves a quella di Wes Ball non ha avuto risvolti negativi, anzi.

Le differenze stilistiche ci sono, ma, come da tradizione per i blockbuster americani, non si sentono troppo: la qualità visiva resta elevata, nonostante una maggior predilezione per le inquadrature ampie, dovuta anche all'assenza di attori umani di richiamo come Andy Serkis e Woody Harrelson, che nella storia di Il Regno del Pianeta delle Scimmie non avrebbero comunque trovato lo spazio che meritavano. Semmai, la pellicola conferma la traiettoria ascendente di Wes Ball, la cui regia è uno dei motivi che hanno fatto preferire alla critica il franchise di Maze Runner a quello di Hunger Games. Insieme al regista, anche gran parte del cast tecnico è cambiata tra un episodio e l'altro della saga, ma anche qui il cambiamento sembra essere avvenuto in meglio, soprattutto per quanto riguarda la fotografia: la gestione delle luci, in particolare, ci ha colpiti in positivo, benché sia stata ottenuta con un pesante utilizzo della computer grafica.

Le scimmie

A proposito di CGI: anche la realizzazione delle scimmie e dei loro movimenti è eccelsa, come già lo era in passato. L'avanzamento negli effetti speciali degli ultimi tempi (ricordiamo che da The War sono passati ben sette anni!) si sente: benché non si possa ancora parlare di un realismo fotografico totale, le scimmie protagoniste del film interagiscono tra loro e con l'ambiente che le circonda con una naturalezza sorprendente.

Oranghi a cavallo e scimpanzé che addestrano le aquile, scene di combattimento in mezzo agli alberi, sulle sponde di uno stagno o sott'acqua: Il Regno del Pianeta delle scimmie non si tira indietro di fronte a niente e sembra quasi crogiolarsi nel suo stesso virtuosismo tecnico. Avremmo preferito forse un design più riconoscibile per Noa e per i suoi comprimari, tutti piuttosto simili tra loro: l'idea era quella di far somigliare il protagonista a Cesare quanto più possibile e - potenzialmente - farlo crescere e mutare nel corso della pellicola e delle produzioni future, ma in fin dei conti le scelte estetiche adottate per Proximus e per i suoi sgherri restano le più iconiche. Il carisma che Noa e gli altri "buoni" del film non possiedono in termini di design e costumi, però, ce l'hanno dal punto di vista della caratterizzazione, piuttosto profonda e - ancor più importante - estremamente coerente con il tono generale della narrazione e del mondo in cui il film è ambientato.

Ciò detto, dobbiamo sottolineare che Il Regno del Pianeta delle Scimmie non è perfetto. La seconda metà del film è molto diversa - fin troppo, forse - dalla prima, sia in termini di ritmo che per quanto riguarda il tono generale della storia raccontata: i cambi di ambientazione si fanno molto meno frequenti e le sequenze d'azione prendono il sopravvento. Nonostante la loro buona fattura, si tratta comunque di una scelta che forse poteva essere rivista, anche perché la pellicola dura quasi due ore e mezza.

Non stiamo certo dicendo che il film sarebbe dovuto durare meno (anzi: bene che si sia deciso di prendere tempo per approfondire il "nuovo" Pianeta delle Scimmie), ma un ritmo un po' più costante avrebbe reso l'esperienza più godibile. In aggiunta, è piuttosto evidente che la seconda metà sia stata realizzata più frettolosamente rispetto alla prima: alcuni momenti, che forse nell'ottica dei produttori dovevano essere i più "epici" e d'impatto della produzione, sono per la verità dei semplici cliché, sia in termini di messinscena che per quanto riguarda il contenuto. Insomma, le sequenze che, in teoria, dovevano essere più ricche di pathos, finiscono per apparire stucchevoli e già viste. Un piccolo scivolone, che però non compromette di certo un'opera di grande qualità.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie Il Regno del Pianeta delle Scimmie è uno dei migliori film della saga di cui fa parte. La trama è ottima, unendo una linea narrativa principale piuttosto semplice con tanti sviluppi secondari che approfondiscono ogni personaggio e forniscono tanti, tantissimi dettagli sul mondo che si è lentamente costruito nel corso degli ultimi 300 anni. Proprio quest’ultimo è la parte di gran lunga più interessante della pellicola, che dunque risulterà tanto più godibile per i fan di lunga data del franchise. Preso come esperienza a sé, però, Il Regno del Pianeta delle Scimmie è comunque eccellente, grazie ad un impatto visivo appagante e maestoso, a sequenze action da manuale e ad una computer grafica di qualità. Un’ottima ripartenza per un’IP che ormai accompagna la Settima arte, tra alti e bassi, da più di mezzo secolo.

8

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