Renzi: "La leader FdI lavora contro l'Italia. Ha perso l'occasione di europeizzarsi"

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L'intervista a Matteo Renzi per «Repubblica» del 20-05-2024

di Giovanna Vitale

ROMA - «Giorgia Meloni sta commettendo un tragico errore, sta posizionando l'Italia dalla parte sbagliata, opposta a quello che è l'interesse del Paese», attacca Matteo Renzi, in corsa per Strasburgo in tandem con Emma Bonino. «Quando il capo di un governo del G7 si allinea alle destre estreme di Abascal e di Le Pen non sta guidando l'Europa, sta lavorando contro l'Europa che i suoi alleati vogliono distruggere».

Meloni è di destra, perché avrebbe dovuto abiurare proprio adesso che sta al governo?

«Il vero patriota chiede gli Stati Uniti d'Europa non gioca ai nazionalismi da cortile in una fase storica in cui Russia e Cina si mettono insieme, l'Ucraina è sotto le bombe, in Medioriente la tensione è alle stelle, il Sud-Est asiatico in fibrillazione e l'Africa in fiamme. In uno scacchiere internazionale totalmente sconvolto — e penso anche alle notizie provenienti dall'Iran — l'unica possibilità che ha l'Italia di giocare un ruolo nel caos mondiale è incoraggiare l'Europa a fare un passo avanti, non indietro come vorrebbero Meloni e i suoi amici Orbán, Le Pen, Vox e il Pis polacco. Senza dimenticare Salvini».

Ma non ha ragione la premier a voler cambiare un'Europa che, sulle crisi mondiali, si è spesso dimostrata afona e inerme?

«A nessuno, tanto meno a me, piace l'Europa dei burocrati di cui — ricordo — Meloni fa parte da quasi due anni senza aver mai avuto nulla da ridire, anzi girellando con von der Leyen per l'Emilia alluvionata o la Tunisia con scarsissimi risultati. Lei poteva assumere un peso se avesse guidato lo spostamento al centro di tutta quest'area, anziché schiacciarvisi sopra».

Le Pen che guarda a Meloni non vira su posizioni meno estreme?

«Al contrario. È Meloni che ha perso un'occasione: poteva "berlusconizzarsi" come accadde alla destra negli anni '90. Allora, capendo l'importanza dell'Italia, Helmut Kohl e Jose Maria Aznar spedirono il giovane Agag da Silvio Berlusconi per coinvolgerlo nel Ppe. Come poi avvenne: lui infatti traghettò FI nei popolari».

E questo cosa c'entra?

«Un'operazione politica simile era nelle corde di Meloni. Invece lei ha preferito fare l'influencer. Anziché istituzionalizzare FdI ha estremizzato la posizione dell'Italia spingendola fra le braccia di Le Pen, Orbán, Abascal. In nome degli interessi del suo partito cannibalizza Salvini e Tajani e fa un danno al Paese. Perciò la lista degli Stati Uniti d'Europa è importante: è la risposta culturale e politica a questo azzardo».

Abbia pazienza, la destra in Italia vale il 40%, la sua lista il 4. Un po' poco per rappresentare l'alternativa, non crede?

«Ci sono due ragioni per cui ritengo fondamentale fare un buon risultato. Primo: l'alternativa non la costruisce chi fa l'errore uguale e contrario a sinistra, cioè Elly Schlein che firma referendum contro Jobs Act e radicalizza in chiave opposta. L'alternativa alle destre è possibile solo se nello schieramento c'è un centro forte. E poi perché anche con il 4-5% possiamo fare la differenza in Europa se è vero che i voti di Renew saranno determinanti per formare il futuro governo dell'Unione. Senza di noi né i popolari né i socialisti hanno i numeri per riuscirci».

I sondaggi segnalano una avanzata delle destre: se il Ppe volesse allearsi con i Conservatori di Giorgia Meloni, farete da stampella?

«Lo escludo. Non solo io, pure gli altri leader centristi. Anche per questo ho deciso di correre. Al contrario della presidente del Consiglio, del ministro degli Esteri e della segretaria del principale partito di opposizione che si candidano per non andare in Europa ma solo per regolare conti interni, una follia, io lo faccio per evitare che la Ue sbandi a destra. La corsa di Emma Bonino e la mia vanno in questa direzione».

Se eletto rinuncerà alle sue consulenze in giro per il mondo?

«Io se eletto andrò davvero a Strasburgo e ovviamente rispetterò le regole come ho sempre fatto. Negli altri Paesi un ex premier che ha contatti internazionali è un valore aggiunto, da noi come bandiera da votare si scelgono generali sconclusionati o ex sindaci in cerca di un nuovo lavoro».