La Mesita del Comedor: Caye Casas ospite de La Nueva Ola a Roma col film che ha elettrizzato Stephen King
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La Mesita del Comedor: Caye Casas ospite de La Nueva Ola a Roma col film che ha elettrizzato Stephen King

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Al festival del cinema spagnolo e latino americano La Nueva Ola, che si è svolto a Roma dal 15 al 19 maggio, è arrivato anche Caye Casas, regista di La Mesita del Comedor, il film horror che ha entusiasmato Stephen King e ha vinto numerosi premi nel mondo. Ve ne parliamo senza spoiler.

La Mesita del Comedor: Caye Casas ospite de La Nueva Ola a Roma col film che ha elettrizzato Stephen King

Grazie al tweet di Stephen King che vedete qua sotto, gli appassionati di cinema di tutto il mondo hanno scoperto un piccolo film spagnolo del 2022, realizzato in maniera totalmente indipendente, con un bassissimo budget in soli 10 giorni dal regista Caye Casas, al suo secondo lungometraggio, anche autore della sceneggiatura con Cristina Borobio. King scrive di La Mesita del Comedor (in America The Coffee Table e in Italia in autunno con Exit Media e il titolo, su cui inviteremmo la distribuzione a ripensare, Il tavolino di vetro): "C’è un film spagnolo, The Coffee Table, su Amazon e Apple+. Scommetto che non avete mai, mai in tutta la vostra vita, visto un film nero come questo. E’ orribile e anche orribilmente divertente. Pensate al sogno più oscuro dei fratelli Coen".

King è poi tornato a parlarne, come ha fatto Mike Garris, che glielo aveva segnalato, e dunque tutti sono andati a cercarlo. In Spagna La Mesita del Comedor ha dovuto faticare per essere visto, perché realizzato e distribuito al di fuori dai circuiti ufficiali, ma nel tour mondiale dei festival dedicati al genere fantastico e horror questo film ha continuato a collezionare premi: A Bruxelles, in Messico, a Tallin, in Romania e altrove, portando spesso a casa anche il premio del pubblico nonostante gli insulti rivolti al regista anche durante la proiezione, come ha raccontato scherzando Caye Casas, a La Nueva Ola – Festival del cinema spagnolo e latino americano, la cui 17esima edizione si è svolta dal 15 al 19 maggio al cinema Barberini di Roma, dove lo ha presentato in anteprima davanti a un pubblico scioccato ma entusiasta.

Ma cos'è, esattamente, La Mesita del Comedor?

A voler essere sinceri si tratta di un film non incasellabile o definibile come horror puro, anche se trasuda orrore vero. La storia inizia con una lite acida e accesa tra due coniugi, Maria e Jesùs. che sono da poco diventati genitori. In un negozio di mobili, un buffo venditore/imbonitore decanta loro le virtù di un tavolino da caffè, oggettivamente orribile, di design svedese e fabbricazione cinese: due donne inarcate e immerse in un bagno dorato, sorreggono un piano di vetro che il venditore, ansioso di concludere la vendita, dichiara indistruttibile. Lei è sarcastica e aggressiva e non ne vuole sapere di avere in casa quell’orrore, mentre lui si impunta per una questione di principio, rimproverandole di aver scelto lei tutto il resto, incluso l’orribile nome del bambino. Alla fine il tavolino viene acquistato ma, come succede a volte in questi casi, manca una vite per fissare il ripiano. Da lì in poi, niente si può più raccontare, e tra humor nero e cinema della crudeltà, due campi in cui da sempre il cinema spagnolo fa lezione, si dipana una vicenda che ci tiene col fiato sospeso per tutta la sua durata, facendoci soffrire e domandare cosa e come succederà.

La dinamica è puro Hitchcock, quello di film come Nodo alla golaSabotaggio (il bambino con la bomba). In questo caso a sapere cosa è successo fin quasi da subito sono gli spettatori e un unico personaggio, in una vicenda che si snoda quasi fino alla fine nell'assoluta mancanza di consapevolezza degli altri protagonisti. Presentando il film, Caye Casas ha detto di aver voluto realizzare un film terrificante, che facesse star male lo spettatore e di essersi chiesto cosa gli facesse davvero paura, definendo La Mesita del Comedor una tragedia che potrebbe accadere a chiunque: “Volevamo fare un film senza serial killer, zombi e mostri e ci siamo chiesti cosa ci facesse davvero paura, nella vita”. In una parola l’imprevisto che cambia per sempre le cose, in un attimo. Casas attribuisce l’idea della storia alla sua coautrice, con cui ha scritto un copione molto preciso. Avendo pochi soldi e poco tempo per girare il film, quasi interamente in un'unica location, un appartamento di amici (con tutti gli inconvenienti del caso, come una perdita d’acqua o l’entrata e uscita dei condòmini che costringeva a continue interruzioni), Casas ha  preferito dividere i 17 giorni a disposizione dedicandone 7 alle prove e 10 alle riprese vere e proprie. Nonostante la tensione montante – un plauso agli attori a noi sconosciuti, David Pareja, Estefanía de los Santos, Josep Maria Riera e Claudia Riera – il film non è stato girato in sequenza, ovvero nell'ordine cronologico della storia, ma in modo tradizionale.

Il titolo, così innocuo e banale, è stato scelto proprio per contrastare quello che andremo a vedere: dalla quotidianità degli oggetti di uso comune può nascere un orrore superiore a quello immaginario di cui dicevamo sopra. Casas confessa ridendo che l’idea del tavolino svedese – presente anche nei bei titoli di testa - gli è venuta perché – come molti di noi – rispecchia la sua concezione dell’inferno: non un posto abitato da demoni con fuoco e fiamme, ma il montaggio di un mobile Ikea. Una delle cose migliori, che contribuisce in modo determinante alla riuscita di La Mesita del Comedor, è l’uso che Casas fa del sonoro e della musica: le voci vengono amplificate, come la risata fioca e irrefrenabile della protagonista che sembra un rantolo e dà sui nervi a chi la sente (sapendo quello che sa), i rumori vengono usati diegeticamente e a integrare il tutto c'è la bellissima colonna sonroa composta dalla cantante e compositrice Bambikina, nome d'arte di Esther Mendez. Casas ha ricordato, tra le tante reazioni che ha avuto, che ad un festival in Romania, alla fine di una proiezione in una sala enorme, di fronte a ben 1000 spettatori, nel Q&A finale una spettatrice ha preso la parola rivelando di aver affrontato una tragedia simile e ringraziandolo per un film che era stato catartico per lei. Tra le tante reazioni ricevute è mncata l’indifferenza. Se qualcuno prova a sminuire il film, a parer nostro, è solo perché rifiuta la premessa e si oppone alla volontà di un cinema che considera manipolatorio, ma che proprio in quanto tale, come avviene coi film di Lars Von Trier, dimostra tutta la sua potenza narrativa.

La Mesita del Comedor non è sicuramente un film per tutti, è raggelante e spiazza, anche grazie all'abbondante uso del grottesco e dell'umorismo nero di cui gli spagnoli sono maestri: si può ridere e si ride anche, ma la risata si congela nella consapevolezza del dramma, facendoci sentire in colpa. Chi scrive si chiede anche se, sotto sotto, gli autori non abbiano voluto fare anche una critica all’accento esasperato messo dalla nostra società sul valore assoluto della maternità, e sembrerebbero deporre in tal senso le figure di bambini/adolescenti presenti, nel film, antipatici se non mostruosi tout court. Ma questa è solo un’interpretazione personale, che non abbiamo avuto modo di chiarire con Caye Casas. Di certo oggi è difficile trovare al cinema un’opera così forte, crudele e beffarda come la vita stessa sa essere impietosamente con alcuni. Anche per questo noi l’abbiamo apprezzato, in un’epoca in cui anche le emozioni che ci offre il cinema di genere sono per lo più asettiche. Noi vi consigliamo di vederlo, quando uscirà il cinema, ma solo se avrete la piena consapevolezza che starete malissimo. E se dopo averlo visto odierete il regista, sappiate che lui ne sarà felice. In ogni caso, segnatevi il nome di Caye Casas, che siamo sicuri ci sorprenderà ancora. E adesso vediamo il trailer.

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  • Saggista traduttrice e critico cinematografico
  • Autrice di Ciak si trema - Guida al cinema horror e Friedkin - Il brivido dell'ambiguità
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