Colonna Traiana, il film mai visto dell’architettura romana antica - la Repubblica

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Colonna Traiana, il film mai visto dell’architettura romana antica

Colonna Traiana, il film mai visto dell’architettura romana antica
La camera è stata collocata su un “dolly” che scorre sui binari intorno al fusto
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Apollodoro di Damasco, l’architetto arabo alla corte degli imperatori di Roma, aveva costruito in Dacia alle Porte di Ferro il ponte sul Danubio, in Italia il porto di Traiano, le terme sul Colle Oppio, il foro di Traiano con la basilica Ulpia, il Pantheon fatto riedificare da Adriano e altri monumenti ancora. Aveva preso un nome greco, come si confaceva a chi volesse emergere nella gerarchia imperiale, ma si scusava con Traiano per non sapersi esprimere in forma elegante nella lingua greca. Una personalità artistica di rango, un Michelangelo dell’antichità, se si pensa che progettò, anche se non scolpì, la meraviglia scultorea della colonna di Traiano adorna di raffigurazioni in bassorilievo: vi sono descritte, come su un telo di lino dipinto, avvolto a spirale per 262 metri attorno al fusto, le imprese militari di Traiano che tra il 101 e il 106 dopo Cristo condussero alla conquista della Dacia, l’odierna Romania.

La Colonna è il più celebre monumento dell’arte figurativa romana, giunto quasi intatto fino a noi. Nell’architettura e nella decorazione è un’invenzione di Apollodoro: di ordine dorico, alta circa 30 metri (100 piedi romani) e 38 metri con il basamento quadrangolare, ha il fusto composto da 18 rocchi monolitici di marmo di Carrara, all’interno dei quali è stata scolpita una scala a chiocciola che conduce al capitello: alla sommità di questo si accede da una porta, aperta nel basamento che sosteneva la statua bronzea di Traiano, perduta, ove ora è quella di San Pietro.

Della Colonna Traiana, oggetto di ammirazione e di studio fin dal Rinascimento, possediamo gran copia di disegni, come quelli di Giovanni Battista Piranesi, di fotografie e persino di calchi: nel 1861-1862 fu fatta eseguire da Napoleone III una serie completa di matrici, dalla quale furono poi tratti calchi in gesso. Occasione di nuova documentazione furono i lavori di restauro curati negli anni 1981-1988 dalla Soprintendenza archeologica di Roma in attuazione della legge speciale del 1981 per le antichità di questa città. Furono allora eseguiti lavori per proteggere i principali monumenti marmorei dai guasti dell’inquinamento atmosferico.

Della Colonna Traiana, come di altri monumenti, si occupò fin dall’inizio delle operazioni di restauro Giangiacomo Martines con la collaborazione, dal 1983, di Cinzia Conti, entrambi della Soprintendenza archeologica. A loro si deve non solo la cura della Colonna, ma anche della documentazione scientifica. Fu allora eseguito un nuovo rilievo grafico, calcato sul bassorilievo e pubblicato nel 2001 in grande formato, a scala 1:5, e sono stati ripresi filmati e fotografie prima e dopo il restauro.

La campagna fotografica più importante si deve all’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione del Ministero della Cultura che ha pubblicato presso Gangemi Editore, un’opera destinata a restare a lungo uno strumento di studio e di riferimento per il rilievo storico romano. Si tratta della Colonna Traiana - Atlante fotografico del fregio istoriato, contenente un album di 32 tavole in grande formato e un volume di testi in italiano e inglese. È stata inoltre pubblicata un’edizione minore, più maneggevole, ma completa di apparato fotografico e grafico.

Autori dell’opera, oltre i curatori scientifici Martines e Conti, sono studiosi e tecnici dell’Istituto per il catalogo e la documentazione, che meritano tutti la riconoscenza del mondo degli studi per la lunga dedizione alla preparazione di questa monumentale documentazione artistica. In primo luogo quindi i fotografi Eugenio Volpi e Antonio Di Carlo, con gli assistenti alle riprese Luigi Artuso e Filippo Paoletti, e il coordinamento di Tea Martinelli e Serena Romano. Si deve a loro il lavoro eseguito nel 1988 sui ripiani della torre metallica innalzata intorno alla Colonna con la camera fotografica collocata su un ‘dolly’ che scorreva sui binari posti a circondare il fusto. Le riprese, su grandi lastre fotografiche, di cm 18 x 24, sono avvenute durante lo smontaggio della torre, partendo quindi dall’alto.

La lavorazione successiva, per la pubblicazione, ha comportato la mappatura delle fotografie e la progettazione grafica di Fabio Ascenzi, il fotomosaico delle tavole di Gerardo Leone con il coordinamento di Stefano Valentini, la realizzazione 3D si deve a Gerardo Leone e a Luca Lanteri; il coordinamento redazionale a Maria Lucia Cavallo; l’iter amministrativo a Fabio Corbo e a Milena Maria Matranga; infine la traduzione in inglese è di Erika Milburn. La preparazione della pubblicazione ha comportato operazioni complesse, come la riduzione in piano delle superfici curve scolpite che restituisce, tra l’altro, il punto di partenza del progetto originale per la decorazione della Colonna. L’altissima definizione dell’apparato fotografico consente inoltre di osservare particolari minuti.

Disponiamo così di uno strumento nuovo, che subito invoglia allo studio. Le tavole dell’Atlante e la loro ricomposizione nel grafico ridotto in piano consentono una percezione immediata dei contenuti figurativi. Non vi è infatti, come del resto non vi era neanche in antico, la possibilità di leggere compiutamente sul monumento lo svolgimento dell’intera narrazione che gradualmente, in alto, si allontana dalla vista. L’Atlante viene presentato oggi da Salvatore Settis, Tonio Hölscher e da me presso l’Accademia nazionale dei Lincei.

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