Omer Wellber: “Ciao Palermo, il Massimo non è un teatro di provincia e bisogna fare scelte appropriate” - la Repubblica

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Omer Wellber: “Ciao Palermo, il Massimo non è un teatro di provincia e bisogna fare scelte appropriate”

Omer Wellber

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Il direttore d’orchestra parla di “Tristano e Isotta”. “Ho aperto con Wagner e chiudo con Wagner, ora l’orchestra lo suona per 4 ore tranquillamente”
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Sul fondo del palcoscenico nudo il maestro Omer Meir Wellber suona il pianoforte, poi scende il palcoscenico inclinato e si ferma sotto le americane capovolte, come fossero alberi di una nave. È la nave dove viaggiano Tristano e Isotta, al debutto domenica, con le corde e i marinai e i tecnici a vista.

Wellber, il capolavoro di Wagner si può riassumere in una sola parola tedesca : Sehnsucht, che traduciamo con desiderio, attesa, anelito che non arrivano mai alla meta?

«Sì e le dico che questo è un concetto molto ebraico: aspettare qualcosa che non arriva mai. Wagner era antisemita, ma il Sehnsucht ci accomuna nostro malgrado. Facciamo l’esempio del Messia che non può esistere perché se fosse arrivato, come per voi cristiani, non ci sarebbe più nessuno da aspettare. Sono le contraddizioni della Storia. Wagner non viene eseguito in Israele ma questa parola tedesca esprime bene un comune sentimento».

Lei ha aperto la sua avventura a Palermo con “Parsifal” e adesso con “Tristan und Isolde” potrebbe concluderla?

«E infatti, era questa l’idea di mettere Wagner all’inizio e alla fine del mio percorso. Sono stati cinque anni per me bellissimi, purtroppo il periodo di chiusura a causa del Covid ci ha impedito di realizzare parecchie cose. Ma almeno a teatro chiuso siamo riusciti ad avere un Premio Abbiati».

Questa è l’opera più autobiografica per Wagner, non è la descrizione del suo amore adultero e impossibile per Matilde Wesendonck?

«Wagner fu un uomo molto ambiguo, a volte si lascia andare alla volgarità, a una certa confusione filosofica, come quando crede di essere un discepolo di Schopenhauer ma non lo è. Ha un ego illimitato: lui non ha Da Ponte o Hofmannstahl che gli scrivono i libretti, se li scrive da solo e questo genera, per esempio, 45 minuti di duetto d’amore dove non succede nulla. Ma lui era molto dogmatico, il superomismo di Nietzsche lo avvicinò al nazismo e ovviamente il rispetto verso le donne nemmeno a parlarne. Pensi se questo libretto l’avesse scritto Oscar Wilde. Mia madre dice sempre che Wagner avrebbe dovuto vivere in una casa senza specchi».

Ma è doveroso fare un bilancio di questi cinque anni al Massimo, non crede?

«Per me cinque anni meravigliosi, nonostante il Covid, l’assenza del pubblico. Ma i risultati ci sono stati, a parte l’Abbiati. Adesso l’orchestra è in grado di suonare più di 4 ore di musica e che musica, e la suona per la prima volta, perché non la si fa a Palermo da 40 anni. Ovviamente io, comunque vada a finire, vorrei mantenere un rapporto con Palermo. Posso svelare che faremo insieme la “Salomè” di Strauss nel 2026. Ma aggiungo che il Teatro Massimo non è un teatro di provincia, dunque le decisioni dovrebbero essere appropriate. Le dico però che l’Austria ha adottato un provvedimento di grande giustizia. Tutti i direttori, i sovrintendenti che hanno attraversato il periodo Covid sono stati riconfermati d’ufficio, per dar loro la possibilità di realizzare quanto è stato negato dalla pandemia».

Il suo paese è in guerra, lei non ha mai temuto di essere richiamato nell’esercito, fatto obbligatorio per Israele, ?

«A 18 anni ho fatto nove mesi nell’esercito, poi sono scappato, sono stato anche in carcere, e quindi oggi avendo rifiutato di essere un militare non posso essere richiamato. Ma ho pagato un prezzo per tutto questo, non è stato facile per me andar via e oggi se io volessi comprare una casa in Israele non avrei nessuna agevolazione. Ma il grande sbaglio è quello di non usare quel dono che è la sapienza. Sia in Palestina che in Israele c’è un problema di leadership, essere contro Hamas non significa essere contro la Palestina come essere contro Netanyahu non significa essere antisemita. In questo momento è importante individuare il problema vero per evitare che la Destra vada avanti. Di contro non capisco perché le femministe non dicano una parola sugli abusi che ogni giorno subiscono le donne in ostaggio. Sono i due leader che confondono le acque e rendono la pace sempre più difficile».

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