La vita e le invenzioni di Galileo Galilei
La storia di un fiorentino d'adozione
lunedì 15 febbraio 2016 16:06
Galileo Galilei nasce a Pisa il 15 Febbraio del 1564, ma dopo solo dieci anni si trasferisce con tutta la famiglia a Firenze, che diventerà la sua città d'adozione.
Nel 1581, il padre - un esponente piuttosto in vista della borghesia- lo manderà nuovamente a Pisa per studiare medicina presso l'Università, ma il ragazzo non trova amore e interesse per la materia, così decide di abbandonare gli studi e torna nel capoluogo toscano, dopo aver conosciuto il professor Ostilio Ricci, professore di matematica presso l'accademia delle Arti e del Disegno - fondata dal Vasari nel 1560.
Ma la matematica da sola non basta, Galileo inizia ad appassionarsi anche alla meccanica e nel 1586 arriva a perfezionare la bilancia di Archimede, arrivando ad inventare una prima rudimentale bilancia idrostatica.
Nel 1589 ottiene una cattedra all'Università di Pisa ( in realtò aveva fatto domanda per poterla avere a Bologna, ma gli fu preferito un altro insegnante) ove rimase fino al 1592, continuando i suoi studi meccanici e matematici, ma dedicandosi anche alla letteratura italiana. Nel 1591 il padre morì e il matematico si trovò a dover provvedere alla famiglia, contraendo numerosi debiti per poter pagare la dote delle sorelle.
Nel 1593, per questo, chiede e accetta la cattedra di matematica e geometrica all'Università di Padova, ove rimarrà per diciotto anni che lui stesso nelle sue memorie definisce come i migliori della sua vita. Qui conobbe Marina Gamba, da cui avrà tre figli, ma riuscirà ad entrare in contatto con filosofi e scienziati famosi dell'epoca e con carteggi e libri che lo aiuteranno poi a sviluppare il suo pensiero. In questi anni inventa il termoscopio ( una specie di primitivo telescopio) e scopre il moto parabolico dei proiettili.
Particolarmente importante sarà l'osservazione della Supernova di Keplero nel 1604, la visione di questa nuova stella, infatit, creò molto sconcerto e fermento nel mondo scientifico e accademico e indirizzò Galileo verso il mondo dell'astronomia. Dai documenti che ci sono pervenuti sappiamo già che Galileo aveva sposato la causa di Copernico, ma fu solo dopo la visione della stella che si dedicò all'osservazione delle stelle, grazie al cannocchiale, uno strumento inventa da Hans Lippershey, che l'astronomo migliorò e potenziò. La nuova versione sarà presentata di fronte al Parlamento di Venezia e "brevettato" ocn il nome di perspillicium.
Le sue osservazioni lo portarono alla pubblicazione nel 1610 il "Sidereus Nuncius", di cui ne invia una copia anche a Cosimo II de I Medici a Firenze, dedicandogli i quattro satelliti di Giove da lui chiamati "Atri Medicei", oggi chiamati Europa, Io, Ganimede e Callisto.
Nel 1610 Galileo torna a Firenze ove dovette affrontare le numerose critiche degli scienziati, convinti che i satelliti da lui scoperti fossero solo un'illusione e l'accusa di plagio per il suo cannocchiale. Uno dei pochi che lo difese fu Keplero. L'astronomo si dedicherà comunque all'osservazione delle fasi di Venere e delle macchie solari e si presentò a Roma nel 1611 per presentare le sue scoperte. Fu accolto con tutti gli onori dai cardinali e da Papa Paolo V. MA proprio questa visita fece sì che inizassero i primi controlli da parte della Chiesa romana nei suoi confronti.
GAlielo fu accettato nell'Accademia dei Lincei e, fino al 1614, sviluppa la sua teoria eliocentrica che tende a confutare l'idea telematica dell'universo che ruota intorno alla terra. Galielo chiarisce a più riprese che tutte le sue scoperte non fanno altro che avvalorare la tesi copernicana. Proprio il libro di Niccolò Copernico in quegli anni fu messo all'indice dalla Chiesa e Galileo fu pesantemente redarguito nel non continuare con le sue teorie eretiche.
Ma il grande strappo con la Chiesa cattolica avvenne nel 1624 quando Galileo scrisse "Dialoghi sui due massimi sistemi del mondo" nel quale confrontava le teorie copernicane e quelle tolemaiche; il VAticano gli impone alcune modifiche, ma l'opera sarà stampata a Firenze nella versione originale nel 1632.
Papa Urbano VIII proibisce la pubblicazione del libro e fa istituire all'Inquisizione un processo contro Galielo che nel 1933 viene chiamato a Roma, processato e minacciato di tortura. Galileo, vecchio e malato, è costretto ad abiurare pubblicamente e viene condannato alla prigione a vita, ma poi gli viene concesso di ritirarsi a Firenze, nella sua villa di Arcetri.
Galileo Galilei morirà l'8 Gennaio 1642 ad Arcetri, oramai cieco e le sue spoglie furono tumolate dentro la Basilica di Santa Croce, assieme ad altri grandi artisti e pensatori di Firenze, ma senza alcun monumento per volere della Chiesa. Solo nel 1737 sarà realizzato un monumento sopra la sua tomba.