Ricchi, potenti, benefattori:  la dinastia dei Brignole Sale

Marchesi di Groppoli per tre secoli: da Giulio Sale a Geronima, andata sposa ad un Brignole

33Geronima_Sale_Brignole_con_figlia_MariaAureliaPer quasi trecento anni Groppoli ha avuto a che fare con quella straordinaria famiglia della quale Genova, nella stazione ferroviaria di Brignole, nell’ospedale di Galliera, nella villa di Voltri, nella magnificenza delle collezioni d’arte di Palazzo Rosso, conservava più viva che mai la memoria.
Loro, i Brignole Sale, furono per secoli protagonisti di primissimo piano della vita politica ed economica della Serenissima Repubblica di Genova e alcuni mostrarono un interesse reale per quel feudo di Lunigiana che, con il capostipite Giulio Sale, portò al casato non solo un investimento terriero, ma anche – e forse soprattutto – l’ambìto titolo di marchesi.
La storia dei rapporti tra questa famiglia e Groppoli è stata oggetto di una serata promossa dall’Istituto Valorizzazione Castelli e dalla “Manfredo Giuliani” a Gavedo, la frazione di Groppoli che ospita i più importanti monumenti realizzati per volere dei Brignole Sale: il Palazzo a Monte, la nuova chiesa dei Santi Lorenzo e Donnino, la rivisitazione dell’antico castello Malaspina.
Dopo una breve parentesi come feudo malaspiniano autonomo da Mulazzo, nel 1577 Groppoli fu acquistato da Ferdinando I de’ Medici e 15 anni dopo fu venduto da Firenze al banchiere e uomo d’affari genovese Giulio di Nicolò Sale, per l’aiuto dato ai Medici in prestiti finanziari e complicati e non meglio specificati difficili affari.
Giulio Sale, senza eredi maschi, nel testamento indicò il nipote Anton Giulio come suo successore e la figlia Geronimo (nella foto) con il marito Gio Francesco Brignole curarono il feudo fino alla maggiore età del figlio che assunse con il cognome paterno Brignole quello della madre Sale, dando origine ai Brignole Sale. Geronima Sale e Anton Giulio li conosciamo attraverso due grandi ritratti, capolavori d’arte di Antoon van Dyck conservati a Palazzo Rosso di Genova, ma furono molto presenti nella vita groppolese: Geronima soggiornò più volte nel castello, compose i continui e talvolta sanguinosi litigi tra Groppoli e Filattiera per il controllo delle acque della Magra ed i diritti di legnatico e pascolo; nel testamento lasciò 20 quintali di derrate alimentari da distribuire ogni anno ai poveri nel giorno della Pentecoste.
Negli anni tra il 1592 e la morte di Giulio, avvenuta nel 1606, l’anonimo estensore di una descrizione di Groppoli ci descrive un territorio fertile, con ricchezza di fonti, campi coltivati come giardini, abitanti che hanno lasciato le case attorno al castello e vivono “alla campagna”, ricchezza di commerci nei mercati di Pontremoli e Bagnone, uomini che fanno di professione i pescatori nella Magra ricca di “anguille delicatissime”. Per la prima volta compaiono alcuni cognomi ancora oggi presenti: Agostinelli, Bazzà, Capaci, Gambinotti, Locciola, Guagni, Marchi, Cavagnada, Mori.
Fu il figlio di Geronima, Anton Giulio, nel 1642, a commissionare al celebre architetto Gio Battista Bianco un palazzo più comodo del castello, da costruirsi sul colle che domina la piana della Magra, simbolo di ricchezza e potere da esibire ai feudatari dell’alta Val di Magra. Anton Giulio fu al suo tempo un rinomato letterato, ancora ricordato tra i poeti e scrittori minori della letteratura barocca: compose in gioventù libri sensuali ed in vecchiaia testi edificanti di contenuto religioso, fino a quando, vedovo, si fece sacerdote, entrò nei Gesuiti e morì, come si dice, in “odore di santità”.
Ma tra i marchesi quello più presente, investendo cospicue somme a Groppoli, fu Gio Francesco II che tra il 1727 e il 1736 portò a Groppoli il più grande cartografo del secolo XVIII, Matteo Vinzoni, che qui progettò la nuova chiesa, il recinto e la scalinata del Palazzo, restaurò il castello, progettò gli argini della Magra, ristrutturò la rete dei poderi e mise a dimora i termini di confine del feudo.
Dopo la soppressione dei feudi e poi con l’Unità d’Italia l’ultima discendente dei Brignole Sale, Maria, coniugata con il Duca di Galliera, mantenne le proprietà di famiglia di Groppoli, lasciandole poi in eredità all’Opera pia di Voltri e ,alla sua morte nel 1888, alienate a vari privati. Grande benefattrice, fondò ospedali , opere pie assistenziali, orfanotrofi a Genova e Parigi donando alla città di Genova Palazzo Bianco e Palazzo Rosso con l’immenso patrimonio d’arte e l’archivio di famiglia, reso consultabile per sua volontà a cent’anni dalla morte, nel 1988.
È emozionante, per noi groppolesi, salire a Palazzo Rosso e nel salotto dei dogi incontrare, solo, il grande dipinto del Tavella raffigurante Groppoli: lo volle Gio Francesco II, quello ci ha lasciato un ricca e bella chiesa ed il palazzo che ancora domina la valle.

Riccardo Boggi