Il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, esistito dal 1545 al 1859, fu uno Stato preunitario che vide il susseguirsi di diverse dinastie. Fu unificato sotto i Farnese ed era composto da diverse entità amministrative autonome, caratterizzate da un regime tardo feudale e con proprie magistrature e organi in unione personale con il duca sovrano.

La dinastia borbonica e le Guerre di Successione

Il duca Antonio Farnese morì, nel 1731, senza lasciare eredi. Mentre il 2 agosto del 1718 fu stipulato il Trattato di Londra con cui Don Carlo di Borbone, Carlo III, si era assicurato la successione del ducato, essendo figlio di Elisabetta, nipote di Antonio che, inoltre, dal 1714 era diventata la moglie di Filippo V, Re di Spagna. Con Elisabetta Farnese il ducato fu quindi trasmesso direttamente ai Borbone e il 9 ottobre 1732 il nuovo duca Don Carlo di Borbone entrò a Parma. Il regno durò poco: nel 1734 ci fu la conquista del Regno di Napoli e Carlo I cedette, nel 1736, il ducato all’imperatore Carlo VI d’Asburgo, per effetto degli accordi di pace stipulati durante gli accordi di Vienna; ma prima razziò tutte le raccolte di famiglia conservate nei palazzi di Parma di per portarle con lui a Napoli. Con Carlo VI d’Asburgo, il ducato arrivò per la prima volta nelle mani degli Asburgo che posero il ducato alle dipendenze di Milano. Quando Carlo VI morì, il ducato venne retto dalla figlia, Maria Teresa d’Asburgo, che governò come duchessa regnante fino alla conclusione della Guerra di successione austriaca.

L’ascesa al trono di Maria Teresa d’Asburgo fu la scintilla che fece scoppiare il conflitto: all’inizio localizzato alla Slesia, ma successivamente coinvolse le altre potenze per le numerose ragioni di attrito che le dividevano. La guerra durò 8 anni: francesi, prussiani e spagnoli si contrapposero agli austriaci, alleati all’Inghilterra. La guerra di successione austriaca, durata dal 1740 al 1748, coinvolse quasi tutte le potenze europee, a causa delle mire espansionistiche di Federico II di Prussia, nonostante si fossero da poco conclusi i conflitti della successione polacca, nel 1738 con il Trattato di Vienna.

Secondo periodo borbonico

Con il Trattato di Aquisgrana del 1748, i ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, furono assegnati a don Filippo di BorboneFilippo I, fratello di don Carlo di Borbone. Durate questo periodo di dominazione borbonica, il ducato poteva vantare una forte presenza di artisti, artigiani e uomini di cultura che resero Parma una città internazionale e multilingue. Venne soppresso il Tribunale della Inquisizione e, inoltre, molti beni appartenenti al clero furono assegnati a istituti di beneficenza e di istruzione pubblica. In questi anni, la città contò il più grande numero di abbonati all’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert dopo Parigi: infatti, 4.000 abitanti, su una popolazione complessiva di 40.000, erano francesi. Il ministro borbonico, Guillaume Du Tillot, affidò all’architetto Ennemond Alexandre Petitot il compito di intervenire sull’intero tessuto urbano. L’obiettivo era rendere Parma mito di una nuova Atene d’Italia: grazie a Du Tillot nacquero l’Accademia delle Belle Arti, il Museo d’antichità, la Stamperia reale, il giornale Gazzetta di Parma e il ducato si circondò di intellettuali e di artisti. Quando morì il Duca Filippo I, nel 1765, gli successe il secondo figlio Ferdinando I, unico maschio appena quattordicenne, che muterà la politica filofrancese del padre rivolgendosi verso Vienna, dove regnava la suocera e poi i cognati: in quanto il 19 luglio 1769, Ferdinando si era sposato con Maria Amalia, l’ottava figlia di Maria Teresa d’Austria e dell’imperatore Francesco I, che così mantenevano una componente influente della famiglia asburgica alla corte ducale. Maria Amalia cominciò a interferire con la politica: grazie anche all’appoggio e ai consigli della madre, che pensava che la figlia dovesse partecipare attivamente alla politica parmense per aiutare Ferdinando. La duchessa però seguì le direttive della madre portandole agli estremi, e la corte di Parma divenne una ridicola esagerazione di quella viennese. Maria Teresa convinse le corti reali di Francia e Spagna a dare supporto finanziario e aiuto politico al ducato di Parma, ma criticò l’operato del Du Tillot: lo costrinse prima agli arresti domiciliari a Colorno, dove risiedeva, e poi alla fuga il 19 novembre del 1771 verso la Spagna, dove il ministro, ormai caduto in disgrazia, si ritirò; infine, Du Tillot tornò in Francia, dove morì nel 1774. Du Tillot fu così sostituito dallo spagnolo Jose de Llano, che divenne il primo ministro del ducato.

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