Quando parliamo di spade storiche o mitiche, la nostra fantasia corre certamente a quella più famosa di tutte: Excalibur. Spada invincibile, leggendaria e degna di un re la cui leggenda non tramonta mai: Artù.

La materia arturiana non manca mai di affascinare moltissime persone fra gli appassionati e gli addetti ai lavori. Il mondo di Camelot ha sempre un posto speciale e, a differenza di quanto si possa pensare, non è molto studiato a livello accademico. E in questo “vuoto” s’inserisce  il volume di Francesco Marzella. 

Excalibur. La spada nella roccia fra mito e storia, edito da Salerno Editrice e parte della collana Aculei diretta da Alessandro Barbero, ha proprio per protagonista la spada più famosa di tutti i tempi.

Una spada che cambia nome a seconda delle tradizioni ma anche il modo in cui viene ricevuta da Artù. Nelle tradizioni più antiche Excalibur viene donata dalla Dama del Lago, ma in versioni successive diventa la stessa spada estratta dalla roccia. Quindi viene da chiederci: dove sta la verità? Qual è la vera Excalibur? E quando nasce la leggenda della spada nella roccia?

Purtroppo non esiste una risposta. 

Il volume di Marzella, però, non si ferma alla vulgata comune e inizia a sviscerare, in maniera mai banale e accessibile a tutti, i possibili “antenati” della spada nella roccia.

La spada nella roccia appare per la prima volta in un testo scritto attorno al 1200, Merlin, da Robert de Boron. L’opera rappresenta una rielaborazione originale delle vicende raccontate da Goffredo di Monmouth, da cui si discosta soprattutto nelle parti che narrano il concepimento di Artù e la sua ascesa al trono. 

Ed è in quest’ultimo episodio che si colloca la spada nella roccia.

L’estrazione della spada, nella sua versione originale è un momento scandito da una forte religiosità, fin dalla sua apparizione. Infatti, dopo la morte di Uther Pendragon regna il caos e Merlino invoca un segno divino nella notte di Natale per individuare il re prescelto dal Signore. 

Il giovane Artù riesce ad estrarre la spada. Non lo farà solo una volta ma molte altre, sempre in momenti molto importanti per la liturgia cristiana, che gli permettono di guadagnarsi la fiducia dei baroni. 

Solo alla fine, dopo l’ultima estrazione della spada, Merlino rivelerà che Artù è, in realtà, figlio di Uther Pendragon.

Nella letteratura precedente Marzella rintraccia alcuni antecedenti di questo episodio, soprattutto nelle saghe norrene. Diversi eroi scandinavi si mettono alla prova nell’estrazione di un’arma, che sia dal terreno o da una roccia o da un tronco. Ma questo episodio ha più che altro una valenza di conferma dell’eroe, non vi è nulla di cristiano, e queste armi vengono usate principalmente per causare vendetta. 

L’unico episodio molto simile a quello della spada nella roccia vede protagonista Wulfstan, arcivescovo di Worchester. Per provare di essere un buon pastore di anime, Wulfstan conficca il pastorale nel sepolcro del re Edoardo il Confessore. Nessuno riuscirà ad estrarlo tranne lui. 

Ovviamente non vi posso spiegare quali siano le conclusioni dell’autore, quali altri parallelismi ha trovato. La trama dei rimandi è assai fitta e si conclude con dei riferimenti contemporanei. Non possono mancare delle considerazioni sui film,recenti e non, che vedono l’episodio della spada nella roccia. 

Forse, però, vi starete chiedendo: e San Galgano? E la sua spada nella roccia? Per trovare la risposta non vi rimane che leggere il libro!

 

Giulia Panzanelli

Share This Story, Choose Your Platform!

Written by : Redazione

Iscriviti alla nostra Newsletter

Leave A Comment