Recensione: Dale Crover - Rat-A-Tat-Tat!
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Dale Crover – Rat-A-Tat-Tat!

2021 - Joyful Noise Recordings
rock

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Tracklist

1. Moclips
2. I Can’t Help You There
3. Tougher
4. Stumbler
5. Shark Like Overbite
6. Supine Is How I Found Him
7. I’ll Never Say
8. New Pharaoh
9. Untrue Crime
10. The Bowie Mix
11. Piso Mojado
12. Kiss Proof World


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Nulla può fermare Dale Crover da essere un Melvins in piena regola, prolifico, matto. Né i lockdown, né le pandemie per cui i lockdown vengono istituiti, nulla di nulla. Dale Crover non solo è pronto, assieme agli altri, a tirare fuori un nuovo album dei Melvins, no, eccolo, di nuovo in veste solista, carico a mille.

Sono passati ben quattro anni da quella roba grossa grossa che era “The Fickle Fingers Of Fate”, ma sembra non ne sia passato nemmeno uno. Questo signore (ed è una caratteristica che accomuna anche l’amico di una vita Buzz) ha insita nel DNA la gioventù eterna, che lo ispira a scrivere e suonare cose fresh a nastro.

Fa tutto da solo, Dale, mentre è in tour, butta giù i pezzi, poi si chiude in studio con Toshi Kasai e registra “Rat A-Tat-Tat!” e, oplà, il godimento è servito su un piatto sporco e arrugginito. Va da sé, nulla di nuovo all’orizzonte, non ne vedrei nemmeno la necessità, ma un sincero miglioramento della materia presente sul precedente è facilmente riconoscibile, a occhio, anzi, orecchio nudo. Si va subito al sodo, con Shark Like Overbite s’annusa nell’aria profumo di pop, megaradiofonico, sì, ma negli anni ’60 e presto si passa agli acidi calati nel deserto del Mojave mentre il tremolio acustico di I’ll Never Say dà la botta necessaria per il trip.

Se Osborne è la voce dell’apocalisse, Crover è quella dello svago, di una leggerezza svitata che ti fa venire voglia di tirare fuori lo skate, mettere la cassetta dell’album, andando in giro lentamente per la città (si potesse) godendosi l’aria che si spira mentre slabbrate e losche rockeggiate come Untrue Crime, Tougher e I Can’t Help You There escono dalle casse, le chitarre che tirano, traccheggiano, gracchiano, serpeggiano. Poi ci sono le space jam, immancabili, che colano vischiose, come Piso Mojado. Di troppo tutte le incursioni “industriali”, qua, ma se le trattiamo da semplici skit, beh, possiamo soprassedere.

Mentre tutti i non allineati in giro per il mondo si fanno in quattro per sembrare strambi, incidendo dischi eccessivi per il gusto di esserlo, Dale Crover fa “quello che vuole perché lo fa sentire meglio”, per parafrasare un Agnelli a caso, e con una mezz’ora e poco più di materiale godibile e divertente continua a non allinearsi, più di tanti altri, divertendo e divertendosi. Come dicevo, niente di epocale, ma che importa? Il giusto antipasto a “Working With God”.

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