Evanescence. Il primo approccio con questo quartetto dell’Arkansas l’ho avuto ascoltando la colonna sonora del non proprio esaltante film ‘Daredevil’ (con il primo singolo ‘Bring Me To Life’). Successivamente dosi massicce di pubblicità e campagne promozionali varie hanno accompagnato ‘Fallen’ fino al suo concepimento.

Si potrebbe pensare: ecco arrivare il consueto team del momento che indovina due motivi in fila e vende milioni di copie.

Niente di più sbagliato. L’unica cosa che emerge dall’ascolto di queste undici tracce è l’assoluta abilità e padronanza sia dell’attraente singer Amy Lee, le cui tonalità ricordano un suggestivo incrocio tra Anouk e Tori Amos, sia del resto della band capace di architettare un suono di base derivato da un certo rock modernista (il termine nu-metal in questo caso mi sembrava più che riduttivo), arricchendolo però con ispirazioni davvero vincenti riconducibili ad artisti goth e un tocco di grazia ed eleganza (anche il trio strumentista sembra palesemente influenzato da Tori Amos) dovuto a partiture di synth e pianoforte che costellano l’intero lavoro. Per non parlare dell’effettistica con loop e sample di impronta dub/ambient e di tanti, infiniti refrain che si affacciano nitidi e puntuali in ogni segmento dell’opera.

Colpiscono quindi la robusta e sobria opener ‘Going Under’, la coinvolgente e già menzionata ‘Bring Me To Life’, le gothic-oriented ‘Everybody’s Fool’, ‘My Last Breath’ (davvero energico il rifferama) e ‘Haunted’, decorata nel finale con canti polifonici di grande effetto congiuntamente a tutte le restanti, invero ottimamente concepite. Tema centrale di ‘Fallen’ è il profondo alone di oscurità che lo permea completamente, distanziando gli Evanescence dalla massa e facendo candidare prepotentemente i quattro di Little Rock alla palma di ensemble emergente più interessante della stagione. Azzerare i preconcetti, prego…

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