Al maso di Michael Gaismair

Foto R. Antolini

Una visita al maso del condottiero dei contadini tirolesi ribelli del 1525 (di Roberto Antolini)

 

 

 

 

AL MASO DI GAISMAIR, IL BAUERNFÜHRER

DELLA GUERRA DEI CONTADINI TIROLESI DEL 1525

 

di Roberto Antolini

 

 

Foto R. Antolini 

 

Nel suo ultimo libro su Michael Gaismair (1) - il Bauernfűhrer, il condottiero dei contadini tirolesi ribelli del 1525 -  Aldo Stella comincia il suo resoconto storico con l’immagine del maso originario della famiglia Gaismair ad oltre 1000 metri d’altezza, presso il villaggio di Ceves/Tschöfs, poco sopra la cittadina di Vipiteno/Sterzing, nell’alta valle dell’Isarco, ai piedi del Brennero:

«Ceves conserva il caratteristico raggruppamento di masi alpestri che contrassegnano quella terrazza pendente a nord di Vipiteno… all’estremità più alta del villaggio, addossata e quasi abbarbicata su di una balza dello scosceso pendio – si potrebbe dire come un camoscio che sta per spiccare il salto – si ergeva cinque secoli fa, e rimane tuttora, la solida casa d’abitazione della famiglia Gaismair. Il cognome stesso poteva alludere a una, più o meno lontana, ascendenza di estrazione pastorizia, perché Gais (Geiss-) significa ‘caprone’».

Trovandoci non lontani da Vipiteno, qualche giorno fa io e mia moglie Valeria, abbiamo deciso di andare a cercare questo antico maso, confidando nella descrizione contenuta nel libro di Stella, che pure è uscito nel 1999, e quindi molto poteva anche essere cambiato nel frattempo. Siamo arrivati a Vipiteno (cittadina di neanche 7000 abitanti, patria oltre che di Michael Gaismair anche di Alex Langer) da sud, da Bressanone, lungo l’Autobrennero. Il centro storico - tutto lungo l’unica antica via per il Brennero - è smagliante di palazzi gotici e rococò dai colori pastello, ma noi che lo conosciamo già, questa volta giriamo sulla circonvallazione, prendendo la strada che sale al Brennero dopo la città, lungo la quale dovremmo trovare la deviazione per Ceves. Ma l’indicazione è su un cartello piccolo piccolo, ci passiamo davanti senza quasi neanche accorgercene e dobbiamo poi fare un dietro-front, per prendere la stradina che si inerpica verso la chiesa e le poche case. Continuiamo quindi a caso lungo un’altra stradina che va oltre il paese, dove intravvediamo alcuni masi soprastanti, ma nessuno ha le caratteristiche adatte. Così torniamo in paese decisi a chiedere informazioni a qualcuno.

 

Foto R. Antolini

 

Individuiamo quella che Stella descrive come «l’unica osteria di Ceves [che] risale al 1473» dalla data di fondazione, che sta in bella evidenza sul colmo del portale d’ingresso di una splendida massiccia casa di tipo tirolese (come quasi tutte le altre case di Ceves, per altro), ma non è più un’osteria. Per fortuna però davanti alla porta (oltre la quale si intravede una affascinante sala con pavimento a lastre di pietra) sta seduto un abitante altrettanto massiccio quanto la casa, che ci fornisce le indicazioni necessarie per raggiungere il maso appartenuto alla famiglia Gaismair, di cui è perfettamente informato, ed anzi una volta capito cosa cerchiamo sembra quasi risponderci con una certa aria ammiccante. Ritorniamo così – questa volta a ragion veduta – sopra al paese e prendiamo una stradina che improvvisamente (tanto che prima non l’avevamo notata) va giù sulla destra, e arriviamo così al maso da dove nel tardo Quattrocento è scesa a Vipiteno la famiglia Gaismair, diventando una rispettabile famiglia di imprenditori borghigiani, senza però abbandonare il maso di Ceves. Il maso è tenuto benissimo, grande, solido, con il tetto retto da elaborati incastri di travi in ottimo stato, è a due piani più le finestre di un sottotetto, e sopra la porta è murata una lapide che ricorda l’origine, fra quelle mura, di Michael Gaismair, definito «Reformer und Sozialrebell».

 

Foto R. Antolini

 

Sul terrazzino che anticipa l’ingresso stanno vasi con piante di fiori, e nell’orto davanti è impegnata una giovane successora del Bauernfűhrer che quando chiediamo se è questa la casa (tanto per motivare la nostra presenza lì) ci sorride annuendo con la testa. In parte c’è anche un’auto mezza smontata (insieme all’orto emblema della storica autosufficienza del maso tirolese), e viene avanti uno stangone barbuto, anche lui giovane, che ci guarda con aria interrogativa. “Possiamo fotografare la casa?” facciamo noi, al che anche lui sorride amichevolmente, e ci risponde “certo, prego”, ovviamente con la erre tirolese. E così con il cellulare di Valeria scattiamo le foto che adesso qui pubblichiamo. Dallo spalto erboso dove sta il maso si gode di una vista spettacolare sulla conca di Vipiteno. Ed è semplicemente emozionante pensare che da questo maso, e da altri simili, è dilagata nel 1525 quella impressionante rivolta che ha preso il nome di “guerra dei contadini”, Bauernkrieg, che ha sconvolto l’Europa del XVI secolo con il suo bisogno di giustizia sociale e di uguaglianza, testimoniato dalle parole di quel programma rivoluzionario che è la Landesordnung, dove si dice

«Quinto: nel paese devono esser distrutte tutte le cinte murarie attorno alle città, lo stesso tutti i castelli e le fortezze, e d’ora in poi non dovranno essere più città, ma villaggi, cosicché non nasca alcuna distinzione fra gli uomini, tal che uno sia superiore o migliore dell’altro, da dove poi deriverebbero a tutto il paese rovina, anche peccato, superbia e sedizione, bensì vi sia nel paese un’uguaglianza totale» (2).

Gaismair, esule a Padova dopo la sconfitta della rivolta contadina, verrà ucciso il 15 aprile del 1532 da sicari degli Asburgo davanti alla sua casa in Prato alla Valle, dove un’altra lapide lo ricorda.

 

Foto R. Antolini

Foto R. Antolini

 

 

NOTE

1) Aldo Stella, Il ‘Bauernfüherer’ Michael Gaismair e l’utopia di un repubblicanesimo popolare, Bologna, Il Mulino, 1999, p.30

2) Giorgio Politi, Gli statuti impossibili : la rivoluzione tirolese del 1525 e il ‘programma’ di Michael Gaismair. Torino, Einaudi, 1995, p. 331

 

Fotografie di Valeria Rosini

 

 

Foto R. Antolini

 

 La piana di Vipiteno/Sterzing