La lettera completa di Baby Gang a Le Iene

La lettera di Baby Gang a Le Iene: “Fai sentire la mia voce fuori, qui mi sento sepolto vivo”

Baby Gang ha scritto una lettera a Le Iene: ecco il testo completo e cos'è successo al rapper.

Il 29 aprile Baby Gang è stato portato in carcere, mentre era agli arresti domiciliari, per aver pubblicato delle foto su Instagram dove pubblicizzava il nuovo album “L’angelo del male”. Le Iene con Nicolò De Devitiis hanno provato a far luce su tutto quello che è successo al rapper leggendo una lettera che Zaccaria, nome del rapper, ha scritto a De Devitiis.

La lettera completa

Nel suo servizio, oltre a intervistare l’avvocato di Baby Gang e il suo manager, Nicolò De Deviitis legge una lettera che lo stesso rapper gli ha scritto.

Caro Nic,
ho bisogno di te. Ti scrivo dalla mia cella, immerso nella penombra, circondato da quattro mura fradice, dopo che qualche giorno fa sono stato riportato dentro per qualcosa di cui non riesco a capacitarmi. In cella fa freddo, molto freddo, anche se fuori è maggio. Non ho acqua calda e non dormo da giorni. Mi manca il respiro pure nell’ora d’aria. La prigione è un luogo a cui non ti abitui mai. Qua dentro ogni giorno è uguale ma ogni volta è diversa. Queste stanza sono pervase di umidità e di disperazione. Spesso ti dimentichi persino chi sei e perché ti trovi dove ti trovi. Ma io no. Non dimentico. Per questo ho bisogno di te. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti ad accendere una luce su questa storia. Però prima di continuare devo farti una confessione. Sono colpevole.

Colpevole di aver girato un videoclip per il mio nuovo singolo. Colpevole di aver chiesto e ottenuto tutte le autorizzazioni del caso e di averlo girato con un braccialetto elettronico alla caviglia. Colpevole di aver fatto delle foto di scena durante le riprese. Colpevole di aver lasciato gestire i miei account social al mio manager che quelle foto le ha pubblicate. Perché se questo basta per essere sbattuto in galere non posso fare altro che confessare. Confesso la mia sfiducia nella giustizia. Confesso di non capire più un sistema che toglie la libertà per una banalità simile. Confesso di essere incredulo e incazzato. Vedi Nicolò, quando sento dire che il successo rende privilegiati mi viene da sorridere. Nel mio caso la notorietà ha scatenato attenzioni morbose e controlli (anche sui profili social) che non ci sarebbero mai stati nei confronti di una persona qualsiasi. Soprattutto mi sento ingannato, perché prima mi hanno dato l’ok a girare quel video e poi mi hanno messo in carcere per averlo fatto pubblicare. Non lo trovi assurdo? Quale artista realizzerebbe un video musicale senza poterlo condividere con il pubblico?

Tutto perché i giudici non condividono i miei testi e non gli è gradita la mia immagine e dimenticano che io sono un rapper e canto quello che questo genere di musica ha sempre rappresentato. Non ho mai preteso di essere un modello per gli altri e se mi sono trovato ad esserlo non l’ho mai cercato, anche perché nella mia vita ho commesso molti errori. Ma non questa volta. Da giorni convivo con il dubbio che la mia carriera possa essere compromessa ma anche con la certezza che finché avrò voce continuerò a fare quello che faccio. A scrivere quello che sento. Credimi Nico, non è il carcere a farmi paura, sono già stato dentro e so di poter sopravvivere. A spaventarmi è il sistema, è l’idea di essere marchiato a vita, è la sensazione che vogliono impedirmi di splendere.

Io non sono un pericolo per la società, ma ho sempre più paura che questa società sia un pericolo per me. Adesso, però, ho deciso di ribellarmi a tutto questo. Di urlare al mondo le mie ragioni. Ho iniziato uno sciopero della fame. E lo porterò avanti fino a quando non si placherà la mia sete di giustizia. Il prossimo 26 giugno 2024 compirò 23 anni e sono sette anni che “festeggio” il mio compleanno coi miei compagni di detenzione. Spero che questa volta potrò farlo con la mia famiglia. Per favore fai sentire la mia voce al di fuori di queste quattro mura in cui sento sepolto vivo.

Cos’è successo a Baby Gang

Il trapper italiano Baby Gang, all’anagrafe Zaccaria Mouhib, ha recentemente presentato un ricorso al Tribunale del Riesame per tornare agli arresti domiciliari. Questa richiesta segue la decisione della Corte d’Appello di Milano che, lo scorso aprile, ha imposto il ritorno in carcere per il giovane artista. Mouhib stava precedentemente scontando la pena agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per due condanne in primo grado relative a rapina e altri reati.

Il motivo della revoca dei domiciliari è stato il comportamento sui social media del trapper. Secondo i giudici, Baby Gang ha comunicato con un numero indeterminato di persone attraverso la pubblicazione di fotografie su Instagram, nelle quali è ritratto con una pistola puntata verso l’obiettivo. Tuttavia, l’avvocato di Mouhib, Niccolò Vecchioni, ha chiarito che queste immagini erano legate al lancio del nuovo album del trapper, già ai vertici delle classifiche di streaming.

L’avvocato Vecchioni ha spiegato che le foto devono essere interpretate nel loro contesto simbolico e artistico. Esse mirano a enfatizzare il carisma di Baby Gang in concomitanza con l’uscita dell’album “L’angelo del male”. Vecchioni ha sottolineato come il genere musicale della trap, derivato dal rap, utilizzi espressioni e immagini cruente per rappresentare artisticamente determinate tematiche.

Il profilo Instagram di Baby Gang non è direttamente gestito dal trapper, ma dal suo manager, responsabile della comunicazione e della gestione dei social media. Le immagini incriminate, secondo il legale, sono espressioni artistiche che utilizzano oggetti di scena. La pistola impugnata da Mouhib e i sacchi di marijuana visibili nelle foto erano semplicemente accessori forniti dalla casa di produzione del videoclip per creare un personaggio coerente con il tema dell’album.

L’avvocato ha inoltre sottolineato che le foto pubblicate su Instagram sono state scattate con le autorizzazioni dell’autorità giudiziaria, anche durante il periodo degli arresti domiciliari. Baby Gang, come spiegato dal legale, è ormai riconosciuto come un celebre artista musicale, all’apice della sua carriera, con cinque album pubblicati e contratti con le principali case discografiche italiane.

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