21 marzo 1871: Bismarck viene proclamato cancelliere del Reich

Otto von Bismarck: il “Cancelliere di ferro” a metà tra una politica dura e una politica di equilibrio

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Di Martina Capitani

Otto von Bismarck fu primo ministro della Prussia e cancelliere dell’Impero tedesco. La sua carriera politica durò dal 1862 al 1890. Conosciuto come il “Cancelliere di ferro” è ricordato soprattutto per le sue doti diplomatiche di politico spregiudicato che stravolsero la politica europea. Sulla linea conservatrice e autoritaria, Bismarck guidò con successo la Germania verso l’unificazione nazionale, diventando, il 21 marzo 1871, cancelliere del Reich.

Affari esteri: la politica dell’equilibrio di Bismarck

Otto von Bismarck (in color) - Photo Credits marinamaral.com
Otto von Bismarck (in color) – Photo Credits marinamaral.com

Grazie alla sua “realpolitik” e le sue abilità, Bismarck riuscì a guidare la Germania verso l’unificazione nazione del 1871. La sua “realpolitik”, si fondava sull’utilizzo della forza e di qualsiasi altro mezzo per il raggiungimento di un obiettivo prefissato.

Una volta unificata la Germania, Bismarck decise di adottare una nuova politica, più diplomatica, volta al mantenimento dell’equilibrio tra le potenze. Nasce così il “Sistema bismarckiano”, un gioco diplomatico guidato da Bismarck che si rivelò vincente. Con questa nuova politica: l’Europa visse un periodo di pace dal 1871 al 1914; la Germania fu nominata al Congresso di Berlino del 1878 la mediatrice tra gli interessi delle nazioni europee; Bismarck strinse con l’Italia e l’Austria la “Triplice Alleanza”, un accordo militare di difesa reciproca in caso di attacco dalle altre nazioni.

Affari interni: Bismarck contro socialisti e cattolici

Dopo aver sistemato la Germania in materia internazionale, Bismarck si dedicò alla politica interna. Il fatto che egli fosse figlio della classe sociale dei Junker, proprietari terrieri e aristocratici, aiuta a spiegare il vantaggio di quella stessa classe nel periodo della politica.

Infatti, il nuovo stato tedesco, aveva un sistema accentrato basato sulla collaborazione tra industriali e Junker.

Questi vantaggi, portarono però allo sviluppo di nuove formazioni politiche, che misero a dura prova il blocco conservatore caro a Bismarck : il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) e il Centro (Zentrum) di formazione cattolica.

Bismarck iniziò dunque a varare una serie di leggi repressive contro socialisti e cattolici.

Tra il 1872 e il 1875 inaugurò “Kulturkampf”, ovvero una serie di misure volte a rafforzare la laicità del nuovo stato e il controllo sull’attività del clero cattolico. Tuttavia, la politica repressiva aumentò la forza del blocco cattolico, tanto da costringere il cancelliere a ritirare i provvedimenti più duri.

Mentre nel 1878, Bismarck rivolge il suo interesse alla  preoccupante crescita del socialismo in Germania, che aveva provocato due attentati contro l’imperatore. Venne attuata così una violenta legislazione anti-socialista, volta alla limitazione della libertà di associazione e di stampa.

Le riforme sociali e l’abbandono

Per contenere le conseguenze della legislazione anti-socialista, Bismarck decise di adottare una serie di riforme sociali molto avanzate per l’epoca, tanto da costituire un’embrionale forma di Welfare State. Tra il 1882 e il 1889 il Cancelliere introdusse l’obbligo di assicurazione per gli infortuni, la malattia e la vecchiaia per le classi lavoratrici a carico dello stato tedesco e degli imprenditori.

Ciò nonostante, la sua strategia non fu in grado di contenere i socialisti (come nel caso della formazione cattolica), che anzi, nel 1890 raggiunsero il milione e mezzo di voti alle elezioni.

Alla perdita di potere per la formazione conservatrice, segue l’ostilità del nuovo imperatore Guglielmo II verso la politica autoritaria di Bismarck, fatto che obbligò il cancelliere ad abbandonare il suo potere politico.

Martina Capitani

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