I Balcani dimenticati nel saggio di Francesco Ronchi - la Repubblica

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I Balcani dimenticati nel saggio di Francesco Ronchi

I Balcani dimenticati nel saggio di Francesco Ronchi

Un viaggio nelle terre martoriate dalla guerra finita un quarto di secolo fa. Dove esistono ancora odio e rivendicazioni

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Ce li siamo dimenticati, ma qualche volta riappaiono – con presagi funesti – nelle breaking news. Provocano in noi un senso di disagio e di impotenza. Ci riportano all’incubo della guerra degli anni Novanta. Poi gli allarmi si dissolvono, nell’indifferenza collettiva. In pochi resta la consapevolezza di quanto siano vicini a sprofondare, di nuovo, nell’abisso: i Balcani – terre incapaci di dimenticare - sono tornati a fare i conti con il loro passato, con le rivendicazioni, con l’odio e con il sangue. Presagio di nuovi guai. Per tutti noi. Perché ora i loro intrecci locali si trovano al centro degli equilibri globali, terreno di possibile scontro epocale tra Russia, Europa e Occidente tutto.

Capace di disegnare gli equilibri del mondo più vasto, La Scomparsa dei Balcani (Rubbettino, p.138,15€) di Francesco Ronchi è un prezioso contributo per comprendere le ragioni della ritrovata centralità di una regione a un passo dai nostri confini. A un quarto di secolo dalla fine delle guerre della ex Jugoslavia, l'autore - funzionario europeo e docente presso la Columbia University di New York – compie un viaggio attraverso i Balcani incontrando una regione fragile e stanca, scossa dal ritorno del nazionalismo e della violenza. Un percorso che ci aiuta a comprendere le ancestrali premesse del dramma balcanico e i possibili esiti di un funesto domani. Un manuale per tutti, specialmente per i più giovani che l’orrore di quella guerra non l’hanno vissuto in presa diretta.

Trema la Bosnia, scossa dall’odio etnico e dal secessionismo. Ritornano a Belgrado gli slogan del nazionalismo serbo, fomentato dal presidente Vucic. Un contesto esplosivo, in cui le ferite del passato non si sono mai rimarginate, riporta lo spettro della guerra. Lo abbiamo intravisto in Kosovo, negli ultimi 24 mesi. Dietro al richiamo del nazionalismo etnico e della violenza, c’è probabilmente l'onda lunga del Novecento, il ritorno avvelenato del "sangue e della terra" di cui Ronchi ricostruisce le ragioni profonde.

L’autore tratteggia poi i contorni di un contesto internazionale oggi più complesso rispetto a trent’anni fa. L'offensiva della Russia che ha in Belgrado il suo avamposto in Europa, ma anche la crescente influenza di Cina e Turchia segnalano un quadro regionale esplosivo: una destabilizzazione dei Balcani oggi avrebbe effetti devastanti per tutta l'Europa, minacciandone la pace. Un’esagerazione? Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, no. Se nel secolo scorso, fu l’intervento militare degli Stati Uniti a bloccare le guerre etniche, Washington appare oggi distante dalla regione. E l’Europa è incerta.

Con l’ombra di Putin che si allunga sul Continente, terreno di destabilizzazione per rovesciare l’ordine internazionale. Il libro di Ronchi nasce proprio dal senso di urgenza di comprendere le dinamiche politiche del tallone d’Achille d’Europa. Con un appello di fondo che sembra indirizzarsi proprio alla Ue, invitandola a prendere di petto le questioni aperte prima che sia troppo tardi, prima che alla Casa Bianca possa tornare Trump.

Il libro

La scomparsa dei Balcani. Il richiamo del nazionalismo, le democrazie fragili, il peso del passato, di Francesco Ronchi – Rubbettino

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